Utente:Aieieprazu/sandbox7

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Reggimento "Lancieri di Vittorio Emanuele II" (10º)
File:File:CoA mil ITA rgt cavalleria 10.png
Stemma del Reggimento "Lancieri di Vittorio Emanuele II"
Descrizione generale
Attiva 12 giugno 1859 - 3 maggio 1861

4 maggio 1861 - 12 settembre 1943

NazioneBandiera del Regno di Sardegna Regno di Sardegna
Bandiera dell'Italia Italia
Servizio Regia Armata Sarda
Regio Esercito
TipoCavalleria
DimensioneReggimento
Guarnigione/QGBrescia (1920-1926)
Bologna (1926-1940)
MottoPer la gloria del nome
Battaglie/guerreGuerre
Anniversari19 giugno 1918 (Fatti d'arme di Monastier)[1]
DecorazioniMedaglia di Bronzo al Valor Militare Piave (19 Giugno 1918); Piave Vecchio (23-24 giugno 1918); dal Piave a Palmanova e Cervignano (ottobre-novembre 1918) (RD 5-6-1920)[1]
Simboli
MostrinaFile:File:World War II - Mostrina - "Lancieri di Vittorio Emanuele II".png
Voci su unità militari presenti su Wikipedia

Il Reggimento "Lancieri di Vittorio Emanuele II" (10º) è stata una unità di cavalleria dell'Armata sarda e del Regio Esercito.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'unità trae origine dal Reggimento "Vittorio Emanuele Cavalleria": il conte Massimo D'Azeglio venne incaricato, con ordinanza ministeriale del 12 giugno 1859, di costituire a Torino una brigata mista con personale arruolato su base volontaria. Il 25 marzo 1860, il reggimento, formato con volontari romagnoli e veneti, venne incorporato nell'Armata sarda e il 6 giugno successivo venne assegnato alla specialità dei lancieri (Reggimento Lancieri "Vittorio Emanuele"). L'unità prese parte alla campagna piemontese in Italia centrale. Nel 1871 venne ridenominato 10º Reggimento di Cavalleria ("Vittorio Emanuele") e nel 1876 Reggimento Cavalleria "Vittorio Emanuele" (10º). Partecipò alla formazione dei reparti di cacciatori d'Africa a cavallo, impiegati nella guerra d'Eritrea. Dal 1897 al 1900 venne tornò alla specialità con la denominazione Reggimento "Lancieri di Vittorio Emanuele" (10º). Il 30 agosto 1900, giorno successivo alla salita al trono di Vittorio Emanuele III di Savoia, venne nuovamente modificata la denominazione in denominazione in Reggimento Lancieri "Vittorio Emanuele II" (10°). Il reggimento prese parte alla guerra italo-turca. Durante la prima guerra mondiale, l'unità, alle dipendenze della 3ª Armata[2], prese parte nel 1915 alle operazioni su Cervignano del Friuli, nell'ottobre-novembre 1917 sull'Isonzo; prese parte alla battaglia del solstizio con i fatti d'arme a Monastier di Treviso e alla battaglia di Vittorio Veneto[3].

In seguito al riordino del Regio Esercito e alla riduzione dell'Arma di cavalleria, il 2 febbraio 1920 il reggimento incorporò i "Cavalleggeri di Aquila", disciolti con RD del 20 aprile, passando alla cavalleria leggera e assumendo la denominazione di Reggimento Cavalleggeri di Vittorio Emanuele II; il 20 maggio incorporò due squadroni dei "Lancieri di Montebello" e dei "Cavalleggeri di Catania", entrambi disciolti. Il 3 gennaio 1934 l'unità cambiò nuovamente specialità e denominazione in Reggimento "Lancieri di Vittorio Emanuele II"[4].

Seconda guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Il 2 giugno 1940 il X Gruppo mitraglieri del reggimento venne inviato in Africa settentrionale per partecipare all'invasione italiana dell'Egitto, raggiungendo Sidi Barrani. In seguito alla controffensiva inglese, a dicembre venne costretto a ripiegare insieme al resto delle truppe italiane.

Il reggimento, inquadrato nella 2ª Divisione celere "Emanuele Filiberto Testa di Ferro", Frattanto il reggimento, inquadrato nella 2a Divisione Celere «Emanuele Filiberto Testa di Ferro», con i «Lancieri di Firenze», il rgt. Bersaglieri, il 2° Rgt. Art. Celere ed il Gruppo carri veloci «San Marco», era stato dislocato sul confine orientale, ove rimase sino all'inizio dell'inverno, quando rientrò in sede per svernare. Successivamente, con tali elementi, furono costituiti ed impiegati: I Raggruppamento appiedato Cavalleria «Vittorio Emanuele II», X Gruppo squadroni Cavalleria appiedata «Vittorio Emanuele II», XXVI Gruppo appiedato «Vittorio Emanuele II», XVIII Gruppo appiedato «Vittorio Emanuele II», VII Btg. Movimento Stradale «Vittorio Emanuele II».

