Discussione:Maus

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Fumetti
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sposto dalla voce, se qualcuno vuole trarne qualcosa di buono per reinserirlo nelll'articolo:


Art Spiegelman fu un autore intenzionato a narrare la storia del padre e lo fece pubblicando tra il 1973 e il 1991 “Mouse” un romanzo autobiografico in fumetti,dove si narra,la storia del padre di quest’ultimo:Vladek Spiegelman,un ebreo polacco sopravvissuto alla Shoa. L’opera è fortemente autobiografica. Spiegelman diventa egli stesso uno dei protagonisti dell'opera: il suo “io” (ovvero il suo alter ego) cartaceo porta il suo stesso nome, Art, ed è un giovane autore che decide di narrare la storia del padre Vladek, un ebreo reduce dei campi di concentramento, per poterla tramandare alle generazioni future, proprio la motivazione che ha spinto Spiegelman a narrare le vicende della propria famiglia. Ciò che rende l’opera molto originale,è la presentazione dei personaggi,che sono stati rappresentati non in forma umana,ma in quella animale, che caratterizza la loro posizione sociale,mediante una serie di metafore: i protagonisti, ovvero gli ebrei perseguitati, sono rappresentati da dei topi (da questo il titolo del romanzo "Maus" che in Inglese significa “Topo”) contrapposti ai nazisti dipinti come gatti, i francesi come rane e i polacchi come maiali. L’utilizzo di questa rappresentazione molto inusuale per il tema trattato serve per dare corpo alla vera essenza della storia,mettendo in evidenza il clima di tragicità. L’autore ottenne un grandissimo successo,nonostante la sua paura di non rispettare le tante vittime dell’Olocausto. I due fili narrativi, quello di Art e il racconto della storia del padre, si intrecciano, creando un principio equilibrato di passato e presente. Da un lato troviamo la memoria dell’Olocausto, che Spiegelman raccoglie da suo padre, ma anche un confronto generazionale tra Art, cresciuto negli Stati Uniti,(dove il padre era emigrato alla fine del conflitto, in un clima sereno, quello degli anni ’60) ed il padre, genitore di origine europea, segnato irrimediabilmente dalla tragica esperienza vissuta. La narrazione parte da un momento relativamente tranquillo della vita di Vladek, quando ancora giovane e spensierato si godeva i piaceri della vita, in Polonia, dove era andato per visitare la sua famiglia. Qui incontra presto Anja, una giovane ragazza ebrea del paese, e se ne innamora. Nello stesso tempo scoppia la guerra, e nel settembre del 1939 Vladek viene mandato al confine dove viene catturato dalla truppe nemiche. Da questo momento inizia una vita di giornate passate in un bunker. Dopo avere vagato alla ricerca di nascondigli sempre nuovi e sicuri, Vladek e Anja decidono di tentare di attraversare la frontiera per scampare al pericolo nazista. Vengono, però, intercettati e mandati entrambi al campo di concentramento di Auschwitz, dove Vladek trascorre un lungo periodo facendo lo stagnaio, poi il calzolaio ed infine quello che chiama lavoro sporco, i lavori pesanti, cercando sempre di aiutare il più possibile Anja. In una parte del romanzo,Vladek,si trova a dover nascondere il suo “essere ebreo”,mascherandosi e fingendosi Polacco. Ciononostante,nel momento in cui questo passa accanto a dei bambini,questi ultimi,cominciano a scappare via,impauriti dalla presenza di quest’uomo,che secondo loro,era senza ombra di dubbio un ebreo,anche se aveva le loro stesse sembianze. Ma i familiari adulti,riescono a rassicurare i bambini (per fortuna di Vladek) dicendogli che lui non era affatto un ebreo. In questo piccolo racconto tratto dal romanzo,fanno da cornice molti flashback. Ci sono tanti modi per ricordare quell’orrore, ci sono tante storie che lo raccontano,ma in questo libro,emerge il senso di paura,provato anche dai più piccoli,instaurato da un regime che raggiunse in poco tempo il suo scopo; la complicità e, forse, la paura di chi non vuole “vedere” favoriscono il realizzarsi di tragedie. Anche se Vladek non era riconoscibile come ebreo,la paura,i pregiudizi,fanno si che lui sia subito creduto ciò che non si poteva vedere o riconoscere a prima vista. Un uomo,(come altri milioni) colto a dover lottare per la sua vita,nonché per la sua fede,si riconosce e affiora in un solo libro,pronto a cogliere tutto ciò che si verificò,tutto ciò che la gente provò,e che si ritrovò ad affrontare,rifiutati da una società,dove non c’era posto per “gente come loro”. Pur nella stilizzazione del disegno, Maus non descrive la realtà e la situazione con ironia. Il suo sguardo è sempre lucido,realistico e problematico. Spiegelman evidenzia efficacemente i numerosi contrasti presenti nella vicenda: quelli formali, tra registro realistico e registro grottesco, come quelli più sostanziali, tra padre e figlio, tra individuo e società, tra un passato che si vorrebbe cancellare perché probabilmente non interessa a nessuno,o forse perché ricordo di troppi dolori e ingiustizie,si mette davanti a un presente che invece viene pesantemente, quotidianamente condizionato da esso. Mouse,è la testimonianza,che attraverso l’arte,si può comunicare e trasmettere l’impossibile,anche dopo un passato che include lo sterminio di milioni di persone per il solo volere,di una comunità incapace di accettare. Libri come quest’ultimo,sono un piccolo passo,per raccontare,per far vivere,e per far si che ciò che è accaduto non si ripeti mai più. O forse semplicemente per dare speranza.


