Alex Randolph

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Alex Randolph mentre gioca a Twixt

Alex Randolph (4 maggio 1922Venezia, 27 aprile 2004) è stato un autore di giochi statunitense, inventore di oltre un centinaio di giochi da tavolo tra cui Twixt, Fantasmi, Sagaland, Inkognito, Il gioco dei gatti (Hol's der Geier)[1].

Grazie alla popolarità dei suoi giochi riuscì ad imporre la citazione del suo nome sulla confezione, aprendo la strada anche agli altri autori di giochi[2].

Vita[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di madre americana e padre russo, nacque in un paese nei pressi di Brno in Cecoslovacchia, dove si trovavano i genitori dopo non essere riusciti a entrare in Russia[1][3]. Ha passato i primi anni della vita a Venezia e all'età di dieci anni fu inviato in un collegio svizzero a Champéry[1].

Parlava fluentemente tedesco e italiano imparati da una babysitter austriaca e mentre era al collegio studiò anche francese e spagnolo, studiò letteratura tedesca e filosofia[4][1].

La famiglia tornò nel Colorado nel 1938[1]. Durante la seconda guerra mondiale lavorò come addetto alla decrittazione di codici e messaggi[1]. Per un certo periodo il suo gruppo fu in contatto radio con i partigiani jugoslavi di Tito, con cui giocò a scacchi via radio[5].

Dopo la guerra lavorò nell'industria pubblicitaria, ma aveva la passione di sviluppare giochi nel tempo libero, anche se non credeva che potessero essere venduti. Nel 1959 un agente di vendita notò appeso nell'ufficio di Randolph Pan-kai, un gioco in cui si devono disporre dei pentamini su una griglia 10x10, e si propose con successo per piazzarlo.[6]. Pankai non ebbe un gran successo di vendita, ma comunque Randolph aveva scoperto che i suoi giochi potevano essere venduti[6].

All'inizio degli anni sessanta fu assunto alla 3M come autore di giochi. La 3M aveva deciso di produrre una linea di giochi di strategia per adulti e produceva oltre a giochi da tavolo tradizionali (come gli scacchi o il backgammon), anche una linea di giochi da tavolo originali, chiamata bookshelf serie ("serie da libreria") perché erano confezionati e di dimensioni in modo da poter essere, come libri, verticalmente in una libreria[7]. Twixt insieme ad Acquire di Sid Sackson influenzò fortemente lo sviluppo dei giochi in stile tedesco[8].

Con i soldi ottenuti da Twixt si finanziò un viaggio di studio in Giappone dove rimase sei anni e imparò a giocare a Shōgi. Rimase in Giappone sei anni prima di trasferirsi a metà degli anni settanta a Venezia, dove rimase fino alla morte[4].

Nel 1992 per il 70º compleanno ha ricevuto il premio speciale dalla giuria del Deutscher Spiele Preis[9].

Nel 1995 fondò con Tom Kremer, Phil E. Orbanes e Mike Meyers l'editore di giochi Winning Moves[10]. Nello stesso anno fondò in Italia con Leo Colovini e Dario de Toffoli la Venice Connection[11].

Scompare il 27 aprile 2004 a Venezia[2].

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f (DE) Übervater aller Spieleautoren, in Neue Zürcher Zeitung, 25 agosto 2012. URL consultato l'8 agosto 2017 (archiviato l'8 agosto 2017).
  2. ^ a b (DE) Alex Randolph gestorben, in Der Spiegel, 10 maggio 2004, p. 186 (archiviato dall'url originale il 4 maggio 2016).
  3. ^ Tre personaggi per un gioco, in La Stampa, 21 ottobre 1982, p. 3.
  4. ^ a b (DE) Rosemarie Geu e Dominique Metzler, Nachruf auf Alex Randolph, su spielbox.de, 31 marzo 2007. URL consultato l'8 agosto 2017 (archiviato dall'url originale il 30 ottobre 2007).
  5. ^ (DE) Alex Randolph im Gespräch - ... über den Geheimagenten Alex Randolph (intervista), su spielbox.de, 1988. URL consultato l'8 agosto 2017 (archiviato dall'url originale il 29 aprile 2014).
  6. ^ a b (DE) Alex Randolph im Gespräch - ... über sein erstes Spiel (intervista), su spielbox.de, 1988. URL consultato l'8 agosto 2017 (archiviato dall'url originale il 29 aprile 2014).
  7. ^ Woods, p. 33.
  8. ^ Woods, p. 34.
  9. ^ a b c (DE) Gewinne deutscher spielepreis, su spiel-essen.com, 2016. URL consultato l'8 agosto 2017 (archiviato dall'url originale il 5 agosto 2017).
  10. ^ (EN) About us, su winning-moves.com. URL consultato l'8 agosto 2017 (archiviato il 22 febbraio 2017).
  11. ^ Venice Connection, su studiogiochi.com. URL consultato l'8 agosto 2017 (archiviato dall'url originale il 24 marzo 2016).
  12. ^ (DEEN) Preisträgerarchiv 1979, Spiel des Jahres.
  13. ^ (DEEN) Preisträgerarchiv 1981, Spiel des Jahres.
  14. ^ a b (DEEN) Preisträgerarchiv 1982, Spiel des Jahres.
  15. ^ (DEEN) Preisträgerarchiv 1984, Spiel des Jahres.
  16. ^ (DEEN) Preisträgerarchiv 1985, Spiel des Jahres.
  17. ^ a b (DEEN) Preisträgerarchiv 1986, Spiel des Jahres.
  18. ^ a b (DEEN) Preisträgerarchiv 1988, Spiel des Jahres.
  19. ^ (DEEN) Preisträgerarchiv 1989, Spiel des Jahres.
  20. ^ (DEEN) Preisträgerarchiv 1990, Spiel des Jahres.
  21. ^ (DEEN) Preisträgerarchiv 1992, Spiel des Jahres.
  22. ^ (DEEN) Preisträgerarchiv 1994, Spiel des Jahres.
  23. ^ a b (DEEN) Preisträgerarchiv 1996, Spiel des Jahres.
  24. ^ (DEEN) Preisträgerarchiv 1997, Spiel des Jahres.
  25. ^ (DEEN) Preisträgerarchiv 2001, Spiel des Jahres.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN35531619 · ISNI (EN0000 0000 7870 7365 · Europeana agent/base/88191 · LCCN (ENno98106800 · GND (DE129307610 · WorldCat Identities (ENlccn-no98106800