1941 - A fine marzo «Vittorio» riparte per il confine orientale; il 6 aprile Italia e Germania dichiarano guerra alla Jugoslavia; il 13 Vittorio varca il confine a Kastua. Finalmente, alle ore 12 del 18 aprile, la Jugoslavia depone le armi! Termina, così, la corsa affannosa ed inizia subito il lungo, deprimente ed inglorioso periodo dell'occupazione, che, in un primo momento fu tranquilla, e che divenne, poi, movimentata, ed, infine, tragica! «Vittorio» venne inviato in Bosnia, dove gli Ustascia, i seguaci di Ante Pavelic, il cosiddetto Poglanik della Croazia, avevano trucidati tutti i Serbi, maschi e femmine, giovani e vecchi, grandi e piccini! I boschi erano immensi; insidiosissimi quindi gli agguati, preparati contro le pattuglie italiane e contro gli Ustascia; percorribili solo a piedi i sentieri che li tagliavano in ogni senso. Tutta la zona circostante era praticamente sotto il controllo dei ribelli, che ostacolavano le ricognizioni, i rifornimenti, i movimenti. I morti ed i feriti, per i continui agguati ,aumentavano ogni giorno. Particolarmente colpiti ne rimasero il 6° Bersaglieri ed i «Cavalleggeri di Alessandria». Intanto il reggimento, con i cavalli insellati e le armi cariche, era attestato ai margini di Velika Kladusa, pronto ad intervenire, se necessario. 1942 - In conseguenza della decisione di trasformare subito 3 reggimenti di cavalleria in carristi, essendo uno di essi «Vittorio», questo, il 12 novembre, rientrò a Bologna. I cavalli andarono a rafforzare i reggimenti falcidiati sul fronte greco albanese; giunsero vari complementi e si iniziò la trasformazione in reggimento corazzato «Lancieri di Vittorio Emanuele II». I carri erano gli M 15, ultimissimo modello e nuovissimi, come i semoventi, ma, tecnicamente, già superati da quelli in dotazione ai Germanici ed ai nemici. Analogamente si trasformarono «Montebello» (in raggruppamento esplorante corazzato) e «Lucca» (in reggimento autoportato): insieme a «Vittorio», ad un Rgt. di Art. celere corazzato, a reparti genieri, trasmettitori, a servizio, etc., costituirono la divisione corazzata di cavalleria «Ariete», nel luglio 1943. Intanto, nel novembre 1942, il X Gruppo squadroni appiedati «Lancieri di Vittorio Emanuele II» veniva impiegato per il movimento stradale in Liguria ed il XVIII Gruppo di Vittorio in Croazia.

