Discussione:Gaetano Canelles

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Bibliografia

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Fra le opere di don Tatano occorre aggiungere le composizioni poetiche, che lo hanno reso celebre; sono state pubblicate, almeno su riviste. Fra le opere su di lui, la citazione dell'Almanacco di cagliari non è corretta, perché non c'è stato un numero monografico dedicato a lui, occorre invece citare l'articolo: nome dell'autore, Titolo dell'articolo, in "Almanacco di Cagliari", 1985. A meno che non sia l'articolo di Domenico Demurtas, Le famiglie nobili cagliaritane: i Canelles, sicuramente se ne parla anche lì. Invece toglierei l'albero genealogico, che non riguarda lui direttamente ma solo la famiglia nel suo complesso (magari lo si può citare nella pagina relativa). --vadsf (msg) 02:51, 6 gen 2014 (CET)[rispondi]

Problemi generali

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ho appena messo un P per il tono agiografico, se devi mettere altri cn meglio aggiungere un F. Vuoi contattare l'utente? -- g · ℵ (msg) 02:55, 6 gen 2014 (CET)[rispondi]
Mi scuso per aver aperto un'altra sezione, quella di prima era troppo specifica sulla bibliografia. Quanto ai cn, è evidente che mancano fonti, ma penso che sia ricompreso nel fatto che è uno stub. Con le fonti si potrebbe superare l'agiograficità del tono (anche se la definizione mi pare esagerata nel caso specifico). --vadsf (msg) 03:24, 6 gen 2014 (CET)[rispondi]
No, hai fatto bene a separare. Se con "esagerata" ti riferisci ad "agiografica", sì, magari c'è un po' d'enfasi, ma la voce ne ha di sua: "personalità di spicco" è scritto due volte, non c'è un aggettivo che non sia eccezionale, e ho anche tolto uno zio della nonna che era precettore del re, che era veramente un voler magnificare a tutti i costi (e su in Barbagia, un cugino di mia nonna, davvero, era il medico di corte sotto Umberto I, e non abbiamo mai fatto questo chiasso :-). Diciamo che è il tono, speriamo che con le fonti si possa raffreddare il tutto. Per questo suggerivo di contattare l'utente, che dal nome magari le fonti le ha -- g · ℵ (msg) 03:53, 6 gen 2014 (CET)[rispondi]

Casteddaju come lingua colta?

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La versione del sardo che si parla a Cagliari o meglio nel Castello è considerata "colta" perché usata in opere letterarie (come ad esempio proprio le poesie di Gaetano Canelles). Non è l'unica, ovviamente, e la definizione - se l'ho intesa correttamente - non mi pare insultante (non più di "spocchia maurreddina", almeno ;) ). Comunque adesso provo a precisare, per evitare equivoci. --vadsf (msg) 03:24, 6 gen 2014 (CET)[rispondi]

questi sì che sono punti di vista: io sono di variante logudorese e ho qualche metro cubo, qui a fianco a me, di opere in questa variante. Soprattutto di poesia. Non credo che a quest'ora vogliamo metterci a fare gare che sarebbero insulse nella vita reale, e soprattutto non è a peso che si potrebbe valutare; ma in voce, in WP, un commento del genere (che altro non è) non può trovar spazio. Anche perché l'unico effetto possibile, in una voce già agiografica, è di irritare, e allora non a te, ma a chi ha fatto trionfo di condizioni sociali privilegiate (Cagliari la conosco bene tutta), posso solo rispondere come ho ho risposto: è spocchia, oggettivamente, ed è maurreddina, perché se uno se la cerca poi càpita che se la trova :-) Che poi non è che fuori di Cagliari lo si intenda come un insulto, eh, diciamo anche questo: il termine ha un senso distintivo, che ha di sfottò il tanto del campanile, ma se voglio insultare ho altri termini. Quindi il mio commento era oggettivo e distintivo, e nel frattempo sa Limba è colta come il Banco di Sardegna: "ovunque nell'Isola" ;-) -- g · ℵ (msg) 03:34, 6 gen 2014 (CET)[rispondi]
Il termine maureddino (in italiano, mauritano) non è offensivo in sé, ma in quanto usato per Cagliari, che è improprio: prova tu a dare del pisano ad un livornese, o viceversa! Sulla letterarietà, non concordo nel fare di tutta l'erba un fascio: esistono varianti - soprattutto logudoresi, non ho difficoltà ad ammettere fatti oggettivi - con tradizioni letterarie molto ricche, ma anche varietà che a stento vengono scritte. Non intendo "il logudorese" o "il campidanese" bensì le decine d'idiomi che all'interno di queste macro-varianti esistono. Ho cambiato, così mi pare meno facile percepire "spocchia", anche se io non la percepivo nemmeno prima. --vadsf (msg) 03:55, 6 gen 2014 (CET)[rispondi]
la modifica mi va benissimo, e questo è risolto :-) Credo di intendere lo stesso sulla letterarietà, solo che io ne traevo che non può dirsi che una fra le varianti sia quella "colta", che è ciò che la frase diceva, ma che appunto ve ne possono essere molte altre. Alle strette ti dico "tutte", poi se c'è spazio lo so anche io che a Foresta Burgos non c'è tutta questa tradizione. Non credo però nemmeno che il discrimine sia lo scritto: vi è certamente stato un handicap per Nuoro per quanto riguarda la diffusione delle opere sino almeno all'inizio Novecento, Sassari aveva in questo senso qualche facilitazione in più, ma se solo ci fermiamo a queste due, la presenza di fermenti culturali era sensibile in entrambe e non si sarebbe potuto definirle come incolte. Insomma, la frase si prendeva per il Capo di Sotto dei meriti che il Capo di Sopra non poteva cedergli :-)
Circa il termine, giusto o sbagliato che sia, di fatto è usato per i Cagliaritani, ma non credo che il problema sia una competizione con i mauritani :-) E' usato semplicisticamente nel senso di "mori", e viene dalla stessa radice - per dirne una - del cognome Mureddu, che è in tutta l'Isola. E' chiaramente solo uno sfottò, e io ci chiamo scherzosamente i miei parenti che stanno lì, non c'è - come ti ripeto - un carattere di insulto: di scherzo pesante, al limite, ma non è che non se ne riceva indietro di più lieve, eh, specie quando arriva un certo tipo di umorismo "cittadino" che più che altro è mala informazione :-) Per forza poi i montagnini riprendono la mastruca e sfottono :-) Ma ho una lieve impressione che stiamo derivando terribilmente OT :-D -- g · ℵ (msg) 04:31, 6 gen 2014 (CET)[rispondi]
Sempre OT: oltre che gli abitanti della Mauritania, si chiamano mauritani gli abitanti del Sulcis, in senso proprio e non spregiativo. Per questo, usato per i cagliaritani più che spregiativo è improprio, non diversamente che se si chiamassero corsi i sardi del centro-nord. --vadsf (msg) 23:19, 12 gen 2014 (CET)[rispondi]

