Antonio I Moncada

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Antonio Moncada Abbate
II Conte di Adernò
Conte di Asaro
Stemma
Stemma
In carica1393-1415
Investitura7 luglio 1393
PredecessoreMatteo I Moncada
SuccessoreGiovanni Moncada Alagona
Altri titoliBarone di Miserendino e di Castronovo, Signore di Centuripe
Morte1415
DinastiaMoncada di Sicilia
PadreMatteo I Moncada
MadreAllegranza Abbate Arbes
ConsorteAgata Chiaramonte Ventimiglia
ReligioneCattolicesimo

Antonio Moncada Abbate, conte di Adernò (... – 1415), è stato un nobile, politico e militare italiano del XIV e del XV secolo.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque da Matteo, conte di Agosta, e dalla di lui seconda moglie Allegranza Abbate d'Arbes dei signori di Favignana. Nel 1359, il padre lo creò Conte di Adernò in base al testamento da lui redatto in quell'anno[1], ma del titolo ne prese possesso il 7 luglio 1393, quando ne ricevette ufficiale investitura da parte di re Martino I di Aragona al termine della lunga lite per la successione tra il Conte di Agosta e i suoi cugini Peralta, in quanto eredi di Matteo Sclafani.[2] Nel 1368, gli fu concesso il titolo di Conte di Asaro.[3]

Avviato alla carriera militare fin da giovane, nel 1364 fu nominato dal re Federico III di Sicilia, gonfaloniere del Regno.[4][5] Per i servigi militari resi alla Corona aragonese, nel 1392 fu nominato siniscalco del Regno, investito del titolo di barone di Miserendino, e nominato governatore militare di Trapani.[6][5] Tali titoli gli furono in seguito confiscati a causa della sentenza di fellonia che colpì il fratello maggiore Guglielmo Raimondo Moncada, conte di Agosta. Antonio riuscì successivamente a recuperarli grazie alla sua amicizia con il re Martino I di Sicilia[3], e nel 1398, gli fu concessa anche la terra di Castronovo.[6]

Nominato comandante generale delle armi del Regno nel 1410[7], assieme al nipote Giovanni Moncada Alagona, andò in soccorso della regina Bianca di Navarra, vedova del Re Martino e reggente del Regno di Sicilia, assediata dalle truppe ribelli guidate da Bernardo Cabrera, Gran giustiziere del Regno. Soccorse e difese personalmente la Regina Bianca nel 1411, quando costei si trovava all'interno del Palazzo reale di Palermo.[8]

Sposò la nipote Agata Chiaramonte Ventimiglia, figlia di Matteo conte di Modica, da cui non nacquero eredi.[9][6] Morto nel 1415, quando era ancora in vita, per testamento nominò suo erede al titolo di Conte di Adernò il nipote Giovanni, figlio del fratello maggiore Guglielmo Raimondo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Lengueglia, p. 235.
  2. ^ A. Marrone, Repertorio della feudalità siciliana (1282-1390), in Mediterranea : ricerche storiche. Quaderni vol. 1, Associazione Mediterranea, 2006, p. 290.
  3. ^ a b Enciclopedia.cat.
  4. ^ Lengueglia, p. 236.
  5. ^ a b Spreti, p. 636.
  6. ^ a b c Lengueglia, p. 246.
  7. ^ Lengueglia, p. 252.
  8. ^ Lengueglia, p. 255.
  9. ^ Lengueglia, p. 264.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • G. A. della Lengueglia, Ritratti della prosapia et heroi Moncadi nella Sicilia, vol. 1, Valenza, Sacco, 1657.
  • F. M. Emanuele Gaetani, marchese di Villabianca, Della Sicilia nobile, vol. 1, Palermo, Stamperia de' Santi Apostoli, 1754.
  • V. Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, vol. 5, Bologna, Forni, 1981.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]