Ammospermophilus interpres

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Citello antilope del Texas
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseMammalia
OrdineRodentia
SottordineSciuromorpha
FamigliaSciuridae
SottofamigliaXerinae
TribùMarmotini
GenereAmmospermophilus
SpecieA. interpres
Nomenclatura binomiale
Ammospermophilus interpres
(Merriam, 1890)
Areale

Il citello antilope del Texas (Ammospermophilus interpres (Merriam, 1890)) è uno scoiattolo appartenente al genere dei citelli antilope (Ammospermophilus). È diffuso dal sud del Nuovo Messico e dal Texas al nord del Messico.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il citello antilope del Texas raggiunge una lunghezza testa-tronco di circa 22-23,5 centimetri, ai quali si aggiungono 6,8-8,4 centimetri di coda, e un peso compreso tra 99 e circa 122 grammi.[2] Il dorso è di colore grigio-marrone, intervallato da parti marroni nella zona della testa e delle zampe posteriori. Sui lati del corpo c'è un'unica e distinta linea bianca sottile parallela alla colonna vertebrale. Il lato ventrale è bianco. La coda è da scura a grigio-nera nella parte superiore e bianca con due bande nere su quella inferiore.[2]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Il citello antilope del Texas è presente dal sud del Nuovo Messico e dal Texas al nord del Messico negli stati di Chihuahua, Coahuila e Durango.[2][1]

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Il citello antilope del Texas vive negli habitat rocciosi delle regioni montuose del deserto e dei loro dintorni. Si incontra principalmente in aree desertiche, praterie e boschi di ginepro e altri arbusti con substrato roccioso.[2]

Sono animali diurni attivi tutto l'anno, ma nei periodi invernali molto freddi vanno in letargo nelle loro tane e accumulano riserve di grasso nel tardo autunno. Vivono sul terreno, ma sanno arrampicarsi molto bene e visitano i cespugli che crescono nel loro habitat in cerca di cibo. Sono onnivori e si nutrono soprattutto di semi, cactus e parti verdi delle piante, oltre che di insetti.[2] Vivono in tane poco profonde e poco appariscenti, che non si spingono mai oltre un metro di profondità e sono prive di monticelli di terra in prossimità dell'entrata; spesso vengono scavate in zone ricoperte da pietre e cespugli. In alcuni casi utilizzano come riparo anche le fessure tra le rocce. All'interno della tana, una camera viene generalmente adibita a camera nido e rivestita con materiali morbidi. Le densità di popolazione sono generalmente basse. Questi animali si muovono velocemente e difficilmente rimangono fermi; possono fermarsi solo un po' in posizioni elevate come un posatoio su un cespuglio, un cactus o una collinetta. Quando corrono, tengono la coda arrotolata sulla schiena. Quando si sentono minacciati, emettono un trillo lungo, decrescente e acuto.[2]

La stagione degli amori, che ha luogo una sola volta all'anno, inizia alla fine di febbraio. I piccoli - mediamente 5-14 per cucciolata - nascono nella tana dopo un periodo di gestazione di 30 giorni. Se le temperature sono miti, possono esservi anche due cucciolate all'anno. I giovani di solito lasciano la tana materna ad aprile.[2]

Come altri citelli, il citello antilope di Harris è una potenziale preda per volpi, coyote, procioni, piccoli felini, uccelli rapaci e serpenti.[2]

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Il citello antilope del Texas viene classificato come specie indipendente all'interno del genere Ammospermophilus, che comprende quattro specie.[3][2] La prima descrizione scientifica venne effettuata nel 1890 da Merriam sulla base di individui provenienti da El Paso, nella contea omonima in Texas.[3][4] Nel 1905 la specie venne trasferita da Vernon Orlando Bailey nel genere Ammospermophilus, istituito da Merriam nel 1862.[4]

Oltre alla forma nominale, non ne vengono riconosciute sottospecie.[2]

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

Il citello antilope del Texas viene classificato dall'Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN) come «specie a rischio minimo» (Least Concern). Tale status trae giustificazione dall'areale relativamente ampio, dalla presunta grande entità degli effettivi e dal declino relativamente basso delle popolazioni.[1] La densità di popolazione negli Stati Uniti è bassa; in Messico la specie è relativamente comune negli habitat a lei adatti.[1]

L'uccisione accidentale mediante trappole e veleni contro gli animali nocivi è considerata la principale fonte di pericolo negli Stati Uniti.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e (EN) Timm, R., Álvarez-Castañeda, S.T., Castro-Arellano, I. & Lacher, T. 2016, Ammospermophilus interpres, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ a b c d e f g h i j Richard W. Thorington Jr., John L. Koprowski e Michael A. Steele, Squirrels of the World, Baltimora (MD), Johns Hopkins University Press, 2012, pp. 252-253, ISBN 978-1-4214-0469-1.
  3. ^ a b Don E. Wilson e DeeAnn M. Reeder (a cura di), Ammospermophilus interpres, in Mammal Species of the World. A taxonomic and geographic Reference, vol. 2, 3ª ed., Baltimora (MD), Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
  4. ^ a b Troy L. Best, Cynthia L. Lewis, Katherine Caesar e Amy S. Titus, Ammospermophilus interpres (PDF), in Mammalian Species, vol. 365, 1990, pp. 1-6. URL consultato il 6 novembre 2021 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2016).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Troy L. Best, Cynthia L. Lewis, Katherine Caesar e Amy S. Titus, Ammospermophilus interpres (PDF), in Mammalian Species, vol. 365, 1990, pp. 1-6. URL consultato il 6 novembre 2021 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2016).
  • Richard W. Thorington Jr., John L. Koprowski e Michael A. Steele, Squirrels of the World, Baltimora (MD), Johns Hopkins University Press, 2012, pp. 252-253, ISBN 978-1-4214-0469-1.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Gabriel Tamaska, Ammospermophilus interpres, su Animal Diversity Web, University of Michigan Museum of Zoology. URL consultato il 9 maggio 2016.
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