Antinoo Mondragone

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Antinoo Mondragone
Autoresconosciuto
DataII secolo d.C.
Materialemarmo
Dimensioni95×37 cm
UbicazioneMuseo del Louvre, Parigi

L'Antinoo Mondragone è la scultura di una testa alta 95 cm e largo 37 costituita da un unico blocco di marmo bianco; rappresenta l'iconografia di Antinoo, il ragazzo amato dall'imperatore romano Adriano e da questi portato in apoteosi dopo la sua morte, avvenuta nel 130 d.C. per annegamento sul fiume Nilo. È conservata nel Louvre.

Storia e descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il soggetto può essere facilmente identificato dalle peculiari caratteristiche di tutte le sue raffigurazioni: sopracciglia striate, labbra carnose, espressione accigliata e quasi cupa con torsione della testa in basso verso destra, il che ricorda molto la statua di Athena Lemnia; mentre la pelle liscia e fortemente elaborata e l'acconciatura dei capelli è del tutto simile alle immagini ellenistiche di Dioniso e Apollo.

Faceva originariamente parte di un'immagine di culto o idolo, oppure di un acrolito colossale, utilizzato per il culto rivolto al ragazzo-dio; 31 fori di tre differenti dimensioni servivano probabilmente per il fissaggio di un oggetto sul suo capo, forse una corona dionisiaca o un ureo di metallo, avorio o pietra colorata. Negli occhi dovevano essere inserite delle pupille di marmo e pietre dure.

I resti sono stati ritrovati a Frascati tra il 1713 e il 1729 e subito inseriti come parte della collezione Borghese a Villa Mondragone. Johann Joachim Winckelmann ne fece presto conoscere la testa al grande pubblico, lodandola nella sua "Storia dell'arte antica", definendola gloria e corona dell'arte di quest'età, di una freschezza immacolata che pare provenire direttamente dalle mani dell'artista[1].

Profilo destro.

«La testa colossale di Mondragone è sì intera che sembra ora uscita dalle mani dello scultore, e sì bella che io non credo di troppo dire, se la chiamo, dopo l’Apollo di Belvedere e ’l Laocoonte, il più bel monumento dell’arte che siaci rimasto. Se fosse permesso averne copia in gesso, dovrebbe l’artista studiarlo come uno de’ più sublimi modelli di beltà; poiché le forme colossali, richiedendo un grande artefice, il quale sappia per dir così oltrepassare i limiti della natura, ci danno una prova dell’abilità del disegnatore, senza tuttavia perdere ne’ grandi contorni la morbidezza e ’l dolce passaggio da una all’altra forma. Oltre la bellezza delle sembianze i capelli sono in tal maniera lavorati, che nulla v’è di simile in tutti gli avanzi dell’antichità. Ho parlato altrove degli occhi incastrativi»

Nel 1807 è stato acquisito dall'imperatore dei francesi Napoleone Bonaparte, assieme a gran parte delle collezioni appartenenti alla famiglia Borghese e alle altre opere oggetto di spoliazioni napoleoniche. Ne venne in seguito aggiunto provvisoriamente uno strato di cera marrone per darne una finitura opaca, assieme ad un nuovo strato di gesso attorno alla base del collo per darne l'apparenza di un busto completo; entrambi furono poi rimossi durante i lavori di restauro e pulizia.

Primo piano

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Nella pubblicazione postuma della storia di Winckelmann tradotta in italiano con appunti di Carlo Fea, "Storia delle Arti del Disegno Presso Gli Antichi" Roma, 1783-1784, è stato descritto nel vol. II, p 386

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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