Discussione:Guglionesi

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Comuni italiani
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Il suo nome deriva da guglia una pianta caratteristica che nasceva sulle sponde del fiume Biferno, e' solamente una delle quattro possibilita'. Un'altra e' che l’origine del nome derivi dalla combinazione di Colle-Nisyus (Colle di Nisio o di Niso) che alluderebbe a Bacco. --213.121.242.200 00:41, 31 ott 2006 (CET)[rispondi]

Persone legate al comune[modifica wikitesto]

Sposto qui la lista di persone da verificare e valutare per un eventuale reinserimento, perché prive di voce ancillare e fonte verificabile che attesti l'effettivo legame con la località e la rilevanza enciclopedica del soggetto. Le biografie vanno nelle voci dedicate ai personaggi, come richiesto da Wikipedia:Modello di voce/Comuni italiani#Persone legate a Nome_Comune. Faccio inoltre presente che la voce sarebbe da standardizzare al modello di voce. Per ogni precisazione ne possiamo parlare tranquillamente in questa sede. Grazie.--Ceppicone 18:14, 4 ago 2016 (CEST)[rispondi]


Giulio Rivera Medaglia d'oro al valor civile. Nato a Guglionesi nel 1954, si arruola nella Pubblica Sicurezza nel 1974. Muore a 24 anni crivellato da 8 proiettili mentre si trova alla guida dell'Alfetta che precede la macchina del presidente durante l'agguato per il rapimento Moro nella strage di via Fani a Roma. È il più giovane degli uomini della scorta di Moro.

Giorgio De Sanctis Nato a Guglionesi il 17 dicembre 1921, deceduto a Roma il 21 gennaio 1982, funzionario ministeriale, Medaglia d'oro al valor militare. Orfano di guerra (il padre, ufficiale medico, morì durante il primo conflitto mondiale), è stato il più giovane decorato di Medaglia d'oro d'Italia. L'8 settembre 1943, De Sanctis si trovava, come sottotenente del Genio, a Trieste. Catturato con il suo reparto dai tedeschi e avviato a un campo di deportazione, il giovane ufficiale riuscì ad evadere nei pressi di Lubiana e a rientrare in Italia dove, passata la linea del fronte raggiunse Bari. Qui si arruolò volontario nell'870º Gruppo guastatori del Genio (alle dipendenze del Servizio Informazioni Militari) e ne assunse il comando col grado di tenente. La motivazione della medaglia d'oro al valor militare, (consegnata a De Sanctis dopo che era già stato decorato di Medaglia di bronzo e di Medaglia d'argento), ne tratteggia così le imprese: "Giovane ufficiale del Genio, animato da alto senso del dovere e grande amor patrio, nell'ora difficile della lotta per la liberazione del Paese occupato dai tedeschi, al comando di un nucleo di guastatori, prima alle dipendenze dirette degli Alleati, poi inquadrato nei reparti del Genio, si prodigava instancabilmente nel pericoloso lavoro della bonifica dei campi minati e disattivazione di ordigni esplosivi. Primo fra i suoi soldati, costante esempio di ardimento, trascinatore e esaltatore di eroismi. A Firenze, sotto il fuoco nemico, agendo personalmente, apriva agli Alleati la via dell'unico ponte rimasto intatto sull'Arno, guadagnando lode per sé e per il valore dei soldati italiani. Sul Senio, nella costituzione della testa di ponte che doveva aprire la via al Gruppo «Friuli» verso la vittoriosa avanzata su Bologna, mentre incurante della reazione di fuoco nemico, con pochi arditi disattivava mine, colpito e mutilato del braccio destro asportatogli da un colpo di mortaio, raccoglieva i suoi uomini feriti dallo stesso scoppio, li caricava sulla sua jeep che di persona guidava mescolando con essi dolore e sangue sino al più vicino posto di medicazione dove, serenamente vincendo il dolore e la debolezza, imponeva, fra la stupita ammirazione degli astanti, fossero date le prime cure ai suoi soldati pur meno gravi di lui. Figura di combattente da leggenda, ardito fra i più arditi, nobile e mirabile esempio di eroismo che ha saputo confermare e perpetuare nel tempo le tradizioni di valore del soldato italiano". Nel dopoguerra Giorgio De Sanctis, che sopravvisse mutilato, si laureò in Legge, nel 1947, all'Università di Roma. Nel 1949 fu collocato in congedo assoluto ed iscritto nel Ruolo d'onore col grado di capitano. Promosso maggiore nel 1960 e tenente colonnello nel 1962, ha lavorato, sino al pensionamento, al Ministero del Commercio con l'estero come funzionario. Nel 2000, ad Udine, nella sala storica della Caserma del Genio guastatori, è stato collocato un busto della Medaglia d'oro De Sanctis.

