Bozza:Magna Graecia (rivista)

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La Magna Graecia è stata una rivista di archeologia, storia ed attualità, con ambito di riferimento l’Italia Meridionale, che fu fondata nel 1966 da Gaetano De Santis, detto Tanino [1], giornalista pubblicista, è stato deputato di Storia Patria per la Calabria, nonché membro della Società Archeologica di Atene e della Fondazione per la Cultura Greca (con medaglie di Benemerito della Cultura e dell'Arte del Presidente della Repubblica Italiana e dell'Accademia di Atene, e medaglia d'oro di "Italia Nostra" per la «battaglia» della Sibari arcaica). Sotto l’impulso del suo fondatore, la rivista si diffuse nel corso degli anni presso istituti universitari, organismi storico-archeologici e biblioteche di tutto il mondo (tra le quali, la Biblioteca Nazionale Archeologica di Roma, quella del British Museum di Londra e quella del J. Paul Getty Center di Santa Monica, negli Stati Uniti) per poi terminare le sue pubblicazioni nel 2003.

Storia editoriale[modifica | modifica wikitesto]

Il primo numero della rivista, pubblicato nel settembre 1966, fu preceduto da un periodo, durato circa un paio di anni, di cui è rimasto traccia nell’Archivio di famiglia, nel quale Tanino De Santis andò riflettendo su: quale titolo dare alla rivista; quali avrebbero dovuto essere i suoi specifici ambiti di riferimento; chi avrebbe sostenuto gli oneri di direzione e quali sarebbero state le fonti di finanziamento. Alla fine si decise: il titolo sarebbe stato Magna Graecia (con il dittongo ae); la rivista sarebbe stata una rassegna di archeologia, storia ed attualità, che avrebbe avuto come ambito di riferimento l’Italia Meridionale (soltanto in un secondo momento avrebbe aggiunto, come ambito di interesse, l’arte e, come ambito di riferimento, la Sicilia e la Grecia); sarebbe stato soltanto lui a sostenere con le sue personali risorse l’onere economico che avrebbe comportato l’avvio della rivista (soltanto in un secondo momento le spese sarebbero rientrate, almeno in parte, grazie alle quote degli abbonamenti e a un contributo periodico corrisposto dal Consiglio Nazionale delle Ricerche) e sarebbe stato lui ad assumerne la direzione, anche se si sarebbe avvalso della collaborazione di storici, archeologi e filologi.

Tanino De Santis, per i primi due numeri della rivista (risalenti al 1966), si avvalse di un comitato di redazione (costituito da Michele Amato, Emilio Barillaro, Biagio Cappelli, Virgilio Catalano, Tommaso Pedio, Attilio Pepe, al quale subentrò Giuseppe Rogliano, e Padre Adiuto Putignani).

A partire dal primo numero del 1967, per 20 anni, Tanino De Santis si fece carico anche degli incombenti redazionali.

Nel 1988, in vista della pubblicazione del numero 3-6 relativo al trimestre marzo - giugno, Tanino De Santis ricostituì un Comitato di redazione della rivista, chiamandone a far parte: Paolo E. Arias, Carlo Belli, Luigi Bernabò Brea, Marcello Gigante, Vincenzo La Rosa, Oddone Longo, Franco Sartori e Maria Trojani. Tra questi: Brea, La Rosa, Longo e Trojani continuarono a far parte del Comitato fino alla cessazione della rivista (2003), mentre gli altri lo furono fino alla morte (precisamente: Belli, sino al numero 11-12 del 1990; Arias, sino al numero 2 del 1999; Gigante, sino al numero 1-2 del 2001; Sartori, sino al numero 3-4 del 2002).

Dal numero 3-4 del 1999 (luglio – dicembre) si aggiunsero al Comitato di redazione della rivista: Alberto G. Benvenuti, Antonio Garzya, Pier G. Guzzo, Paola Pelagatti e Attilio Stazio, che a loro volta continuarono ad essere componenti del Comitato fino al 2003, anno in cui Tanino De Santis, sentendo che le forze gli venivano progressivamente meno, decise di terminare la pubblicazione della rivista.

