Discussione:Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa?

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Cinema
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Taglio dalla voce ed incollo qui l'intera sezione, dai toni recensistici, senza fonti e zeppa di POV e giudizi di valore. Trovando delle fonti si può discutere su cosa eventualmente reintegrare:

Critica

Il film, girato in Angola, può essere considerato una commedia "on the road", una rilettura in chiave ironica e giocosa delle avventure esotiche sullo stile della ricerca di David Livingstone da parte di Henry Morton Stanley; non mancano le citazioni dei romanzi di Emilio Salgari e di Ernest Hemingway, anche se è soprattutto il romanzo Cuore di tenebra di Joseph Conrad ad essere esplicitamente citato, in chiave ironica.

Una evidente ironia sugli stereotipi legati all'Africa viene sottolineata già con i titoli di apertura del film, che vengono proposti sullo sfondo di alcune illustrazioni dei libri di avventura ambientati nell'Africa nera.

Si può leggere l'opera anche come un modo per cercare di rappresentare l'Italia e gli italiani visti dall'estero: il personaggio Titino incarna infatti alla perfezione lo spirito nazionale, pronto ad adattarsi ad ogni situazione e a trovare risorse sconosciute fino a poco prima: da semplice impiegato a Roma si ritrova a "bruciare mezza Africa", come dirà Sordi in una battuta. Giunto nel continente nero, Titino riesce a truffare un mercenario, si converte e diventa missionario, si unisce ad una tribù di cacciatori e ne diviene la guida spirituale. Il Leopardo, il terribile mercenario belga truffato da Titino, in una battuta del film afferma:«L'Italia fa grandi cose per farsi odiare ma poi fa piccola cosa per farsi perdonare...»

Il film, secondo lo stile tipico della commedia all'italiana dell'epoca, pur senza mai abbandonare i toni umoristici della commedia, riesce a insinuare qualche interrogativo non banale sui modelli di vita occidentali rapportati alla semplicità del Terzo mondo, in un'epoca in cui (il film è del 1968) si era ancora lontani dal trattare in modo diffuso simili temi.

La fuga cercata dal Sordi-Di Salvio è quella del borghese occidentale, che si illude di incontrare l'Africa dei romanzi di avventura ottocenteschi, che sogna di vivere una vacanza solo più esotica ed emozionante del normale, ma che troverà invece una serie di disavventure e di crude realtà che finiranno per far saltare il suo preconfezionato sistema di valori.[1]

Le situazioni classiche delle storie di avventura sono inserite e ribaltate con effetti dissacranti: dal tema dell'amicizia virile (Di Salvio maltratta e irride continuamente Palmarini, il quale, quando il suo superiore viene catturato dagli indigeni, cerca di abbandonarlo e di darsi alla fuga) a quello della caccia (i "nostri eroi" sparano da pochi passi ad un leone, crivellando di colpi il fogliame circostante senza colpire la bestia, che si allontana placidamente, disgustata), dal duello (Di Salvio e Palmarini si coalizzano in una rissa contro un grosso e razzista antagonista portoghese, e, quando questi si lamenta perché sono in due contro uno, Di Salvio risponde: «E se eravamo in tre, te menavamo in tre!») a quello della guida fedele (che abbandona Di Salvio e Palmarini in piena savana).

Gran parte dell'umorismo deriva dal contrasto tra la potenziale epicità delle situazioni e dello scenario e la piccolezza dei protagonisti: di fronte alle cascate del Duca di Bragança, ad esempio, il prosaico Palmarini, poco interessato, si mette ad esaminare alcune cambiali che si era portato da casa.

Il titolo stesso del film contrasta in maniera volutamente ironica con la goffaggine dei protagonisti e con le loro avventure, e richiama esplicitamente il tono retorico e fitto di luoghi comuni sull'Africa e sulle avventure di caccia di cui sembra imbevuto lo stesso Di Salvio, che si illude di andare a vivere emozionanti avventure esotiche e che trova invece, puntualmente, una realtà molto diversa. Ne è un emblematico e divertentissimo esempio la sequenza nella quale Di Salvio mette piede sul suolo africano vestito come la caricatura di un cacciatore di leoni e viene filmato con una cinepresa, come fosse un curioso animale, da un cittadino africano in giacca e cravatta.

  1. ^ «A parole illuminato e progressista, questo Di Salvio è un campione di contraddizioni, figura tipica di quel capitalismo paternalista e sostanzialmente reazionario che, nell'Italia del boom, oltreché i soldi, ha trovato una improbabile, e comunque mal assorbita, cultura liberale.», in Roberto Ellero, Ettore Scola, Milano, l'Unità/Il Castoro, 1995.

--Tanonero (msg) 14:51, 22 nov 2010 (CET)[rispondi]

Alcuni sostengono che...

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Alcuni sostengono che la fonte sia invece la storia di Walt Disney Topolino e il Pippotarzan (1957). Forse ci vorrebbero fonti di eccezionale autorevolezza, per mantenere questa affermazione... --Pop Op 20:26, 5 nov 2023 (CET)[rispondi]

Poi "fonte" in che senso? Un'ispirazione, uno spinto? Perché la sezione e le frasi prima parlano di sceneggiatura, che è una cosa ben più ampia e completa. --Meridiana solare (msg) 23:54, 5 nov 2023 (CET)[rispondi]
Grazie! ;) Ho modificato in La trama presenta alcune somiglianze con la storia di Walt Disney Topolino e il Pippotarzan. Mi sembra più neutrale ed eventualmente verificabile (personalmente non ho controllato). --Pop Op 14:52, 6 nov 2023 (CET)[rispondi]