Discussione:Visione binoculare

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Medicina
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Penso occorra un chiarimento su quale definizione sia corretta. Se quella riportata nella voce o questa:

"La capacità di calcolare la profondità cui diversi oggetti si trovano basandosi sull’entità della disparità binoculare corrispondente è detta stereopsi."

In pratica la stereopsi è la capacità di calcolare la profondità o di unire due immagini? --Suturn 11:09, 22 ott 2007 (CEST)[rispondi]

Non mi sembrano definizioni mutuamente esclusive: la capacità di percepire la tridimensionalità della scena grazie alla fusione delle due immagini provenienti da una visione binoculare. -- Rojelio (dimmi tutto) 11:55, 22 ott 2007 (CEST)[rispondi]
"Visione binoculare", "visione stereoscopica", "stereopsi" o "stereopsia" mi sembrano sinonimi o comunque termini che si riferiscono alla medesima funzione del sistema visivo di alcune specie animali che permette loro di percepire la realtà in rilievo. Devo dire che mi sfugge la differenza, anche sottile, che possa esserci tra i vari termini. --  Il Passeggero - amo sentirvi 13:10, 18 mar 2014 (CET)[rispondi]
La visione del tridimensionale (almeno nell'uomo) è dovuta sia alla visione binoculare (usiamo due occhi) sia alla visione stereoscopica (che secondo il Kandel è detta possibile dal fatto che i nostri occhi sono posti ad una certa distanza sul piano orizzontale). Questa comunque è un'opinione di un testo di fisiologia, ma ce ne sono molti altri. Ad ogni modo nella mia vita ho sempre sentito parlare (anche i professori, per quanto ho capito) dei due termini come sinonimi e la differenza l'ho appena scoperta perché mi hai messo la pulce nell'orecchio e sono andato a controllare :) --Da uno, già due (dan1gia2) 14:53, 18 mar 2014 (CET)[rispondi]
Uh... sì, sono differenze molto sottili.... se ritieni il caso modifica pure l'incipit, io ho provato a inserire tutti i vari termini che fanno riferimento alla medesima capacità, ma non so se ho fatto la cosa giusta. In ogni caso tutti gli altri termini puntano qui come redirect. È il caso di creare singole voci? --  Il Passeggero - amo sentirvi 11:57, 21 mar 2014 (CET)[rispondi]
Guarda, io su due piedi direi di lasciare pure così. Appena ho il tempo di passare in biblioteca in facoltà confronto qualche testo, magari anche di fisiologia animale così da avere una dimensione di insieme e non solo umana (la voce mi sembra parli della visione in generale non semplicemente umana). --Da uno, già due (dan1gia2) 13:04, 22 mar 2014 (CET)[rispondi]
Benissimo, perfetto. Grazie. --  Il Passeggero - amo sentirvi 10:57, 24 mar 2014 (CET)[rispondi]

Come promesso mi sono informato su diversi libri di fisiologia e il problema non è di facile soluzione come sembra:

  • dal Guyton, pag 620[1]: «È quasi esclusivamente la parallasse binoculare (o stereoscopia) che ci permette di valutare le distanze relative di oggetti vicini assai meglio di quanto sarebbe possibile utilizzando un occhio soltanto.»;
  • dal Guyton, pag 646[1]: «Su questo grado di non concordanza [la distanza tra i due occhi che determina due immagini diverse sulle due retine], si basa il meccanismo nervoso della stereoscopia, molto importante per valutare distanze di oggetti nella scena visiva fino a circa 60 m dagli occhi» e ancora «Questo fenomeno è detto "percezione della profondità", altro termine per definire la stereoscopia».

Già qui abbiamo due opinioni diverse sullo stesso libro: la stereoscopia è sia la visione binoculare, che la percezione della profondità. Fin qui tutto ok, tanto noi usiamo la visione binoculare per percepire la profondità... e invece no!

  • dal Conti, pag 505[2]: «Il senso stereoscopico non dipende soltanto dalla visione binoculare (in cui i fattori principali, almeno per soggetti posti a distanza ravvicinata, sono rappresentati dalla convergenza e dall'accomodazione); ne è la prova il fatto che anche soggetti monoculari possono avere il senso della profondità (stereopsosi secondaria), che agisce da sola anche nei soggetti binoculari quandi si fissano oggetti a una distanza superiore a 30 m dato che a tale distnaza si assume che i raggi luminosi siano pressoché paralleli).». Prosegue poi con un sunto di quali sono i metodi usati nella visione monoculare per determinare la profondità (come il movimento parallattico, la prospettiva lineare, la sovrapposizione dei contorni ecc...)
  • sempre dal Guyton, pag 620[1]: «Tuttavia, la stereoscopia è praticamente inutle per la percezione della profondità a distanze superiori ai 60 m.».
  1. ^ a b c A. C. Guyton, J.E. Hall, Fisiologia medica, Elsevier, 2006, ISBN 9788821429361
  2. ^ F. Conti, Fisiologia medica - Fisiologia cellulare, Edi.Ermes, 2010, ISBN 9788870513462

Lo stesso libro che definiva la stereoscopia la visione binoculare dice che la stereoscopia, oltre i 60 m, non è più dovuta alla visione binoculare. Sono tutti buoni libri di fisiologia, penso i migliori in commercio anche. Che si fa? Io a questo punto lascerei la voce così e con calma magari inseriamo i dovuti possibili distinguo ben referenziati. --Da uno, già due (dan1gia2) 10:02, 9 apr 2014 (CEST)[rispondi]

Uhm... ti confesso che comincio a non capirci più niente neanch'io! :D
Comunque, l'unica che mi sembra chiara è quando dice che oltre i 60m la distanza non è più percepita grazie alla visione stereoscopica. Questo è un fenomeno riscontrabile anche nelle fotografie stereoscopiche, che restituiscono un'illusione di profondità solamente con soggetti vicini. Con il fuoco sull'infinito, sono praticamente fotografie piane, perché oltre una certa distanza, la visione dei due occhi è esattamente identica, e quindi non c'è stereoscopia. Questo potrebbe essere un punto interessante da inserire nella voce, perché mi pare non ci sia. --  Il Passeggero - amo sentirvi 12:01, 11 apr 2014 (CEST)[rispondi]

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