La mission[modifica | modifica wikitesto]

Magna Graecia è stata una rivista di studi antichi, aperta ai diversi problemi archeologici, storici, artistici e culturali, relativi al territorio della Magna Grecia e dell'Ellade, rivolta, al contempo, a sensibilizzare la pubblica opinione verso i problemi della tutela e valorizzazione del patrimonio storico-artistico, naturale e paesistico del Mezzogiorno d'Italia.

Il ruolo svolto dalla rivista Magna Graecia, nei 38 anni della sua esistenza, si trova riassunto in un articolo, pubblicato nel 1975 dal prof. Massimo Pallottino (1909-1995) [2], archeologo e accademico italiano, primo docente di etruscologia della Sapienza di Roma

In tale articolo il Prof. Pallottino – dopo aver premesso che “la nobilissima battaglia combattuta da Tanino De Santis sulle pagine di Magna Graecia in difesa della civiltà della sua terra” meriterebbe di essere “descritta in un documento riassuntivo, quasi in un “libro bianco”, da sottoporre all’attenzione dell’opinione pubblica qualificata non soltanto italiana, ma addirittura europea, come modello di azione spontanea” - individuava e descriveva due fondamentali funzioni che, a suo avviso, nel corso degli anni la rivista aveva finito con l’assolvere:

-quella di essere bandiera di una “continua, fermissima, ostinata vigilanza” in difesa del patrimonio archeologico, artistico e paesaggistico della Calabria; e, sotto questo profilo, osservava: “…mi pare difficile citare  in Italia e fuori d'Italia, un esempio tanto straordinario e significativo di passione e di tenacia individuale, di coraggio civile, di sacrificio economico, dl spregiudicatezza, dl abilità, di trascinante persuasione nel porre un organo dl stampa al servizio esclusivo dell’illustrazione della storia, dell'arte e delle bellezze di un determinato territorio - che nella fattispecie è l'intero Mezzogiorno Italiano -, promovendone ed esaltandone la valorizzazione scientifica e culturale e denunciandone i pericoli di deturpamento e gli scempi in atto dovuti a sfruttamenti privati e pubblici su pretesti sovente pseudo-economici e pseudo-sociali, tanto più pervicaci e mal contrastabili quanto maggiore è la stupidità del depauperamento delle risorse naturali, storico-monumentali e turistiche locali: per cui si rischio di vedere in breve tempo trasformare questi antichi paradisi rivieraschi, agricoli e montani in selve di ciminiera e in baluardi di cemento, emblemi di colonialismo nordico”;

- quella di essere luogo di raccolta di “un massiccio concorso di adesioni e di interessi, da parte degli studiosi, segnatamente archeologi, e degli uomini di cultura “meridionalisti” più famosi, italiani e stranieri”, che l’avevano scelta “come sede di loro vivacissimi ed originali interventi di primizie, relazioni, ipotesi e discussioni”; e, sotto questo secondo profilo, aggiungeva che: “...la storia delle scoperte e degli studi sulla Megna Grecia in questi ultimi anni non potrà farsi, crediamo, senza consultare tutti i numeri di questa rivista, così come non potrebbe, altrimenti, prescindere dalla consultazione degli Atti del Convegni annuali di Taranto; ma con questa differenza: che gli Atti tarantini riflettono più specialisticamente, paludatamente e cautamente i dati acquisiti dell'archeologia e della storia antica megalo-ellenica: laddove in Magna Graecia s'incontrano spesso osservazioni e suggestioni più immediate, spunti più vivaci, arditi ed aggiornati: ciò che è non meno utile - e per certi aspetti forse anche più utile – al processo dinamico dei nostri studi”.

La difesa del patrimonio archeologico della Piana di Sibari[modifica | modifica wikitesto]

Varie ed appassionate furono le “battaglie” culturali, a difesa del patrimonio storico ed archeologico, che Tanino De Santis condusse, a mezzo di Magna Graecia per 38 anni[3].

In particolare, tra tutte, va ricordata la battaglia a difesa del patrimonio culturale, archeologico e paesaggistico della Piana di Sibari.

Questi in breve i fatti.

Fin dal gennaio 1962 Tanino De Santis aveva invocato l’urgente necessità di un Piano regolatore generale a difesa della storica Piana. La proposta, però, non ebbe seguito.

