Nicola Grauso

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Nicola Grauso alla premiazione del Gran Prix Pubblicità 2007

Nicola Grauso, noto anche come Nichi e Niki (Cagliari, 23 aprile 1949), è un imprenditore e editore italiano.

Nicola Grauso con Nicholas Negroponte nel 1994
Nicola Grauso con Nicholas Negroponte nel 1994

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di Mario, un commerciante di origine napoletana, si è laureato in giurisprudenza presso l'Università di Cagliari nel 1975.

La nascita di Radiolina[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1975 Nicola Grauso da vita a Radiolina Fm 98 Mhz, la prima radio privata in Sardegna e tra le prime in tutta Italia, certamente la più antica tra quelle sopravvissute[1]. L’avventura ha inizio in un appartamento di viale Marconi a Quartu Sant' Elena il 19 Giugno 1975 grazie a un trasmettitore militare recuperato in un mercato di apparecchiature e residuati bellici a Livorno[2][3], due piatti e un piccolo mixer. Presto la stazione radio si trasferisce in vico Duomo 1, nel Castello di Cagliari, per poter avere una postazione di emissione più elevata e raggiungere un maggior numero di utenti. Le trasmissioni di un certo spessore vanno in onda dalle 7 alle 24 e riscuotono ampi consensi, perché nell’isola la novità di una radio libera organizzata è forte. Nel palinsesto vi sono le tradizionali dediche, l’informazione e la musica trascinata da Super Arsenico, un medico che al termine del lavoro di corsia passa alla consolle della radio, trasmettendo i messaggi degli ascoltatori e tutto quello che è alternativo: dalla musica rock, al folk e al jazz. Inizialmente Grauso e i suoi collaboratori venivano considerati come dei pirati e ai sensi della Legge 103 del 1975 arrivarono le prime denunce penali. Per quattro giorni, dal martedì 9 a sabato 12 luglio 1975, furono costretti alla forzata interruzione delle trasmissioni[4]. Nonostante l’offensiva ministeriale, il blocco all’occupazione delle frequenze viene presto superato perché, alla fine del settembre 1975, il giudice competente proscioglie i responsabili della radio con una motivazione ben precisa: alle emittenti locali via etere, non si devono applicare le disposizioni sul monopolio delle radiodiffusioni. Una sentenza storica che fece scalpore a livello nazionale e da apripista per tutte le emittenti[5]. In seguito, però, la sentenza assolutoria venne impugnata dalla Procura della Repubblica e “Radiolina” fu nuovamente in attesa di giudizio[6].  Nonostante le vicissitudini burocratiche, l’emittente non si ferma e a pochi mesi dall’esordio si amplia sia nella diffusione che nel palinsesto arrivando a coprire le 24 ore e buona parte del comprensorio. La vera libertà d’antenna, arriverà solo il 28 luglio 1976 con la celebre sentenza numero 202 della Corte Costituzionale che affermò il principio della non invocabilità della limitatezza delle frequenze per quello che riguarda le trasmissioni in ambito locale[7].

Il successo e l'acquisto de L'Unione Sarda[modifica | modifica wikitesto]

Dopo pochi mesi da Radiolina Grauso fonderà Videolina, la più importante televisione privata sarda. Le due emittenti impiantate da Grauso avranno un notevolissimo successo di ascolti nell'isola e frutteranno all'imprenditore una solidissima posizione economica derivante dalla raccolta pubblicitaria, che agli inizi degli anni novanta gli consentirà di incrementare la sua posizione dominante nell'editoria sarda acquistando L'Unione Sarda, il principale quotidiano di Cagliari e della Sardegna.

Nel 1991 Grauso acquista il quotidiano polacco Życie Warszawy, la maggiore e più antica testata di Varsavia. Nel 1993 fonda in Polonia l'emittente televisiva Polonia 1. Sempre negli anni novanta lancerà la scommessa di Internet, dando vita al primissimo internet provider globale d'Italia, Video On Line, con punti d'accesso in ogni angolo della provincia italiana; l'avventura finirà nel 1996, quando Grauso, a causa delle considerevoli perdite d'esercizio, sarà costretto a vendere l'impresa a Telecom Italia, che ne utilizzerà le strutture e il know-how per creare l'odierna Tin.it.

Nel 1997, dopo un tentativo fallito di rilanciare, assieme ad altri imprenditori sardi, l'importante cartiera avente sede ad Arbatax, in Ogliastra, Grauso entrerà in contrapposizione con la giunta regionale di centrosinistra della Sardegna e scenderà in politica dando vita al Nuovo Movimento, che si riproporrà di promuovere un cambio della classe dirigente isolana.

