Defosfatazione

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Il processo chimico di defosfatazione di acque da trattare, rientra in una delle tante applicazioni della chiariflocculazione e consiste nella rimozione del fosforo inorganico tramite precipitazione.

Attraverso l'utilizzo di sali di ferro, sali dall'alluminio e calce spenta si formano fiocchi separabili per sedimentazione.

Operando in condizioni di pH che garantiscono l'insolubilità di questi composti contenenti anche fosforo è facile ottenerne la precipitazione. Durante la sedimentazione dei fiocchi si ha inoltre l'adsorbimento di fosforo organico e polifosfati.

Alternative impiantistiche[modifica | modifica wikitesto]

Esistono sostanzialmente 3 tipologie impiantistiche relative ai processi di rimozione dei nutrienti in impianti di (depurazione) delle acque reflue:

  • Pre-defosfatazione: consiste nell'immissione di un'unità di dosaggio di reattivo a monte della sedimentazione primaria. La percentuale degli ortofosfati, che sono i composti che reagiscono maggiormente con i reattivi, è dell'ordine del 20% contro l'80% di fosforo organico, portando a percentuali di rimozione inferiori a quelli della post-defosfatazione.
  • Defosfatazione simultanea (o co-defosfatazione): il reattivo viene inoculato direttamente nel reattore biologico, che però deve essere del tipo a fanghi attivi. Questo metodo può però portare a inibizione dell'attività dei batteri nitrificanti presenti, utili per la rimozione dell'azoto.
  • Post-defosfatazione: immissione di un'unità di dosaggio e sedimentazione per raccogliere il fango chimico che si viene a creare a valle della sedimentazione secondaria. È il metodo più utilizzato per la capacità di trattare il fango chimico e quello biologico separatamente e per gli ottimi livelli di rimozione che ne conseguono.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]