1943 - La Divisione «Ariete» venne imbarcata per raggiungere la Sicilia, dove già era sbarcato il nemico, ma, mentre i primi scaglioni erano giunti a Roma, essendo caduto il Fascismo e Mussolini, la divisione fu fermata intorno alla capitale. «Vittorio» fissò il comando ad Anguillara Sabazia, sul lago di Bracciano, con i gruppi a Monterosi, a Manziana, all'Olgiata. Dichiarato l'armistizio la divisione fu spostata a Tivoli, cannoni rivolti verso Roma, per proteggere la colonna che trasportava, verso gli Abruzzi, i Reali ed il Governo. Il reggimento lottò, il 9 settembre, valorosamente contro i tedeschi: a Monterosi il Gruppo tattico non arretrò d'un passo ed infisse dure perdite ai tedeschi, che avevano chiesto di passare per raggiungere Roma, e che, negato loro il permesso, avevano attaccato con fanteria e carri. A Manziana, dopo accanita resistenza, le truppe che ne costituivano il caposaldo, aggirate sulla loro sinistra, dove un fitto bosco aveva favorito gli attaccanti, dovettero ripiegare; l'8° sqd. semoventi di «Vittorio» contese, palmo a palmo, il terreno al nemico, subendo gravissime perdite, ma consentendo agli autotrasportati di «Lucca» di sganciarsi e rientrare. «Vittorio» venne, poi, spostato su Tivoli, dove rimase compatto, ed al completo, per tutto il tempo durante il quale durarono le trattative per la costituzione di «Roma città aperta», per il disarmo delle truppe che si trovavano nell'interno della Capitale, per definire gli accordi, in base ai quali i tedeschi assumevano il potere in Italia. Con disperazione, col timore di venire catturati e deportati e col desiderio di ricongiungersi ai propri cari, tutti rimasero al loro posto e nessuno si allontanò. In nessuno si allentò il senso di disciplina e dell'onore. Allorchè si vide che proprio non c'era più nulla da fare il col. Raby decise di mettere tutti, indistintamente, in libertà. Però, prima di prendere tale tristissima decisione, si recò al Comando di divisione e si offrì di partire, con i soli carri e semoventi, abbandonando tutto l'autocarreggio, per gli Abruzzi, ove avrebbe potuto rifornirsi di carburante presso il campo di Aviazione di Pescara. Era sicurissimo che i suoi uomini lo avrebbero seguito. Ma non fu incoraggiato! Il comportamento del reggimento sarebbe stato condannato da Roma, dato che Roma si era impegnata a porre fine a qualsiasi azione contraria agli interessi dei tedeschi; e le conseguenti, immancabili rappresaglie sarebbero ricadute sulla cittadinanza romana. Il Colonnello comprese; e tornò indietro. Fece consegnare ai lancieri tutto il corredo di scorta esistente; fece distribuire fino all'ultima galletta, all'ultima scatoletta di carne; consegnò a ciascuno di essi una dichiarazione, da lui stesso firmata, del seguente tenore: «Reggimento corazzato Lancieri Vittorio Emanuele II, Comando. P.M. 160 - 12 settembre 1943 - Dichiaro che il .... è restato al mio reggimento ed ha compiuto interamente il suo dovere sino al momento in cui gli ho dato tassativo ordine di ritenersi in libertà. Il ten. col. comandante del reggimento Guido Raby». Il mattino del 17 settembre la colonna delle autovetture degli ufficiali del reggimento, tutti armati della loro pistola (i tedeschi avevano concesso che essi non venissero disarmati), stendardo in testa, rientrarono in Roma e, tutti insieme, lo deposero in Castel S. Angelo. Prima di lasciare Tivoli, il Colonnello consegnò le drappelle reggimentali agli ufficiali superiori ed ai capitani più anziani. Ciascuno di essi firmò una dichiarazione, con la quale si impegnava, «sull'onore», di custodire la reliquia e di restituirla al reggimento, in caso di ricostituzione dello stesso. Un Gruppo appiedato partecipò alla guerra di liberazione nella zona del Garigliano.



Dalle origini alla prima guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Lancieri di Firenze durante la battaglia di Versa, 1866.

Il reggimento venne fondato il 12 settembre 1753 come Corpo dei Dragoni Toscani da Francesco I di Lorena, che aveva ereditato il Granducato di Toscana nel 1737, con una forza complessiva di 307 uomini divisi in tre squadroni, di cui due montati e uno a piedi[5]. Il reggimento venne sciolto dopo l'occupazione francese del 1799 e, con decreto del 7 gennaio 1808, venne incorporato nella Grande Armata come 28e régiment de chasseurs à cheval. Sotto le bandiere napoleoniche il reggimento partecipò alle campagne di Spagna, di Russia e di Germania, per essere poi sciolto in seguito all'ordinanza del 12 maggio 1814. Con la Restaurazione si ricostituisce quale Reale Corpo dei dragoni. Denominato dal 1816 Reale Corpo dei cacciatori a cavallo, partecipò alla battaglia di Curtatone e Montanara contro gli austriaci[6][7]. Il 4 novembre 1859 il Governo provvisorio della Toscana ridenominò l'unità Cavalleggeri di Firenze[7]. Quando il Regno di Sardegna annettè le Province Unite del Centro Italia e il Regno delle Due Sicilie, il reggimento fu l'unica unità degli Stati annessi ad essere integrata nel Regio Esercito come Reggimento "Lancieri di Firenze"[3].

Il reggimento servì nella terza guerra d'indipendenza, durante la quale guadagnò la prima medaglia di bronzo al valore militare nella battaglia di Versa, il 26 luglio 1866[3]. La seconda medaglia venne conquistata durante la Grande Guerra nella decisiva battaglia di Vittorio Veneto nel 1918[3][8].

Il 20 marzo 1920, in seguito allo scioglimento di alcuni reggimenti di cavalleria, il reparto incorporò il Reggimento "Cavalleggeri di Palermo" (30°) e due squadroni del Reggimento "Cavalleggeri di Lodi" (15º), assumendo il 20 aprile la denominazione Reggimento "Cavalleggeri di Firenze". Il 3 febbraio 1934 assunse il nome di Reggimento "Lancieri di Firenze"[5].