Il caso Silvia Melis[modifica | modifica wikitesto]

Ma la notizia più clamorosa di quell'anno che riguarda Grauso è la sua rivelazione di aver pagato, nelle campagne di Esterzili, il riscatto per la liberazione di Silvia Melis, sequestrata a Tortolì, in Ogliastra, nel febbraio 1997 e liberata nei pressi di Orgosolo, in provincia di Nuoro, nel successivo novembre; la magistratura cagliaritana smentirà con forza che sia mai stato pagato un riscatto, asserendo che Silvia Melis si sarebbe liberata da sola, e tuttavia Grauso terrà duro sulle sue posizioni, finendo indagato per favoreggiamento.

Si candidò nel 1998 a sindaco di Cagliari con la sua lista "Nuovo Movimento", contro l'uscente Mariano Delogu del Polo[8], ottenendo circa il 10 per cento dei voti. Nicola Grauso entrerà in prorompente polemica con la magistratura di Palermo e di Cagliari dopo l'agosto 1998, quando il giudice Luigi Lombardini, imputato con lui di tentata estorsione ai danni del padre di Silvia Melis, si suiciderà tragicamente nel proprio ufficio; ne seguiranno accese polemiche e, in particolare, un'iniziativa della Procura della Repubblica di Cagliari intesa a propiziare il commissariamento de L'Unione Sarda per debiti.

A seguito di questa iniziativa, Grauso dovrà cedere tutte le sue attività editoriali all'imprenditore Sergio Zuncheddu, tuttavia riuscirà ad entrare col suo partito nel Consiglio regionale della Sardegna e a concorrere a determinare le condizioni per mandare all'opposizione i suoi avversari politici. Grauso e i co-imputati furono in seguito assolti dalle accuse con la motivazione che il fatto non sussisteva.

L'esperienza di E Polis[modifica | modifica wikitesto]

Dopo altre iniziative discusse, quali la compravendita in massa di domini internet, numerosi dei quali coi nomi di politici, giornalisti e magistrati, Nicola Grauso, dall'ottobre 2004, è tornato prepotentemente in campo nel settore dell'editoria, creando una rete di quotidiani regionali e locali, sotto la sigla nazionale E Polis, promossi attraverso un'aggressiva politica di distribuzione gratuita; diversamente da precedenti posizioni assunte da Grauso, la linea di questi quotidiani è orientata a sinistra, e del resto è nota la vicinanza di Grauso all'ex presidente della Regione Sardegna, Renato Soru, che, utilizzando la tecnologia e il know how messogli a disposizione da Grauso, creò l'internet provider Czech On Line nella Repubblica Ceca. Nell'aprile 2007 ha fondato la concessionaria di pubblicità Epm.

Nel luglio dello stesso anno una grave crisi finanziaria determina la sospensione delle pubblicazioni di tutti i 15 giornali della catena editoriale e a partire dal 1º agosto il trattamento di Cassa integrazione per tutti i dipendenti del gruppo. Il 10 settembre 2007 i quotidiani E Polis riprendono le pubblicazioni per poi cessare definitivamente a gennaio 2011 con una istanza di fallimento avanzata proprio dalla famiglia Grauso, proprietaria dell'immobile di Cagliari nel quale era ubicata la redazione.

Il crac della cartiera di Arbatax[modifica | modifica wikitesto]

Il 23 settembre 2011, dopo esser stato assolto in primo grado, viene condannato in Appello a Cagliari assieme ad Antonangelo Liori, Michele Dore, Andreano Madeddu, Claudio Marcello Massa e Alfredo Boletti per le contestazioni che andavano a vario titolo da bancarotta fraudolenta ad altri reati legati al fallimento[9]. Verrà poi definitivamente prosciolto in Cassazione.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Niki Grauso, in Corriere della Sera - inserto Il Mondiale, 15 maggio 1990.
  2. ^ Silvano Guidi, Un italiano alla conquista dell'Est, in Famiglia Cristiana, 17 febbraio 1993.
  3. ^ Umberto Brunetti, L'imprenditore amoroso, in Prima Comunicazione n° 281, gennaio 1999.
  4. ^ Ora Radiolina è anche in tv, su carlofigari.it.
  5. ^ AA.VV., Dalla prima radio libera al web, a cura di Alessandro Zorco, Corecom Sardegna.
  6. ^ Radiolina di nuovo in attesa di giudizio, in Tuttoquotidiano, 29 agosto 1975.
  7. ^ SENTENZA 15 LUGLIO 1976, su cortecostituzionale.it.
  8. ^ Pinna Alberto, Grauso si candida a sindaco di Cagliari, su archiviostorico.corriere.it. URL consultato il 19 settembre 2015 (archiviato dall'url originale il 25 ottobre 2015).
  9. ^ https://www.lanuovasardegna.it/regione/2011/05/24/news/l-accusa-condanna-anche-per-grauso-1.3446611

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