Corvus enca

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Corvo beccofine
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
SottoregnoEumetazoa
SuperphylumDeuterostomia
PhylumChordata
SubphylumVertebrata
InfraphylumGnathostomata
SuperclasseTetrapoda
ClasseAves
SottoclasseNeornithes
SuperordineNeognathae
OrdinePasseriformes
SottordineOscines
InfraordineCorvida
SuperfamigliaCorvoidea
FamigliaCorvidae
GenereCorvus
SpecieC. enca
Nomenclatura binomiale
Corvus enca
(Horsfield, 1821)

Il corvo beccofine o corvo beccosottile, anche noto come corvo della Sonda (Corvus enca (Horsfield, 1821)) è un uccello passeriforme della famiglia dei corvidi[2].

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome scientifico della specie, enca, deriva da engkak, il loro nome comune in lingua giavanese.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Illustrazione di esemplare.

Dimensioni[modifica | modifica wikitesto]

Misura 40-47 cm di lunghezza, per 222-285 g di peso[3].

Aspetto[modifica | modifica wikitesto]

i tratta di uccelli dall'aspetto robusto e massiccio, muniti di piccola testa arrotondata con forte collo e becco allungato e appuntito, piuttosto sottile (da cui il nome comune della specie) se comparato a quello osservabile in altre specie di corvo, lievemente ricurvo verso il basso: le ali sono digitate, le zampe forti e la coda piuttosto corta e dall'estremità squadrata.

Il piumaggio si presenta completamente nero, più scuro e con riflessi metallici su testa, ali ed area dorsale e più opaco e con sfumature grigie su spalle, petto e ventre.

Il becco e le zampe sono di colore nero, mentre gli occhi sono di colore grigio-ambrato.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Esemplare nel parco nazionale di Meru Betiri.

Si tratta di uccelli dalle abitudini di vita essenzialmente diurne e gregarie, che vivono in gruppetti generalmente a composizione familiare formati da una quindicina d'individui: essi passano la maggior parte della giornata fra i rami di alberi e cespugli alla ricerca di cibo, non esitando a scendere anche al suolo per ottenerlo.

Il richiamo del corvo beccofine è un gracchio gracidante ripetuto 4-5 volte di fila, con intensità crescente a seconda dell'umore dell'animale.

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

Esemplare si ciba da una papaya nel nord di Buton.

A dispetto dell'ampia diffusione del corvo beccofine, la sua dieta è stata sorprendentemente poco studiata finora: questi uccelli sono onnivori, privilegiando però (caso raro fra i corvidi) la componente vegetariana della propria dieta rispetto a quello animale[3], cibandosi in prevalenza di frutta matura e bacche ma dedicando una consistente parte della propria dieta ad invertebrati ed altri animaletti.

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di uccelli monogami, la cui stagione riproduttiva va da febbraio ai primi di luglio[3]: i due partner collaborano in tutte le fasi della riproduzione, costruendo insieme il nido (una struttura a coppa edificata con rametti intrecciati nel folto di un albero) ed alternandosi nell'allevamento della prole, mentre la cova è appannaggio esclusivo della femmina (che però viene alimentata e protetta dal maschio durante l'incubazione delle uova).

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Esemplare su albero del cotone a Buton.
Esemplare in volo nel Sulawesi Settentrionale.

Il corvo beccofine è diffuso in un areale che comprende gran parte dell'Insulindia, dalla penisola malese alle isole minori a Sulawesi ed alle isole minori circonvicine (Bangka, Buton, isole Sangihe, isole Banggai, isole Talaud) attraverso Sumatra (comprese le isole Mentawai, Simeulue e Nias), Giava, Bali, Borneo e Filippine: un piccolo stormo di uccelli identificati come appartenenti a questa specie è stato inoltre recentemente osservato sulla costa occidentale di Sumba[3].

La specie è generalmente residente nell'areale di diffusione, talvolta non è infrequente che gli stormi si avventurino in spostamenti da un territorio all'altro, specialmente nelle isole minori.

L'habitat di questi uccelli è rappresentato dalla foresta pluviale tropicale primaria o anche secondaria (purché matura e con buona copertura arborea) ed i mangrovieti fino a 600 m di quota[3].

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Se ne riconoscono 7 sottospecie[2]:

la sistematica interna alla specie è molto confusa e lungi dall'essere chiarita: la sottospecie compilator, di recente elevazione, appare distintiva in base ai richiami ed alla taglia, ma geneticamente si dimostra affine a celebensis[4]. Quest'ultima, dal canto suo, andrebbe elevata al rango di specie a sé stante (con mangoli come sottospecie), in base a differenze nei richiami e nel DNA mitocondriale[5]: le popolazioni delle isole Banggai, attualmente ascritte a celebensis, potrebbero far parte di mangoli, così come andrebbe confermato lo status tassonomico di quelle delle isole Talaud e di Siau (anch'esse ascritte a celebensis) e di quelle delle isole Mentawai (ascritte alla sottospecie nominale)[3]. Anche le sottospecie filippine, distinte per taglia e vocalizzazioni (sia rispetto alle altre popolazioni che fra di loro) andrebbero secondo alcuni autori elevate al rango di specie a sé stanti[6].
Infine, due popolazioni un tempo classificate come sottospecie del corvo beccofine, il corvo di Banggai ed il corvo violaceo, sono state già elevate al rango di specie a sé stanti[2].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) BirdLife International 2012, Corvus enca, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ a b c (EN) F. Gill e D. Donsker (a cura di), Family Corvidae, in IOC World Bird Names (ver 9.2), International Ornithologists’ Union, 2019. URL consultato il 28 ottobre 2018.
  3. ^ a b c d e f (EN) Slender-billed Crow (Corvus enca), su Handbook of the Birds of the World. URL consultato il 28 ottobre 2018.
  4. ^ Boesman, P., Notes on the vocalizations of Slender-billed Crow (Corvus enca), in HBW Alive Ornithological Note, n. 428, 2016.
  5. ^ Eaton, J. A.; van Balen, B.; Brickle, N. W.; Rheindt, F. E., Birds of the Indonesian Archipelago. Greater Sundas and Wallacea, Lynx Edicions, Barcelona, 2016.
  6. ^ Rheindt, F. E. & Hutchinson, R. O., A photoshot odyssey through the confused avian taxonomy of Seram and Buru (Southern Moluccas), in BirdingASIA, n. 7, 2007, p. 18–38.

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