Dalbergia melanoxylon

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Dalbergia melanoxylon
Stato di conservazione
Prossimo alla minaccia (nt)[1]
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni centrali
(clade)Superrosidi
(clade)Rosidi
(clade)Eurosidi
(clade)Fabidi
OrdineFabales
FamigliaFabaceae
SottofamigliaFaboideae
TribùDalbergieae
GenereDalbergia
SpecieD. melanoxylon
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
SottoclasseRosidae
OrdineFabales
FamigliaFabaceae
SottofamigliaFaboideae
TribùDalbergieae
GenereDalbergia
SpecieD. melanoxylon
Nomenclatura binomiale
Dalbergia melanoxylon
Guill. & Perr.

Dalbergia melanoxylon Guill. & Perr., noto anche come mpingo, è un albero appartenente alla famiglia delle Fabacee, diffuso nell'Africa subsahariana[2].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il tronco può raggiungere i 15 metri di altezza. Sui rami sono presenti delle spine legnose.

I fiori sono bianchi e i frutti contengono uno o due semi.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

La specie è presente in numerosi paesi dell'Africa subsahariana tra cui Angola, Botswana, Burkina Faso, Camerun, Ciad, Congo, Costa d'avorio, Etiopia, Kenya, Malawi, Mali, Mozambico, Namibia, Nigeria, Senegal, Sudafrica, Sudan, Tanzania, Uganda, Zambia e Zimbabwe.[1]

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

La Lista rossa IUCN classifica Dalbergia melanoxylon come specie prossima alla minaccia di estinzione (Near Threatened).[1]

Usi[modifica | modifica wikitesto]

Il legno, estremamente costoso, di colore dal rosso scuro al nero, viene utilizzato largamente nella costruzione di strumenti musicali per via della sua durezza, della superficie liscia e dell'elevata resistenza all'umidità. I portoghesi furono i primi a usarlo per costruire strumenti musicali a fiato.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c (EN) Barstow, M. 2020, Dalbergia melanoxylon, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020. URL consultato il 19 aprile 2023.
  2. ^ (EN) Dalbergia melanoxylon, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 19 aprile 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Deborah A. Hines e Karlyn Eckman, Dalbergia melanoxylon, in Indigenous multipurpose trees of Tanzania: Uses and economic benefits for people, ISBN 0-9697075-0-9. URL consultato il 26 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 21 gennaio 2019).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Dalbergia melanoxylon, su ars-grin.gov, GRIN Database. URL consultato il 4 agosto 2020 (archiviato dall'url originale il 12 dicembre 2012).