Palazzo di Ibrahim Pasha

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Palazzo di Ibrahim Pasha
Localizzazione
StatoBandiera della Turchia Turchia
RegioneMarmara
LocalitàIstanbul
Coordinate41°00′22.68″N 28°58′28.42″E / 41.0063°N 28.97456°E41.0063; 28.97456
Informazioni generali
CondizioniIn uso

Il Palazzo Ibrahim Pasha (in turco İbrahim Paşa Sarayı) è una residenza di corte imperiale ottomana di Pargali Ibrahim Pascià. Si trova in piazza Sultanahmet, nel distretto di Fatih, a Istanbul, in Turchia. Attualmente l'edificio è utilizzato principalmente come Museo di arte turca e islamica (in turco Türk ve İslam Eserleri Müzesi).

Inizialmente chiamato Palazzo dell'Ippodromo per la sua posizione presso l'Ippodromo di Costantinopoli, prese poi il nome da Pargalı Ibrahim Pascià (1494-1536), che fu Gran Visir di Solimano il Magnifico (regno 1520-66) dal 1523 fino alla sua esecuzione nel 1536. Sposò la sorella del sultano Solimano, Hatice Sultan, e come tale diventò un "damat" (sposo) della dinastia ottomana, residendo nel palazzo.

Importante esempio di architettura ottomana del XVI secolo, l'edificio è situato sul terreno dello storico ippodromo dell'Impero Romano d'Oriente. Secondo lo storico ottomano Solakzade Mehmet Hemdemi Efendi (1590-1657), anche se la data di costruzione del palazzo non è nota con certezza, si ritiene che coincida con l'epoca del sultano Bayezid II (regno 1481-1512). È noto che l'edificio fu sottoposto a riparazioni nel 1521.

Il palazzo fu teatro di molti eventi, come disordini civili e rivolte, matrimoni, feste e celebrazioni. Dopo lìesecuzione per strangolamento di Ibrahim Pascià, il palazzo servì come residenza per altri gran visir, e funzionò anche come quartier generale militare, ambasciata, ufficio delle entrate, quartier generale per la banda militare ottomana, sartorie e prigione.[1]

Era Repubblicana[modifica | modifica wikitesto]

Il complesso edilizio è rimasto in stato di abbandono. L'architetto Sedat Çetintaş scoprì l'edificio vuoto, che si riteneva dovesse essere demolito per far posto a un nuovo palazzo di giustizia. Il 5 giugno 1938 pubblicò sul quotidiano Cumhuriyet un articolo sul valore storico dell'edificio. Questa pubblicazione evitò effettivamente la demolizione dell'edificio. Tuttavia, qualche tempo dopo, la parte del palazzo costituita dall'harem e dalla sala degli ambasciatori fu abbattuta in fretta e furia. Çetintaş lottò per dodici anni per salvare l'edificio storico.[2] L'argomento principale per la sua demolizione era il fatto che era stato ristrutturato da un armeno, per cui non poteva essere considerato parte del patrimonio turco.[3] La decisione di mantenere il palazzo fu presa durante la presidenza di Ismet Inönü nel 1946.[3]

Uso contemporaneo[modifica | modifica wikitesto]

Una parte degli edifici del palazzo, ancora intatti, ha ospitato gli archivi giudiziari del Ministero della Giustizia tra il 1983 e il 2012. La Direzione del Catasto di Istanbul ha sede in un'altra sezione del complesso. Una sezione importante è riservata al Museo di arte turca e islamica. Nel 2012 gli archivi giudiziari si sono trasferiti e il loro spazio è stato trasferito al Ministero della Cultura per essere annesso al museo. Il Ministero della Cultura ha avviato gli sforzi per aggiungere l'ultimo posto rimasto al museo.[1][2]

L'ex ministro della Cultura Ertuğrul Günay si batté per la ricostruzione della sezione demolita del palazzo.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (TR) Çöplük Sarayı, in Hürriyet, 4 settembre 2012.
  2. ^ a b (TR) Beşir Ayvazoğlu, İbrahim Paşa Sarayı nasıl kurtarıldı?, in Zaman, 8 marzo 2012 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2013).
  3. ^ a b (EN) Ümit Fırat Açıkgöz, On the Uses and Meanings of Architectural Preservation in Early Republican Istanbul (1923-1950), in Journal of the Ottoman and Turkish Studies Association, Vol. 1, n. 1-2, 2014, p. 172, DOI:10.2979/jottturstuass.1.1-2.167.
  4. ^ (TR) Ertuğrul Günay'dan ilginç twitter mesajları, in Hürriyet, 13 giugno 2013.

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