Antinoo Capitolino

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Antinoo
Autoresconosciuto
Datacopia di scultura del II sec.
Materialemarmo
UbicazioneMusei capitolini, Roma

L'Antinoo Capitolino è una statua in marmo che rappresenta un giovane nudo maschile.

Storia e descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Trovata a Villa Adriana a Tivoli[1] durante il periodo in cui il conte Giuseppe Fede - nobile collezionista ed archeologo - stava intraprendendo i primi scavi concertati del sito[2]. Acquistata inizialmente dal cardinale Alessandro Albani[3], mecenate d'arte tra i maggiori del periodo, sembra esser stata per i contemporanei l'autentica attrazione della sua collezione[4].

Primo piano del volto.

Nel 1733 la statua viene acquisita da papa Clemente XII, andando così a formare il nucleo dei Musei Capitolini a Roma ove si trova tuttora. La gamba ed il braccio sinistro, col gesto retorico della mano, sono stati integrati successivamente ad opera di Pietro Bracci[5]. Per tutto il XVIII secolo è stata considerata essere come una delle più belle copie romane di scultura greca esistenti[6].

Faceva parte del bottino artistico di Napoleone Bonaparte secondo il trattato di Tolentino del 1797; è rimasto a Parigi fino al 1815, quando ritornò a Roma dopo la caduta dell'imperatore dei francesi.

Identificazione[modifica | modifica wikitesto]

Si è subito pensato potesse rappresentare Antinoo, l'amante adolescente dell'imperatore romano del II secolo Adriano; questo per il volto carnoso, i capelli ricci, il torace ampio e l'aspetto come abbattuto, generalmente inteso come malinconico ed assente. In parte a causa proprio della differente pettinatura rispetto agli altri ritratti-tipo di Antinoo è ora considerato[7] come l'esser una copia romana di età imperiale di una statua greca di Ermes, anche se il nome della scultura è rimasto quello originale; un tal cambiamento di identificazione era già incorso ai tempi dello scrittore britannico Augustus Hare alla fine dell'800, come osserva egli stesso nelle sue "Passeggiate a Roma"[8].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La provenienza e la descrizione della statua proviene da Museo Capitolino, o sia descrizione delle statue (Rome 1750), a cura di Giovanni Pietro Lucatelli, con note di Francis Haskell e Nicholas Penny, Taste and the Antique: The Lure of Classical Sculpture 1500-1900 (Yale University Press) 1981:143.
  2. ^ Già nel 1724, il Conte Giuseppe Fede aveva iniziato a comprare appezzamenti di terreno della zona in cui si trovava la villa di Adriano, suddivisa all'epoca tra una moltitudine di proprietari; per la fame e reputazione precoce dell'"Antinoo Capitolino", vedi Haskell e Penny 1981: cat. no 5, pp 143f, and passim
  3. ^ Quando fu inventariato nella collezione del Cardinal Albani dallo scultore Agostino Cornacchini, venne immediatamente considerato come uno dei pezzi antichi più preziosi (nota Haskell e Penny 1981:144.
  4. ^ Haskell and Penny's phrase, (1981:64) affermazione basata su testimonianze dei contemporanei, pubbliche e private.
  5. ^ Haskell and Penny 1981:143.
  6. ^ "Edmund Burke, nella sua Inchiesta (1756) più interessato al sublime che non alla grazia, mette a fuoco la nostra idea in rapporto alla bellezza dei movimenti e degli atteggiamenti in modo che non trapeli mai alcuna ombra di difficoltà o sforzo, che sappia comunicare, invece, un senso di facilità, delicatezza, armonia (capp. III, XXII). Sentiamo quasi ritornare quell'impronta di speciale «sprezzatura» di cui abbiamo parlato citando Castiglione. Gli esempi di Burke sono la Venere de' Medici e l’Antinoo": R. Milani, I volti della grazia. Filosofia, arte e natura, Bologna, Il Mulino, 2009, p. 188.
  7. ^ Ad esempio in Wolfgang Helbig, Führer durch die öffentlichen Sammlungen klassischer Altertümen in Rom 1963-72, II:230f.
  8. ^ A.J.C. Hare, Walks in Rome (1900), also cited in Familiar Allusions

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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