Nel 1964 si progettò il grande porto di Sibari che, per i suoi alti fondali, vicini alla battigia, avrebbe consentito l’attracco di navi giganti; e nella primavera del 1968 incominciarono a circolare notizie di insediamenti petrolchimici nella Piana di Sibari attratti dal costruendo porto.

Dal mese di aprile 1968 Magna Graecia intraprese una campagna di sensibilizzazione [4]

Tuttavia, il Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno il 5 dicembre 1968 diede il via libera agli insediamenti industriali dell’Enel e della Liquigas.

Immediata e vivace fu la reazione di Tanino De Santis su Magna Grecia del gennaio 1969 (Sibari da salvare, 1969, n. 1, p.1).

La situazione si sbloccò per merito del prof. Gabriele Pescatore, presidente della Cassa per il Mezzogiorno, che fermò gli espropri, già in corso di attuazione, dei terreni destinati agli insediamenti dell’Enel e della Liquigas; e fu definitivamente risolta dal Comitato dei ministri per il Mezzogiorno, che nella seduta del 9 aprile 1968 ritornò sulla decisione precedentemente presa.

Fu così che Carlo Belli e Tanino De Santis, nel corso del 1969, poterono stendere su Magna Graecia un bilancio [5], nel complesso positivo, dell’intera vicenda.

Diversi anni dopo il Belli ritornò sulla vicenda nelle sue Passeggiate in Magna Grecia, Costa Viola (pp.76-77).

In questa vicenda “merito di Magna Graecia” fu di “’aver offerto prova documentata circa la sovrapposizione dell’area prevista per l’agglomerato del Nucleo di sviluppo industriale della Piana di Sibari con parte della zona archeologica che custodisce nel suo grembo la Sibari arcaica[6].

E la riprova della validità della campagna intrapresa da Magna Graecia si ebbe il 30 settembre 1969, quando il prof. Foti, all’epoca Soprintendente alle AA. della Calabria, in una memorabile conferenza stampa, svoltasi a Roma, in Palazzo Madama, annunciò la scoperta di Sibari arcaica, gemma della Magna Grecia (proprio nella zona in cui sarebbero dovuti sorgere gli insediamenti) [7].

Collaboratori[modifica | modifica wikitesto]

Tanino De Santis ebbe il merito di aver saputo mantenere le relazioni con gli studiosi [8] che erano entrati in contatto con suo padre (il dott. Agostino De Santis, medico condotto di Francavilla Marittima, che nel 1934 aveva scoperto la necropoli, che riteneva essere quella dell’antica Lagaria); ma ebbe anche il merito di guadagnarsi il favore di una platea sempre più ampia di studiosi del mondo antico, che via via andava conoscendo in occasione dei diversi convegni ai quali partecipava. Questi gli consegnavano, per la stampa, loro scritti o anticipazioni di relazioni, sempre su argomenti pertinenti all’antichità della Magna Grecia.

Nell’ultimo numero di Magna Graecia (p. 21) Tanino De Santis volle riportare i nomi di tutti gli autori di scritti, pubblicati nel corso dei 38 anni di vita della rivista.

Eccoli di seguito indicati per ordine alfabetico:

