Bozza:Pietro Stallone

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Pietro Stallone (Bitonto, 4 settembre 1898 - Roma, 29 settembre 1975) è stato un patriota, sindacalista e antifascista italiano. Fu uno dei maggiori protagonisti della resistenza partigiana barese (9 settembre 1943) e fondatore del sindacato postelegrafonico (1 agosto 1943) .

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Gli anni giovanili[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Palombaio da Maria Leonardelli e Michele Stallone, al tempo amministratore delle proprietà agricole della famiglia dei marchesi Sylos. Già a 16 anni si distinse nella lotta per la difesa dei diritti dei braccianti , venendo eletto capo della lega dei contadini di Bitonto , in quanto sin dall’infanzia conobbe le sofferenze in cui versavano i braccianti , generalmente pagati in natura . Avendo avuto la possibilità di studiare presso l’istituto tecnico Sylos, era solito occuparsi della corrispondenza delle famiglie che avevano congiunti emigrati o sotto le armi , collaborando con un suo parente ricevitore postale del paese .

Gli anni delle due guerre mondiali[modifica | modifica wikitesto]

Durante la prima guerra mondiale , nel 1917 , grazie alla conoscenza delle lingue inglese e francese , fu chiamato alle armi per prestare servizio come telegrafista e interprete, nel comando d’armata di Padova come sottotenente . Al termine della guerra venne assunto alle Poste di Foggia e divenne segretario del sindacato dei postelegrafonici CGL. Rifiutò sempre di iscriversi al partito fascista, aderendo invece al partito comunista. Il 28 ottobre 1922 organizzò uno sciopero contro la marcia su Roma , in quell’occasione ci fu un tentativo di occupazione degli uffici da parte degli squadristi che tentarono di assassinarlo, cosa che fu impedita dall’intervento del direttore, degli impiegati e della polizia postale. Questi eventi gli procurarono emarginazioni e persecuzioni, al punto di essere trasferito in numerose sedi disagiate del sud , durante il ventennio. Venne trasferito a Potenza poi a Matera e infine a Milano, quest’ultima grazie alla sua conoscenza del sistema Winstong appresa durante il servizio presso il comando di Padova con i telegrafisti inglesi. A Milano conobbe la moglie Elvira Caldara e nacque il primo figlio nel 1933. In seguito grazie all’intervento dei marchesi Sylos Labini venne trasferito a Bari per amministrare le loro proprietà ed essere impiegato alle poste per dirigere il servizio Winstong. Durante la seconda guerra mondiale prestò servizio all’ufficio postale , avviando un’intensa attività contro il regime e finendo così nel mirino dell’OVRA [1]. In occasione della caduta del fascismo , Il 28 luglio 1943 , a Bari, fu tra gli organizzatori di una manifestazione a favore della scarcerazione di alcuni prigionieri politici , arrestati nel marzo dello stesso anno , in quell’occasione, Il regio esercito e la milizia fascista aprirono il fuoco sul gruppo , causando la morte di 20 persone . La strage è ricordata col nome di eccidio di Bari, il quale fu il primo eccidio di stato . Durante il periodo della liberazione , viaggiando con mezzi di fortuna, riuscì ad organizzare, nel territorio che veniva progressivamente liberato, il sindacato unitario dei postelegrafonici , avvenimento che garantì la rimessa in efficienza di tutti gli impianti distrutti e il regolare funzionamento dei servizi [2]. Il 9 settembre 1943 l’esercito nazista in ritirata , al fine di provocare la paralisi delle comunicazioni del meridione , occupò il porto di Bari, in Bari vecchia, provocando una rivolta popolare. In quell’occasione il generale Nicola Bellomo intervenne con le sue truppe per evitare la distruzione del porto, rimanendo lievemente ferito . In seguito l’esercito della Wermacht intendeva far saltare in aria il palazzo delle poste di Bari ,insieme ad altri impianti strategici, come la stazione ferroviaria , e la sede della radio locale EIAR. Pietro Stallone così organizzò, insieme ai carabinieri e 100 impiegati postali, la difesa del palazzo delle Poste , sparando dai balconi dei palazzi intorno , ferendo e costringendo alla resa 50 soldati nazisti. L’8 settembre, in un momento in cui tutte le autorità del paese fuggivano, il popolo col proprio patriottismo garantì la rinascita della patria , rendendola indipendente dall’occupazione nazifascista [3]. Il 28 e il 29 gennaio del 1944 prese parte al primo congresso del CLN e alla prima assemblea della confederazione generale del lavoro (costituita all’interno del palazzo delle poste), che dette luogo alla ricostituzione della CGIL. Pietro Stallone si battè anche contro le tesi alleate di cedere l’amministrazione postale telegrafica agli inglesi in cambio dei danni di guerra. Contribuì inoltre all’istituzione di un nuovo ministero che si interessasse esclusivamente dei servizi postali, telegrafici telefonici e radiofonici, distaccando le poste dal ministero dei trasporti .

Il dopoguerra[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1948 lasciò il sindacato dei postelegrafonici ed entrò , per volontà di Giuseppe Di Vittorio, nella Segreteria generale della CGIL, come Coordinatore dei sindacati di pubblico impiego. In tale veste contribuì a far diventare impiegato statale tutto il personale giornaliero, diurnista, fuori ruolo e avventizio. Fu ideatore, insieme a Di Vittorio, della pensione sociale, per chi non aveva diritto ad alcun sussidio di sopravvivenza in vecchiaia . Durante il suo mandato continuò a battersi per il diritto alla pensione, per l’aumento delle retribuzioni pensionistiche e l’estensione del diritto all’assistenza malattia per tutti i pensionati. Fu segretario nazionale del sindacato pensionati postali (aderente alla Federazione Italiana dei Pensionati CGIL). Fu inoltre consigliere d’amministrazione dell’ ENPAS, dove , nel 1953, si battè per estendere l’assistenza sanitaria ai dipendenti pubblici non di ruolo . Nel 1950 fece istituire l’assistenza creditizia per i piccoli prestiti e fu promotore della costruzione di una casa di riposo per i pensionati pubblici [4] [5].

La morte[modifica | modifica wikitesto]

Pietro Stallone morì improvvisamente di infarto il 29 settembre 1975 , a seguito di una riunione presso il Ministero del Tesoro, in cui chiese e ottenne l’aumento al 60% della pensione di reversibilità a favore delle vedove e dei figli portatori di handicap .

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria
Ordine di Vittorio Veneto - nastrino per uniforme ordinaria
— 26 maggio 1973

Note[modifica | modifica wikitesto]

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