Francesco Caruso Nato a Guglionesi nel 1912 dopo aver assolto il proprio servizio di leva nella Città dell'Aquila, all'inizio delle ostilità della seconda guerra mondiale, viene nuovamente richiamato ed inviato sul fronte greco albanese dove rimase fino alla dichiarazione di armistizio. Trovandosi ancora sul fronte greco viene fatto prigioniero dalle truppe tedesche ed inviato in Germania. Essendosi qui rifiutato di collaborare con i nazisti fu rinchiuso nel campo di concentramento di Zeithain, stalag 1B e poi nello Stammlager IV A. Per le privazioni ed i maltrattamenti subiti cadde malato e morì a soli 32 anni nel 1944. La salma, prima tumulata a Redipuglia, agli inizi anni ' 90 è stata traslata nel cimitero di Guglionesi ove riposa. Si legge sulla sua tomba: " LA SUA VITA NEL SACRIFICIO, NELLA VIOLENZA DELLA GUERRA E NEL DOLORE DEL LAGER DI ZEITHAIN IN GERMANIA, ISPIRI NEI GIOVANI DELLE FUTURE GENERAZIONI SENTIMENTI DI PACE E IDEALI.

Giuseppe Crisostomo Nato a Poggiardo (Lecce) il 28 ottobre 1899, perse eroicamente la vita a Guglionesi il 6 ottobre del 1943 durante il bombardamento alleato, era allora in servizio presso la stazione dei Carabinieri di Guglionesi. Spesso annoverato nell'elenco dei 22 "civili guglionesani" caduti durante il bombardamento di Guglionesi del 6 ottobre 1943, Giuseppe Crisostomo in realtà cadde nella missione delle sue funzioni militari, probabilmente accorso per proteggere i civili di Guglionesi nella nota vicenda storica del “trappeto” aperto dalle truppe tedesche per proteggere la propria ritirata durante l'offensiva inglese in corso sul versante adriatico. Crisostomo era in servizio a Guglionesi dal novembre del 1941, ormai da circa due anni rispetto alla tragedia del 6 ottobre 1943, e dunque conosceva bene la piccola comunità guglionesana. Il quarantenne carabiniere pugliese, che lasciò vedova una giovane moglie, non ottenne alcuna onorificenza per il suo sacrificio bellico a Guglionesi, un po' disperso anche dalla "polvere" culturale della storia locale di Guglionesi: “Dopo aver svolto il servizio militare di leva in Marina subito dopo la Grande Guerra, si arruolò nella Guardia Regia e prestò servizio presso la Legione di Napoli. Passò successivamente nei ranghi dei Carabinieri e venne assegnato alla caserma di Grumo Appula (Bari), dove sposò Maria Giuseppina Centrone. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale venne inviato al Gruppo Carabinieri di Cattaro (Montenegro), ove giunse il 25 agosto 1941. Agli inizi di novembre dello stesso anno rientrò dal territorio di guerra e fu assegnato alla caserma di Guglionesi, dove cadde sotto mitragliamento aereo.

Gianni, ingegnere lombardo che ricostruì la Chiesa Madre dopo il terremoto del XVI sec. Oltre a questa, risistemò anche numerose altre chiese. Gli è stata intitolata una piazza, il largo Gianni.

Liborio Manente Padre dei più famosi Giuseppe Manente e Giovanni Alpigiano, entrò in contatto con l'ambiente guglionesano quando gli fu affidata la direzione del complesso bandistico cittadino.

Giuseppe Manente nato a Guglionesi dal m° Liborio Manente, fu un compositore e musicista di fama internazionale. Fondò la banda della Regia Guardia di Finanza e con essa si esibì in Guglionesi il 12 giugno 1931 in occasione delle festività di Sant'Antonio da Padova.

Giovanni Alpigiano nato a Guglionesi e figlio anch'esso del m° Liborio Manente, fu compositore e direttore d'orchestra. Diresse fra le altre la banda del XIV Reggimento Fanteria col quale allietò la processione guglionesana del 2 giugno 1910, festività patronale.