Dinu Adamesteanu, Francesco Adorno, Luciano Agostiniani, Nereo Alfieri, Martin Almagro Gorbea, Giovanna Alvisi, Helly Anagnostou, Bernard Andreae, Giuseppe Andreassi, Angeliki Andreiomenou, Manolis Andronicos, Paolo E. Arias, Graziano Arrighetti, Ermanno A. Arsian, Riccardo Bacchelli, Caterina Barone, Marcella Barra Bagnasco, Giorgio Bassani, Carlo Belli, Alberto G. Benvenuti, Luigi Beschi, Giuliano Bonfante, Giovanna Bermont Montanari, Maria Bonghi Jovino, Luigi Bernabò Brea, Carlo Bertelli, Giuseppe Berto, Ranuccio Bianchi Bandinelli, Anna M. Bietti Sestieri, Bronislaw Bilinski, Nicola Bonacasa, Umberto Bosco, Angelo Bottini, Cesare Brandi, Maria Bruskari, Walter Burkert, Salvatore Calderone, Giorgio Camassa, Raffaele Cantarella, Biagio Cappelli, Giacomo Caputo, Joseph Coleman Carter, Filippo Cassola, Quintino Cataudella, Lucia Cavagnaro Vanoni, Madeleine Cavalier, Guido Clemente, Oliver C. Colburn, Giovanni Colonna, Giuliano Cremonesi, Mauro Cristofani, Ninina Cuomo di Caprio, John Curtis, Sotiris Dakaris, Francesco D'Andria, Cosimo D'Angela, Giovanni D'Anna, Agatino d'Arrigo, Nevio Degrassi, Ettore M. De Juliis, Juliette de La Genière, Dario Del Corno, Giovanna Delli Ponti, Ernesto De Miro, Giovanna De Sensi Sestito, Carlo de Simone, Carlo Diano, Furio Di Bello, Gennaro D'Ippolito, Carmela A. Di Stefano, Giovanni Di Stefano, Antonino Di Vita, Cesare D'Onofrio, Georgios Dontas, Pietro Ebner, Liliane Ennabli, Roland Etienne, Raffaella Farioli, Silvio Ferri, Graziella Fiorentini, Cosimo D. Fonseca, Lidia Forti, Alfonso Frangipane, Vincenzo Fumarola, Emilio Gabba, Edoardo Galli, Paolo Gambassini, Antonio Garzya, Bruno Gentili, Franco Ghinatti, Piero A. Gianfrotta, Maurizio Giangiulio, Mario Gianoli d'Artogna, Marcello Gigante, Salvatore Giuliani, Fritz Graf, Michel Gras, Paolo Graziosi, Emanuele Greco, Gaetano Greco Naccarato, Pietro Griffo, Alberto Grilli, Giorgio Gualandi, Giorgio Gullini, Pier G. Guzzo, Wolf Dieter Heilmeyer, Jacques Heurgon, Reynold A. Higgins, Gustav René Hocke, Georges L. Huxley, Hans P. Isler, Margherita lsnardi Parente, Stilianos G. Kapsomenos, Klaus Kilian, Ernst Langlotz, Vincenzo La Rosa, Elena Lattanzi, Clelia Laviosa, Maurice Le Lannou, Ettore Lepore, Carlo M. Lerici, Pierre Lévéque, Richard E. Linington, Angelo Lipinsky, Hugh Lloyd-Jones, Luigi M. Lombardi Satriani, Oddone Longo, Felice G. Lo Porto, Fulvia Lo Schiavo, Marianne Maaskant-Kleibrink, Gianfranco Maddoli, Amedeo Maiuri, Eugenio Manni, Grytzko Mascioni, Santo Mazzarino, Alfonso Mele, Alessandra Melucco Vaccaro, Dieter Mertens, Joseph Mertens, Domenico Minuto, Giusto Monaco, Indro Montanelli, Jean Paul Morel, Jean-Marc Moret, Luigi Moretti, Sabatino Moscati, Franco Mosino, Oswyn Murray, Domenico Musti, Maria L. Nava, Bernhard Neutsch, Maria Nystazopoulou Pelekidou, Ricardo Olmos, Erik Ostby, Piero Orlandini, David I. Owen, Antonino Pagliaro, Massimo Pallottino, Arturo Palma di Cesnola, Domenico Pancucci, Venturino Panebianco, Pantos A. Pantos, Franco Panvini Rosati, Maurizio Paoletti, Joannis Papachristodoulou, Semnì Papaspyridi-Karouzou, Adalberto Pazzini, Paola Pelagatti, Renato Peroni, Gilbert C. Picard, Vittore Pisani, Luigi Polacco, Giovanni Polara, Ernesto Pontieri, Angela Pontrandolfo, Jaume Portulas, Adriano Prandi, Francesco Prontera, Giovanni Pugliese Carratelli, Lorenzo Quilici, Hanns-Wolf Rackl, Froelich G. Rainey, David Ridgway, Giovanni Rizza, Francesco P. Rizzo, Martin Roberison, Gianni Roghi, Gerhard Rohlfs, Claude Rolley, Pietro Romanelli, Vincenzo Rotolo, Gregorio E. Rubino, P. Francesco Russo, Dario Sabbatucci, Michael Sakellariou, Enric Sanmartì-Grego, Franco Sartori, Francesco Sbordone, Karl Schefold, Giuseppe Schirò, Margot Schmidt, Giulio Schmiedt, G. Schneider-Herrmann, Isa R. Selimkhanov, Salvatore Settis, Brunilde Sismondo Ridgway, Alastair M. Small, Theodoros G. Spyropoulos, Romolo A. Staccioli, Affilio Stazio, Luigia A. Stella, Sandro Stucchi, Giancarlo Susini, Franco Tassi, Petros G. Themelis, Peter Throckmorton, Santo Tiné, Fernanda Tiné Bertocchi, Giuliana Tocco, Elena Tomasello, Mario Torelli, Arthur D. Trendall, Maria Trojani, Agapitos G. Tsopanakis, Evi Touloupa, Vincenzo Tusa, Aldina Tusa Cutroni, Lucia Vagnetti, Georges Vallet, René van Compernolle, Licia Vlad Borrelli, Panayotis L. Vokotopoulos, Julia Vokotopoulou, Giovanni Volpe, Vera von Falkenhausen, Giuseppe Voza, John B. Ward-Perkins, Edouard Will, Charles K. Williams II, Nicholas Yalouris, Douwe Yntema, Paola Zancani Montuoro, Umberto Zanotti Bianco, Photini Zaphiropoulou, Domenico Zappone, Fausto Zevi, Emilia Zinzi.

