Bardana (reato)

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Murales ad Alà dei Sardi in ricordo dell'ultima bardana del 1870

La bardana (in lingua sarda dal germanico gualdana o waldana)[1][2] fu un reato diffuso in Sardegna nell'Ottocento.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Consisteva in una vera e propria cavalcata di decine di uomini armati che di notte convergevano su un villaggio, o un ricco stazzo, per rapinare la casa di uno o più possidenti, non il villaggio[3], uccidendo chi si opponeva.[4]

Giunti nei posti prescelti, il capo (su bardaneri) faceva l'appello assicurandosi dell'identità dei componenti del gruppo. Se qualcuno mancava all'appuntamento, la bardana non aveva luogo come anche non veniva mai eseguita - per puro pregiudizio - di venerdì.[5]

Talvolta le spedizioni erano composte da 50 oppure da 100 persone, provenienti da paesi anche molto lontani tra loro. Ben organizzati e determinati, seguendo precisi ordini, i vari gruppi si concentravano sul calar della notte nei dintorni del villaggio per poi muovere all'assalto sparando e uccidendo. Mentre assediavano la caserma dei carabinieri, gruppi scelti attaccavano le case delle vittime designate, di solito i maggiorenti dell'abitato. L'azione si concludeva con la fuga e ognuno rientrava nella propria casa dopo la spartizione del bottino.[6]

Pressoché esclusive della Sardegna e molto frequenti in Barbagia e Gallura, verso la fine dell'Ottocento attraverso le "bardane" si portava a termine ogni forma di grassazione. Terminata la spedizione i componenti ritornavano al loro normale mestiere quotidiano conducendo una vita pacifica.[7]

Non veniva costituita un'associazione per delinquere a carattere stabile, ma a carattere transitorio e questo tipo di reato veniva consumato a causa della mancanza o grave carenza di istituzioni statali a salvaguardia delle popolazioni civili. Con il progressivo rafforzamento delle forze dell'ordine italiane in Sardegna, all'inizio del Novecento le "bardane" tradizionali furono sostituite dai malavitosi con gli assalti alle auto e alle corriere.[7]

Lo studioso Umberto Cardia definisce la bardana come: un'irruzione nelle pianure di popolazioni montanare delle Barbagie, mosse dal bisogno di pascoli e di cereali, spedizioni che sottendono tattica e strategia di guerra e non vanno semplicisticamente interpretate come operazioni di rapina.[8]

L'editto delle chiudende piemontese fu recepito dai sardi come un'ingiustizia storica e fu una delle cause del banditismo, una rivolta armata contro quella che venne definita una prepotenza a danno dei pastori e dei contadini da parte dalle classi più agiate.[9]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ [1], fonte: Dizionario etimologico online.
  2. ^ [2], fonte: Vocabolario Treccani.
  3. ^ Brigaglia, Manlio., Storia della Sardegna. 4, Dal 1700 al 1900, vol. 4, Laterza, 2002, ISBN 8842106828, OCLC 889216674. URL consultato il 19 maggio 2019.
  4. ^ Copia archiviata, su carabinieri.it. URL consultato il 10 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 9 ottobre 2008)., fonte: La guerriglia dei pastori su Carabinieri.it.
  5. ^ Paola Sirigu, Il codice barbaricino, pag 85. Ed. La Riflessione, 2007
  6. ^ AA.VV, La società in Sardegna nei secoli, lineamenti storici. Natale Sanna, Dal 1870 alla Prima guerra mondiale, pag 245. Ed. ERI, Torino 1967.
  7. ^ a b [3], fonte: Maria Silvia Todde, Banditesse in Sardegna: il fenomeno del banditismo al femminile, pag 8
  8. ^ [4], fonte:Federico Francioni, recensione al libro di Gianni Fresu La prima bardana
  9. ^ Copia archiviata, su regione.sardegna.it. URL consultato il 10 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 10 giugno 2015)., fonte: Gianni Fresu, La prima bardana.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gianni Fresu, La prima bardana, modernizzazione e conflitto nella Sardegna dell’Ottocento, Cagliari, CUEC, 2011, ISBN 978-88-8467-682-5.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]