shaka 11:29, 15 apr 2006 (CEST)[rispondi]

manca la data![modifica wikitesto]

io non ho con me il fumetto, se qualcuno ce l'ha a portata di mano, guardi la data di pubblicazione originale e quella in Italia e li piazzi a dovere. Giorgian 23:10, 12 ago 2006 (CEST)[rispondi]

Template Fumetto e animazione[modifica wikitesto]

Ho aggiunto il template compilandolo con i dati in mio possesso. In alcune parti ho dovuto un po' improvvisare secondo il mio pensiero (campi genere e temi) perché non avevo fonti da cui prendere spunto.
Negli editori italiani ho segnato Rizzoli che è stato il primo, ma nelle note ho citato Einaudi l'attuale proprietario dei diritti.
Come albi ho segnato 2 in quanto le due parti sono uscite a distanza di anni l'una dall'altra nonostante ora (credo) siano sempre pubblicate in un unico volume.
Acchiappasogni 18:00, 23 giu 2007 (CEST)[rispondi]

Hai fatto molto bene. Come editore si mette solo il primo (di solito), ma anche così a me non dispiace. Non essendo chiaramente regolamentato lascio. Per quanto riguarda genere e temi li ho tolti. Naturalmente sentiti libero di rimetterli se credi siano indispensabili, ma come i tuoi stessi dubbi testimoniano, sono campi soggetti a interpretazioni ed arbitrio, nati per i soli fumetti manga, dove in realtà più che il "genere" dovrebbero indicare il target di lettura a cui sono indirizzati. Mi spiace crei confusione, ma non siamo ancora riusciti a creare una soluzione più razionale. Per ora l'unica è cercare di sconsigliare l'uso del campo per i fumetti europei e statunitensi. --Kal - El 18:45, 23 giu 2007 (CEST)[rispondi]

Sembianze personaggi[modifica wikitesto]

Qualcuno ha scritto che i francesi vengono rappresentati come rane, ma in realtà la nazionalità dell'unica rana che compare nel fumetto è belga. Infatti Artie, all'inizio di uno dei capitoli, cerca un modo per rappresentare la moglie Francoise (francese appunto, i suoi schizzi sono soprattutto conigli) che di fatto compare disegnata sempre come un topo dal momento che è convertita alla religione ebraica.

Collegamenti esterni modificati[modifica wikitesto]

Gentili utenti,

ho appena modificato 1 collegamento esterno sulla pagina Maus. Per cortesia controllate la mia modifica. Se avete qualche domanda o se fosse necessario far sì che il bot ignori i link o l'intera pagina, date un'occhiata a queste FAQ. Ho effettuato le seguenti modifiche:

Fate riferimento alle FAQ per informazioni su come correggere gli errori del bot.

Saluti.—InternetArchiveBot (Segnala un errore) 17:40, 10 set 2019 (CEST)[rispondi]

Motivo del suicidio della madre Anja[modifica wikitesto]

"Anja: madre di Art e moglie di Vladek. Sopravvissuta insieme a quest'ultimo ai campi di concentramento, si suicida nel 1968 per motivi sconosciuti;" Da quel che ho capito leggendo la prima parte del libro, sembrerebbe che Anja soffrisse da tempo di disturbi depressivi, forse di origine endogena (quindi nulla a che vedere con Auschwitz). Ben prima della deportazione, a seguito del parto di Arthur, aveva avuto un esaurimento nervoso, semplificato dal medico col fatto che fosse solo "stanca". È probabile che, anche leggendo la metastoria presente (se non erro) nella seconda parte, sulla morte della madre, lei si sia suicidata perché sofferente di questa morbosa condizione, peggiorata a seguito anche dell'isolamento sociale del marito e delle crisi nervose del figlio. In particolare, come dimostrato da vari studi psichiatrici, la depressione endogena ha una forte componente genetica, e c'è il rischio di trasmetterla anche ai figli. Non a caso anche Arthur ne soffre, anche se non ai livelli della madre, grazie alla psicoterapia. In conclusione, vorrei modificare la voce mettendo al posto di "motivi sconosciuti" la dicitura "depressione". 151.37.230.136 (msg) 08:28, 11 ott 2021 (CEST)[rispondi]

Errata corrige: "a seguito del parto di Richieu", perché Arthur è nato dopo la guerra, nel 1948. Ricontrollando, su Wikipedia (EN) per questo caso si parla di depressione post-partum. 151.37.230.136 (msg) 08:32, 11 ott 2021 (CEST)[rispondi]