L’ultimo numero[modifica | modifica wikitesto]

Già nel 2000 Tanino De Santis – nel pubblicare su Magna Graecia un articolo della studiosa Marianne Maaskant Kleibrink [9] sugli scavi archeologici fino ad allora condotti nell’area di Francavilla Marittima – aveva ritenuto opportuno tornare a pubblicare alcuni passaggi “chiarificatori”, tratti dal suo volume La scoperta di Lagaria (1964), nei quali aveva spiegato “come e quando venne scoperta l’area archeologica di Francavilla Marittima” e si era soffermato sulle due segnalazioni archeologiche, fatte dal Padre nel 1934.

Sugli inizi degli scavi a Francavilla Tanino De Santis volle tornare nel 2003, quando pubblicò l'ultimo numero di Magna Graecia

In detto fascicolo Tanino De Santis raccolse:

- contributi in memoria del Senatore Umberto Zanotti Bianco [10], al quale dedicò il fascicolo;

- “un commosso addio agli indimenticabili Carlo e Paola Belli”;

- un inserto dal titolo “C’era una volta in Sibaritide”.

In sintesi, nell’inserto, Tanino De Santis - dopo una premessa, nella quale si riferiva: a) al leggendario Paolo Orsi, che fu a capo dell’allora Soprintendenza della Sicilia e della Calabria dal 1907 al 1925; b) ad Edoardo Galli, che fu successivamente a capo dell’allora neoistituita Soprintendenza per le Antichità e l’Arte del Bruzio e della Calabria, e c) a Umberto Zanotti Bianco, autore della nota campagna di scavi nella Sibaritide nell’anno 1932 - ripercorreva alcuni momenti fondamentali della sua vita; precisamente:

-la fondazione dell’Associazione Ritorno a Sibari che, anche su iniziativa di suo padre, era stata costituita nel 1959 allo scopo di favorire la valorizzazione storico archeologica della Sibaritide; e la pubblicazione del periodico Sviluppi Meridionali, organo di stampa della Ritorno a Sibari;

-la relazione archeologica del 1934 e le successive segnalazioni, con la quale suo padre, il dr. Agostino De Santis, medico condotto di Francavilla Marittima, per circa un trentennio, aveva riferito all’allora Soprintendenza dell’esistenza di una necropoli antica nei pressi dell’abitato al fine di: a) sollecitare l’inizio di una campagna sistematica di scavi; b) proteggere il patrimonio archeologico dagli atti di sciacallaggio; c) dar conto dei ritrovamenti fortuiti, che si andavano via via verificando nel corso dei lavori agricoli e delle opere di bonifica;

