Vittorio Bolaffio

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Vittorio Bolaffio (Gorizia, 3 giugno 1883Trieste, 26 dicembre 1931) è stato un pittore italiano.

Bolaffio nacque a Gorizia da Amodeo (o Amadio) e Pia Gentilomo.[1] Il padre era proprietario di terreni agricoli, e commerciava in vini;[2] la famiglia era di origine ebraica, di condizione economica agiata.[3] Cresciuto principalmente a Palmanova, Bolaffio si formò inizialmente a Trieste studiando sotto Giovanni Cossar e Italico Brass: furono i suoi insegnanti a consigliarli di proseguire la sua istruzione a Firenze e a rivolgersi a Giovanni Fattori.[1][3] Tra il 1900 e il 1902 frequentò lo studio dell'artista, e a un corso tenuto proprio da Fattori Bolaffio conobbe Amedeo Modigliani.[1][3] Nel 1907 Bolaffio entrò a far parte del Circolo artistico triestino, e nel 1909 aprì uno studio proprio a Trieste.[3] Nel 1910 si recò in Francia, a Parigi, dove risiedeva anche Modigliani: quest'ultimo lo fece entrare in contatto con l'ambiente dell'arte parigina, specialmente dell'avanguardia, e Bolaffio conobbe e fu ispirato da Matisse, Cézanne, e Gauguin.[3]

Dopo aver trascorso un periodo a Trieste una volta rientrato da Parigi, nel 1912 Bolaffio decise di imbarcarsi come fuochista sulle navi del Lloyd Triestino e compì numerosi viaggi, raggiungendo l'Asia.[1][3] Nel 1913 era tornato in Italia ed ebbe modo di esporre a Napoli delle tele ispirate ai suoi viaggi in Oriente.[3] Bolaffio venne poi chiamato alle armi allo scoppio della prima guerra mondiale, e prese parte all'intero conflitto, rimanendone profondamente impressionato.[3] Nel 1919, a guerra finita, tornò a vivere a Trieste.[3] Di questo periodo numerosi ritratti di personaggi illustri tra cui Umberto Saba, Dario De Tuoni e Ruggero Rovan.[3] Nel 1926 morì il padre e Bolaffio si isolò dalla vita pubblica.[3] Il 15 dicembre del 1931 donò al Museo Revoltella l'opera Trittico del Porto, un polittico che aveva richiesto prolungato lavoro e sforzo al pittore.[3] Malato di tubercolosi, morì a Trieste il 26 dicembre 1931.[1][4]

Formatosi artisticamente a Trieste, Bolaffio fu ispirato dapprima da Giovanni Fattori durante il periodo trascorso a Firenze, e successivamente da Amedeo Modigliani: a Parigi fu influenzato dal movimento postimpressionista e dall'opera di Cézanne, Gauguin, Matisse, Seurat, Van Gogh.[1][3] I viaggi in India, Cina e Giappone furono protagonisti di ritratti di persone incontrate in quei luoghi, e di rappresentazioni di scene di quotidianità.[3] Durante la Prima guerra mondiale Bolaffio raffigurò scene belliche in alcuni disegni.[3] Negli anni '20 si dedicò a ritratti di stampo psicologico, avendo spesso come modelli dei personaggi illustri da lui incontrati personalmente;[1] nell'ultimo periodo si dedicò a tele di grandi dimensioni, specialmente ambientate nella città di Trieste e raffiguranti scene portuali.[1] Iniziò, ma non riuscì a completare, un polittico che aveva intenzione di comporre di 24 opere dal titolo Il porto di Trieste.[1][3]

  1. ^ a b c d e f g h i Anna Barricelli, BOLAFFIO, Vittorio, su treccani.it. URL consultato il 7 agosto 2020.
  2. ^ Vittorio Bolaffio e il porto di Trieste, su museorevoltella.it, Museo Revoltella. URL consultato il 7 agosto 2020.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p Alessandro Quinzi, BOLAFFIO VITTORIO (1883 - 1931), su dizionariobiograficodeifriulani.it. URL consultato il 7 agosto 2020.
  4. ^ Necrologio, in Il Piccolo della sera, 28 dicembre 1931, p. 7. URL consultato il 7 agosto 2020 (archiviato dall'url originale il 12 maggio 2021).

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