Seconda guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Durante la seconda guerra mondiale il reggimento faceva parte della 2ª Divisione celere "Emanuele Filiberto Testa di Ferro" e venne schierato da aprile a dicembre 1941 sul fronte jugoslavo, dove venne impiegato in operazioni di controguerriglia in Croazia e Kosovo. Rientrò poi a Ferrara, cedendo buona parte degli effettivi per la formazione del Reggimento corazzato "Lancieri di Montebello". A febbraio 1942, un gruppo squadroni del "Lancieri di Milano" e altri quattro gruppi squadroni passano alle dipendenze del "Lancieri di Firenze"', per l'addestramento e la formazione di altrettanti reggimenti misti da inviare in teatro oltremare. In aprile 1942 il reggimento viene inviato, montato, in Albania, come parte del Raggruppamento speciale di cavalleria. Nel 1943, insieme a "Monferrato" e "Guide", formò il Raggruppamento Celere di Albania. Impiegato in operazioni di controguerriglia nelle zone di Scutari e di Dibër, subì gravi perdite, tra le quali il comandante del reggimento Ludovico de Bortolomeis[5]. L'8 settembre 1943, dopo aver cercato di resistere alle forze tedesche, il reggimento si scioglie dopo aver messo in salvo lo stendardo[3][5].

Dal dopoguerra allo scioglimento[modifica | modifica wikitesto]

Il 21 giugno 1951 venne ricostituito come Squadrone Cavalleria Blindata "Lancieri di Firenze". Equipaggiato con autoblindo M8 Greyhound, costituiva l'unità da ricognizione della Divisione corazzata "Pozzuolo del Friuli". Nel 1956 l'unità venne elevata a livello di battaglione come Gruppo Squadroni "Lancieri di Firenze"[6], ma già il 31 dicembre 1958 la divisione e il gruppo squadroni vennero sciolti[3].

Con la riforma dell'Esercito Italiano del 1975, il II Gruppo squadroni del Reggimento "Piemonte Cavalleria" (2º) di Sgonico venne riorganizzato e ridenominato 9º Gruppo Squadroni Carri "Lancieri di Firenze" il 1 ottobre 1975. Per l'impegno profuso nei soccorsi durante il terremoto del Friuli del 1976, l'unità ricevette la Medaglia di bronzo al valore dell'esercito[9]. Equipaggiato con il carro armato Leopard 1A2, nel 1992 l'unità ricevette la bandiera di guerra del Reggimento "Lancieri di Firenze" e venne assegnata alla Brigata corazzata "Vittorio Veneto".

Con la fine della Guerra Fredda, anche l'Esercito Italiano andò incontro ad una contrazione dell'organico e al "Vittorio Veneto" fu una delle prime brigate ad essere sciolte. Il 31 luglio 1991 la brigata venne disattivata insieme a molti dei reparti dipendenti, mentre il "Lancieri di Firenze" venne trasferito a Grosseto alle dipendenze della Brigata meccanizzata "Friuli". Nel 1992 il gruppo squadroni venne elevato al livello reggimentale senza cambiarne la composizione o la forza. Il 7 ottobre 1995 il Reggimento "Lancieri di Firenze" (9º) venne ridenominato Reggimento "Savoia Cavalleria" (3º) e la bandiera di guerra del "Lancieri di Firenze" venne trasferita al Sacrario delle Bandiere del Vittoriano a Roma.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Reggimento "Lancieri di Vittorio Emanuele II" (10º), su museocavalleria.it, Museo Storico dell'Arma di Cavalleria. URL consultato il 14 aprile 2022.
  2. ^ L'ESERCITO ITALIANO NEL 1915 (Ordine di Battaglia al 24 Maggio), su xoomer.virgilio.it. URL consultato il 19 aprile 2022.
  3. ^ a b c d e f Reggimento "Lancieri di Vittorio Emanuele II" (10°), su museocavalleria.it, Museo Storico dell'Arma di Cavalleria. URL consultato il 19/04/2022. Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome "Firenze (9°)" è stato definito più volte con contenuti diversi
  4. ^ Reggimento "Lancieri di Vittorio Emanuele II" 10°, su regioesercito.it. URL consultato il 19 aprile 2022.
  5. ^ a b c d Regio Esercito Reggimento "Lancieri di Firenze" 9°, su regioesercito.it. URL consultato il 12/02/2022.
  6. ^ a b Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore rivista
  7. ^ a b Reggimento Lancieri di Firenze - con l'animo che vince ogni battaglia, su vialardi.org. URL consultato il 12/02/2022.
  8. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Feste
  9. ^ 9° Gruppo Squadroni "Lancieri di Firenze", su quirinale.it, Quirinale - Presidenza della Repubblica. URL consultato il 13/02/2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gen. Edmondo Zavattari, I nostri reggimenti, in Rivista di Cavalleria, 1968-1976.
  • L'Arma di Cavalleria - Cenni storici, 2ª, Scuole di Applicazione d'Arma, 1964.
  • Dell'Uomo F. e Puletti R., L'Esercito italiano verso il 2000, I, Roma, USSME, 1998.
  • Dell'Uomo F. e Di Rosa R., L'Esercito italiano verso il 2000, II, Roma, USSME, 2001.
  • Luciano Fortunato, Cavalleria, Rome, Rivista Militare, 1997. URL consultato il 12/02/2022.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

009 009 009 009 9