-l’amicizia tra suo padre, Amedeo Maiuri e Paola Zancani Montuoro (questi ultimi due tra i più grandi archeologi italiani del novecento), nonché Carlo Belli (noto giornalista del novecento); in particolare, il prof. Maiuri in un articolo pubblicato sul corriere della sera nel mese di aprile 1961 (quando il padre era ancora vivo) aveva definito suo padre il “medico archeologo”; la Zancani aveva iniziato il suo intervento al Convegno sulla Magna Graecia svoltosi a Taranto nel 1964 (quando il dr. De Santis era morto da circa 3 anni), dicendo che: «Non potrei menzionare le scoperte in quella regione senza rivolgere un grato pensiero alla memoria del dott. Agostino De Santis, le cui preziose informazioni sono state il movente e la base delle ricerche in corso; ed il Belli in un articolo pubblicato su Il tempo riprendeva la tesi, sostenuta dal dr. Agostino De Santis, che nel territorio di Francavilla dovesse essere localizzata l’antica Lagaria»;

- la tesi, sostenuta da suo padre e da lui, che nel territorio di Francavilla dovesse essere localizzata l’antica Lagaria;

- il primo saggio ufficiale di scavo – avvenuto nella primavera del 1959 ad opera di Donna Paola Zancani Montuoro nel territorio di Francavilla, dopo circa un trentennio di insistenti richieste.

In definitiva, l’inserto “C’era una volta in Sibaritide”, costituisce una sorta di testamento spirituale, nel quale Tanino De Santis, nel pubblicare l’ultimo numero della rivista, ha voluto riproporre, a mò di accorato commiato, «le misconosciute vicende delle prime scoperte archeologiche operate nella leggendaria Sibaritide, che vanno lette e tramandate come la favola più bella divenuta al fine realtà nell'ultimo Novecento Calabrese».

