Şemsi Pascià

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Şemsi Ahmed Pascià
NascitaBolu
MorteCostantinopoli, 5 marzo 1580
Luogo di sepolturaMausoleo, moschea di Şemsi Pascià
EtniaOttomano
ReligioneIslam sunnita
Dati militari
Paese servito Impero ottomano
Anni di servizio1552 – 1569
BattaglieAssedio di Szigetvár
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Sultanzade Şemsi Ahmed Pascià, meglio noto solo come Şemsi Pascià (turco ottomano: شمسي أحمد پاشا) (Bolu, ... – Costantinopoli, 5 marzo 1580), è stato un nobile ottomano e beilerbei, che occupava diversi incarichi di alto rango, servendo in varie fasi come governatore generale ottomano delle pascialati di Damasco, Anatolia e Rumelia[1][2].

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Bolu,[1][2] nell'eyalet ottomano di Anatolia, Şemsi Pascià era il figlio di Mirza Mehmed Pascià, della dinastia principesca dei Candaroğulları[1][2][3] che regnò nel principato di Eflani, Kastamonu e Sinope, e un discendente di Şemseddin Yaman Candar Bey,[2][3] l'omonimo fondatore e primo bey della dinastia.[1][2][3][4]

Sua madre era Şahnisa Sultan della dinastia imperiale ottomana,[1][2][5] figlia minore di Şehzade Abdullah, figlio del sultano ottomano Bayezid II,[1][2][5] facendo di Şemsi Pascià il pronipote del sultano Mehmed il Conquistatore.

Vita[modifica | modifica wikitesto]

Cresciuto nella residenza imperiale dell'epoca, il Palazzo di Topkapı, Şemsi Pascià frequentò la prestigiosa scuola ottomana di Enderûn[6] e, nella tradizione della sua famiglia, partecipò a varie campagne militari ottomane, in particolare all'Assedio di Szigetvár nel 1566 insieme a Solimano il Magnifico nella sua qualità di Beilerbei di Rumelia, oltre alla conquista di diverse fortezze in tutta Europa.[5] Durante il regno di Solimano I, Şemsi Pascià prestò servizio come beilerbei.[7]

Ampiamente noto come cacciatore di distinzione, Şemsi Pascià fu nominato compagno di caccia del sultano Murad III.[5]

Dopo il suo servizio, ha incaricato il preminente architetto imperiale ottomano Sinān del compito di costruire una moschea e un complesso adiacente vicino alla sua sede principale, il Palazzo di Şemsi Pascià sulla costa del Bosforo a Costantinopoli. La Moschea di Şemsi Pascià è una delle più piccole moschee delle opere di Sinān in città, ma è una delle più famose grazie alla combinazione delle sue dimensioni in miniatura e della posizione sul lungomare. È menzionata come un esempio principale dell'abilità di Sinān nel fondere organicamente l'architettura con il paesaggio naturale.[8]

Discendenza[modifica | modifica wikitesto]

Şemsi Pascià aveva una figlia e due figli:[1]

  • Fahrünnisa Hatun
  • Mahmud Pascià
  • Mustafa Bey

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g (TR) Erhan Afyoncu, « ŞEMSİ AHMED PAŞA », Türkiye Diyanet Vakfı Islam Ansiklopedisi, vol. 38, 2010, pp. 527-259.
  2. ^ a b c d e f g (TR) İsmail Beg, Hulviyyât-ı Sultânî.
  3. ^ a b c (TR) CANDAROĞULLARI, su TDV İslâm Ansiklopedisi. URL consultato il 5 agosto 2023.
  4. ^ (EN) Candar Dynasty | Ottoman Empire, Anatolia, Seljuks | Britannica, su britannica.com. URL consultato il 5 agosto 2023.
  5. ^ a b c d (EN) Diana Darke, The Merchant of Syria: A History of Survival, London, Hurst & Company, 2018, pp. 31-35, ISBN 978-1-84904-940-5.
  6. ^ (TR) Nimet Bayraktar, Şemsi Ahmed Paşa; Hayatı ve Eserleri, in Edebiyat Fakültesi Tarih Dergisi, n. 33, 1982, pp. 99-114.
  7. ^ (TR) Mehmet İnbaşı, Şemsi Paşa Vakfiyesi, in Türkiyat Araştırmaları Enstitüsü Dergisi, I, n. 27, Zekeriya Kurşun v.dğr., İstanbul, 2005, pp. 182-190, 257-270.
  8. ^ (EN) Gülru Necipoğlu, Sinan, Arben N. Arapi e Reha Günay, The Age of Sinan: Architectural Culture in the Ottoman Empire, Repr. with corr, London, Reaktion Books, 2011, pp. 452-498, ISBN 978-1-86189-253-9.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Kuran, Aptullah. 1986. Mimar Sinan. Istanbul: Hürriyet Vakfı Yayınları, p. 193–196.
  • Gültekin, Gülbin. 1994. "Semsi Pasa Külliyesi." In Dünden Bugüne Istanbul Ansiklopedisi. Istanbul: Tarih Vakfı VII, p. 158–159.
  • Necipoglu, Gülru. 2005. The Age of Sinan: Architectural Culture in the Ottoman Empire. London: Reaktion Books, p. 452–498.

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