Castello di Alviano

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Castello di Alviano
Il castello e la chiesa dei Santi Pietro e Paolo
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneUmbria
CittàAlviano
Indirizzopiazza Bartolomeo d'Alviano, 10 – 05020 Alviano
Coordinate42°35′15.87″N 12°17′44.25″E / 42.587742°N 12.295626°E42.587742; 12.295626
Informazioni generali
Tipocastello
Stilerinascimentale
Inizio costruzione1490
CostruttoreBartolomeo d'Alviano
Materialepietra e laterizi
Condizione attualesede del municipio, del Centro documentazione audiovisiva sull'Oasi di Alviano, del Museo della civiltà contadina e del Museo multimediale di Bartolomeo d'Alviano e dei condottieri
Proprietario attualecomune
Visitabile
Sito webwww.sistemamuseo.it
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Il castello di Alviano o Doria Pamphili è una rocca situata ad Alviano, in provincia di Terni.

Costruito in epoca rinascimentale su un precedente impianto medievale, in cui convivono le peculiarità della fortezza e della dimora gentilizia, domina l'omonimo piccolo borgo. Legato al nome del condottiero e architetto Bartolomeo d'Alviano, la cui famiglia lo ebbe in feudo, fu acquistato nel 1654 dalla principessa di San Martino Olimpia Pamphili, potente cognata del papa Innocenzo X[1].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Ingresso
Fronte nord
L'arme dei d'Alviano

A pianta trapezoidale, con quattro torri circolari, angolari, bastionate e un cortile rinascimentale, il castello era il centro della contea di Alviano, retta dall'omonima famiglia, a partire dal capostipite Offredo (X secolo), al quale l'imperatore Ottone III di Sassonia conferì l'investitura. Il fortilizio fu radicalmente rimaneggiato, nel 1470, dal capitano di ventura e ingegnere militare Bartolomeo d'Alviano (1455-1515), conte di Alviano, signore di Pordenone (1508-1515), sposo di Bartolomea Orsini e di Pantasilea Baglioni, sorella di Giampaolo, reggente per il figlio Livio.[2]

Bartolomeo vi trascorse brevi periodi (più a lungo, dopo la sua morte, vi soggiornò la seconda moglie Pantasilea, con i figli), ma, ispirandosi all'orsiniano castello di Bracciano, trasformò la poderosa rocca in sontuosa residenza signorile. Non dimenticando, però, le origini marziali del maniero, avviò, ad opera del figlio Bernardino, l'attività di una fonderia di cannoni, assai importante nella zona. Gli Alviano (o Liviani, come volle lo stesso condottiero) ressero la contea fino al 1543, quando la nipote Isabella Cesi la permutò con quella di Acquasparta.[3] Con il passare del tempo la fortezza perse il suo ruolo militare e, passata sotto il dominio dello Stato Pontificio, fu data in locazione, ad uso abitativo, a diverse famiglie come i Clementini e i genovesi Raimondy. Nel 1654 il feudo fu acquistato all'asta da donna Olimpia Maidalchini Pamphili per la somma di 265.000 scudi, congiunta di Innocenzo X e considerata una delle persone più ricche ed influenti dello Stato della Chiesa.[4] La principessa si trattenne per poco nel castello, dato che morì tre anni dopo: preferiva, infatti, il palazzo di San Martino al Cimino, nella cui abbazia fu sepolta. I Doria Pamphili furono intestatari del castello fino al XIX secolo, fin quando il comune di Alviano ne divenne proprietario.[5]

Circondata dal paese, la massiccia rocca fu costruita in considerazione della sua originaria destinazione e struttura, della quale furono impiegati le fondamenta e alcuni torrioni, che dell'asprezza del terreno. Il portale d'ingresso, "sorvegliato" da un leone e da una testa di Medusa in pietra, conduce alla corte su cui si elevano tre piani e l'attico. I singolari personaggi che vi hanno abitato hanno fatto nascere varie storie e leggende tra il popolo alvianese riguardanti il castello.[6][7]

Centro del palazzo è il cortile porticato di gusto prettamente rinascimentale. Da qui si accede a due sale che contengono affreschi frammentari con fregi mitologici e stemmi riferibili, seppur con qualche dubbio, al Pordenone. Nella cappella gentilizia che si apre nel cortile rimangono affreschi con episodi della vita di San Francesco, attribuiti a Giuseppe Bastiani. In una scena si riconosce il volto di Olimpia Maidalchini Pamphili.

Il castello è sede del municipio, e di due musei: il Museo della civiltà contadina ed il Museo dei Capitani di Ventura.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Umbria, p. 576.
  2. ^ Amoni, p.297
  3. ^ Amoni, p. 296
  4. ^ Canonici, Alviano, p. 133
  5. ^ Umbria, p. 577
  6. ^ Amoni, p. 298
  7. ^ Canonici, Bartolomeo d'Alviano, p. 65

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA. VV., Umbria, Touring Club Italiano, Milano 2002.
  • Daniele Amoni, Castelli, Fortezze e Rocche dell'Umbria, Quattroemme, Perugia 1999.
  • Luciano Canonici, Alviano - Una rocca, una famiglia, un popolo, ed. Porziuncola, Assisi 1983.
  • Luciano Canonici, Bartolomeo di Alviano, ed. Porziuncola, Assisi 1991.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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