il termine "lingua colta nell'ambito cagliaritano" poteva, credo, andare bene nel senso storiografico. Per i non cagliaritani in effetti il significato può essere poco chiaro. Durante il periodo sabaudo e in modo particolare durante il "ventennio" a Cagliari nella società "bene" parlare ed esprimersi in sardo, significava in "arretratezza culturale". In ambito borgherse si cercava di educare i figli utilizzando esclusivamente l'italiano. Questo fenomeno è avvenuto in modo particolare a Cagliari in quanto città regia. Per questo motivo oggi, il cagliaritano di città parla quasi esclusivamente l'italiano e, a parte qualche espressione, non è in grado di parlare in limbacorrente. In questo contesto di italianizzazione forzata, il casteddaju molto antico (con qualche vocabolo di chiara origine catalana) faceva eccezione perchè parlato dalla nobiltà del quartiere di Castello.

conosco quest'uso cui fai riferimento, era diffuso anche a Nuoro, dove però si parlava anche il francese (lingua di corte e vezzo supremo); oggi, con l'urbanesimo alimentato da tutta la provincia, il sardo usato in quella città è una miscela di varie fragranze, ma lo si usa per tutti i casi in cui non vi sia opportunità di ricorrere al formale italiano, che comunque prende piede e in qualche caso sconfina, visto che càpita di udire pure "sa porta" e "sa finestra". Il ventennio tuttavia non è solo un riferimento temporale generico: il fascismo impose l'uso dell'italiano, proibendo al contempo l'uso del sardo (sono note le vicende dei poeti estemporanei, che finirono per gareggiare sostanzialmente in clandestinità, o quella di Montanaru, per il quale l'uso de sa Limba fu usato giudiziariamente come aggravante). Sa sennorìa (anche nei paesi circostanti) parlava italiano già prima del fascismo e a fine Ottocento furono i Socialisti a darne diffusione (Satta insegna :-). Il ricorso all'italiano quindi è sempre stato interpretato - per ciò che mi è accaduto di vederne - come segno sì di distinzione elitaria, ma non afferente alla cultura, solo al potere, economico o politico.
Ciò posto, effettivamente questa definizione mi pare estremamente circoscritta come applicazione e quindi conoscibilità. La frase che ho tolto diceva testualmente "si è distinto per aver composto diversi lavori in casteddaiu, la versione colta della lingua sarda nella variante cagliaritana.", non aveva alcun riferimento contestuale, la si leggeva per ciò che diceva e nulla mostra che dovesse leggervisi un significato geo-specifico. Ammetterete che c'è scritto che il casteddaju sarebbe la versione colta della lingua sarda, perché è questo quello che c'è scritto, ed è una valutazione che non si presta a grandi consensi :-) Per il resto ho imparato una cosa che non conoscevo, quindi sentite grazie (ma in voce non ce lo rimettiamo lo stesso :-P) -- g · ℵ (msg) 23:49, 8 gen 2014 (CET)[rispondi]

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