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Tanino de Santis (Francavilla Marittima, 1928 – Cosenza, 2013), giornalista pubblicista, è stato deputato di Storia Patria per la Calabria, nonché membro della Società Archeologica di Atene e della Fondazione per la Cultura Greca (con medaglie di Benemerito della Cultura e dell'Arte del Presidente della Repubblica Italiana e dell'Accademia di Atene, e medaglia d'oro di "Italia Nostra" per la «battaglia» della Sibari arcaica).
  2. ^ PALLOTTINO M., Un libro bianco su “Magna Graecia”, in Magna Graecia, 1975, n. 1-2, p. 2
  3. ^ Tra le altre: quella in favore del santuario di Punta Alice (Lo scandalo di Punta Alice. Lettera aperta al ministro Misasi, in Magna Graecia, 1970, nn. 3-4-5, pp. 1 e 2); quella contro le distruzioni operate a Crotone (Crotone. Cronache di un accordo, in Magna Graecia, 1973, n. 9-19, pp. 12, 15-19); quella contro gli abusi edilizi perpetrati lungo le ridenti costiere calabre (Riviera Calabra Addio, in Magna Graecia, 1970, n.9-10, p. 3); quella in difesa degli uliveti ed agrumeti della Piana di Gioia Tauro e Rosarno – dove giacciono i resti dell’antica Medma e dove stava per iniziare una indiscriminata industrializzazione. A motivo di detta ultima “battaglia”, nel 1973, il prof. Carlo Diano Diano (Vibo Valentia, 16/2/1902 – Padova, 12/12/1974) dedicò a Tanino De Santis un epigramma in greco, poi pubblicato su Magna Graecia, nel primo numero del 1975 (sullo stesso numero e nello stesso contesto compaiono altresì – p. 3 - alcuni versi sulla Calabria dedicati a Tanino De Santis da Anna Massera). Carlo Diano e Tanino De Santis si erano conosciuti agli inizi degli anni 60, in occasione di uno dei primi convegni sulla Magna Grecia: i due – come scrisse il prof. Diano in un verso, scritto in greco e regalato all’amico (oggi custodito nell’Archivio di Famiglia) – avevano in comune di essere «amanti delle cose che non sono più, ma non delle cose che non sono».
  4. ^ BELLI C., De profundis per Sibari, 1968, n. 2, p. 1; DE SANTIS T., Nubia si, Sibari no?, 1968, n. 3, p. 1; ID., A Sibari stavolta vincerà Golia, 1968, n. 4, p. 11; ID., Un’onta incancellabile. Studiosi di tutto il mondo, recentemente convenuti a Taranto, stigmatizzano la manomissione del patrimonio archeologico e naturale nella storica Piana di Sibari, 1968, n. 5, p. 1; ID., Sibari escalation, 1968, n. 6, p. 10.
  5. ^ BELLI C., Conclusa la battaglia per Sibari. Ricorso al buon senso dopo la sagra della demagogia, 1969, n. 2, p. 1; DE SANTIS T., Sibari non si tocca, 1969, n. 5, p. 1.
  6. ^ GRECO-NACCARATO, Cattedrali su Sibari antica, Roma, 1970, p. 52. Nel libro viene ripercorsa e documentata l’intera vicenda, che ebbe risvolti politici nazionali ed eco nella stampa, nazionale ed internazionale, anche con intervento dell’UNESCO. Sul ruolo svolto da Tanino De Santis a difesa del territorio dell’antica Sibari, Cfr. anche MOSCATI S., Italia sconosciuta, Milano, 1971, pp. 42-43; nonché BERTO G., La civiltà scomparsa, in Intorno alla Calabria, Vibo Valentia, 1977.
  7. ^ Secondo VISTOLI, Tanino De Santis e Umberto Zanotti Bianco pro Sibari, op. cit., p. 29, agli inizi degli anni 60 «rimase sulla breccia a combattere – al solito – come un leone contro l’incipiente industrializzazione della Grande Valle (ex lege 29 luglio 1957, n. 634), il solo Tanino De Santis». Tuttavia, lo stesso Tanino De Santis (in Magna Graecia, 1969, n. 2, p. 3) esprimeva «un pubblico ringraziamento» a Carlo Belli (indicandolo come «il magnifico alfiere» della battaglia condotta dalla rivista) e sentiva il dovere di ricordare «l’amico Gaetano Greco-Naccarato, perché, pur lontano dalla propria terra, è stato tra i pochi, i pochissimi calabresi a voler appoggiare validamente, con i suoi scritti, le nostre tesi per un armonico sviluppo della Sibaritide, all’insegna di scelte prioritarie di ordine culturale». E lo stesso Tanino De Santis era solito ricordare con soddisfazione il prezioso aiuto che alla difesa dell’antica Sibari giunse nel settembre 1968 dall’VIII Convegno Internazionale di Studi sulla Magna Grecia (Taranto), che si concluse con l’approvazione, all’unanimità e per acclamazione, di una mozione, nella quale i duecento firmatari «richiama(va)no le autorità responsabili al rispetto della Costituzione italiana e dei doveri di civiltà, invitandole a riprendere immediatamente in esame il problema, per cercare altrove possibilissime situazioni atte a favorire l’auspicabile sviluppo industriale del Mezzogiorno».
  8. ^ Tra tutti, in particolare, Paola Zancani Montuoro, Umberto Zanotti Bianco, Amedeo Maiuri e Carlo Belli.
  9. ^ KLEIBRINK MAASKANT MARIANNE, Enotri, greci e i primi culti nell’”Athenaion” a Francavilla Marittima, in Magna Graecia, 2000, n. 1-2, p. 18-30. Secondo Tanino De Santis, si trattava di un “magnifico resoconto” che non soltanto rappresentava il più aggiornato compendio fino ad allora apparso sull’argomento ma anche concorreva «efficacemente a fare il punto sui problemi relativi all’annosa e dibattuta questione dell’attribuzione del sito dell’antica Lagaria». La Kleibrink (che è nata nel 1936 a Leida) è stata professoressa di Archeologia Classica e di Numismatica Antica all’Università di Groningen, dove fu anche preside della facoltà di lettere.
  10. ^ Il dr. Agostino De Santis con missiva 7 aprile 1954 riferiva al Soprintendente Iacopi di avere già interessato, sin dal luglio 1952, il Senatore Zanotti Bianco, che gli aveva assicurato il suo aiuto (per la ripresa degli scavi, ndr). E, nell’Archivio di famiglia si conserva l’originale della lettera manoscritta che il Senatore Umberto Zanotti Bianco inviò al dr. De Santis il 22 aprile 1959, rispondendo a precedente missiva. Dopo la morte del padre, Tanino De Santis – che nel 1968 avrebbe anche vinto il Premio Giornalistico Nazionale Zanotti Bianco – continuò a coltivare i contatti con l’illustre archeologo (che morì a Roma il 28 agosto 1963).