Basilica di Sant'Ambrogio (Pavia)
Basilica di Sant'Ambrogio | |
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Stato | Italia |
Regione | Lombardia |
Località | Pavia |
Religione | cattolica di rito romano |
Titolare | Ambrogio di Milano |
Diocesi | Pavia |
Inizio costruzione | VII secolo |
La basilica di Sant'Ambrogio (basilica beati Ambrosii confessoris) era una basilica di Pavia, fondata dal re dei Longobardi Grimoaldo nel VII secolo[1] poi distrutta. Grimoaldo stesso fu lì sepolto.[2]
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Fu fondata a Pavia (entro le sue mura),[2] capitale del Regno longobardo, da re Grimoaldo poco prima (dudum) della sua morte, avvenuta nel 671, e accolse la sepoltura dello stesso sovrano.[1][2] La fondazione di una basilica intitolata a sant'Ambrogio, duro oppositore dell'arianesimo, da parte di un sovrano ariano come Grimoaldo suscita problemi storiografici; sebbene sia stata avanzata l'ipotesi di una conversione del re al cattolicesimo negli ultimi anni di regno, l'assenza di altre conferme e il fatto stesso che Paolo Diacono, sempre attento a esaltare - quando possibile - la fede cattolica dei suoi re, non dica nulla di esplicito a tale proposito inducono la storiografia a estrema prudenza[3].
Nel 1784, in base alle disposizioni sulle opere pie emanate dall'imperatore Giuseppe II, la basilica fu sconsacrata e nel 1786 fu trasformata in abitazione privata. Dell'edificio è conservato un pilastro inserito in una casa in via Capsoni[4].
Architettura[modifica | modifica wikitesto]
A Pavia esistettero due chiese intitolate a sant'Ambrogio: Sant'Ambrogio Maggiore (o de Curti Archiepiscopi) e Sant'Ambrogio Minore. La prima sorgeva nel rione di Porta San Pietro al Muro, mentre la seconda era presso la basilica di San Michele Maggiore. Non è chiaro a quale delle due corrispondesse l'edificio di fondazione longobarda: anche se maggioritaria è l'identificazione con Sant'Ambrogio Minore, non sono mancate ricostruzioni che privilegiavano invece Sant'Ambrogio Maggiore[5].
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ a b Paolo Diacono, Historia Langobardorum, V, 33; cfr. Scheda Grimoaldo in Le sepolture regie del regno italico (secoli VI-X), su sepolture.storia.unipd.it. URL consultato il 2 agosto 2009 (archiviato dall'url originale il 22 luglio 2011).
- ^ a b c Paolo de Vingo, Le forme di rappresentazione del potere e le ritualità funerarie aristocratiche nel regno longobardo in Italia settentrionale, in Acta Archeologica Academiae Scientiarum Hungaricae, 2012, n. 63.
- ^ Lida Capo, Commento a Paolo Diacono, Storia dei Longobardi, p. 552.
- ^ Liutprand - Associazione culturale, su www.liutprand.it. URL consultato il 6 febbraio 2023.
- ^ Alberto Arecchi, I mausolei dei re longobardi a Pavia, pp. 24-27 [collegamento interrotto], su books.google.it. URL consultato il 2 agosto 2009.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
Fonti primarie[modifica | modifica wikitesto]
- (LA) Paolo Diacono, Historia Langobardorum, in Georg Waitz (a cura di), Monumenta Germaniae Historica, Hannover, 1878, Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum saec. VI–IX, 12–219. Trad .it: Paolo Diacono, Storia dei Longobardi, a cura di Lidia Capo, Milano, Lorenzo Valla/Mondadori, 1992, ISBN 88-04-33010-4. Testo disponibile su Wikisource.
Letteratura storiografica[modifica | modifica wikitesto]
- Lidia Capo, Commento, in Paolo Diacono, Storia dei Longobardi, Milano, Lorenzo Valla/Mondadori, 1992, ISBN 88-04-33010-4.
- Alberto Arecchi, I mausolei dei re longobardi a Pavia, Pavia, Liutprand, 2006, ISBN 88-8483-496-1.