Moschi

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Storia della Georgia
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I Moschi o Mossineci (in greco antico: Μόσχοι? e Mόσσυνοικοι) era una popolazione dell'età del ferro situata in una regione dell'Anatolia orientale, di un'area che da loro prendeva il nome di Moschia, menzionata nelle fonti greche antiche, nonché in Flavio Giuseppe, che li riconosce con i discendenti di Meshech, figlio del patriarca biblico Jafet. Questa popolazione viene identificata con i Muški citati nelle fonti assire (ma non nei precedenti documenti ittiti),[1] descritti come abitanti della regione localizzata nei pressi della confluenza dei fiumi Arsanias ed Eufrate (nelle fonti tra XII e IX secolo a.C.) e della Cilicia (nelle fonti tra VIII e VII secolo a.C.) e inequivocabilmente identificati con i Frigi. Quest'apparente discordanza ha portato alla convenzionale distinzione tra Muški orientali e Muški occidentali, anche come tentativo di giustificare la netta distinzione operata nelle fonti greche tra Frigi e Moschi.

Queste incertezze hanno prodotto nel corso degli anni all'elaborazione di un gran numero di ipotesi alternative riguardo l'identità dei Moschi, i quali sono stati variamente identificati come parlanti una lingua anatolica, armena o georgiana. Secondo quest'ultima ipotesi, in particolare, è stata proposta l'identificazione etimologica tra questa popolazione antica e la popolazione georgiana dei mesx'i (dove la χ greca, chi, è la ხ, x georgiana), da cui prenderebbe il nome della moderna regione della Meschezia. Secondo il professore James R. Russell della Harvard University, la designazione georgiana per Armeni Somekhi, conserva il vecchio nome dei Mushki; inoltre, è possibile che il nome della città di Mossina derivasse da questo popolo.

Fonti assire[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Frigi.

I Muški orientali sembrano essersi mossi nella regione di Hatti nel XII secolo a.C., completando la caduta dello Stato ittita ormai al collasso, stabilendosi così in un regno post-ittita in Cappadocia.

Se essi si fossero mossi nel cuore dell'area ittita da est o da ovest è una questione che ha suscitato diverse discussioni fra gli storici. Alcuni ipotizzano che essi possano avere occupato originariamente un territorio nella zona di Urartu; diversamente, i resoconti storici suggeriscono che essi per prima arrivarono da una patria occidentale, dalla regione di Troia, o anche da una più lontana come la Macedonia, allo stesso modo dei Brigi.

Insieme agli Hurriti e Kaska, essi invasero le province assire di Alzi e Puruhuzzi verso il 1160 a.C., ma vennero respinti e sconfitti, insieme ai Kaska, da Tiglath-Pileser I nel 1115 a.C., che fino al 1110 a.C. avanzò fino a Milid.

Nell'VIII secolo a.C., Tabal divenne il più influente dei sistemi di governo post-ittita, e i Mushki sotto Mita entrarono in un'alleanza anti-assira con Tabal e Carchemish. La lega venne presto sconfitta da Sargon di Assiria, che occupò Carchemish respingendo Mita verso la sua provincia. Ambaris di Tabal venne diplomaticamente fatto sposare alla principessa assira e ricevette la provincia di Hilakku ma nel 713 a.C. venne deposto e Tabal divenne una provincia assira.

Nel 709 a.C., i Mushki riemergono come alleati dell'Assiria e Sargon declama Mita come suo amico. Sembra che Mita avesse catturato e consegnato il re di Quwê, mandato per negoziare un patto anti-assiro con Urartu, agli emissari assiri di Urikki, quando si trovarono a passare per il suo territorio.

Secondo i rapporti del servizio informativo militare assiro riferiti a Sargon, registrati su tavolette d'argilla trovate negli Archivi Reali di Nineve da Sir Henry Layard, i Cimmeri invasero Urartu dalla regione dei Mannai[2][3] nel 714 a.C. Da lì essi voltarono a ovest lungo la costa del Mar Nero fino a Sinope e si diressero a sud verso Tabal, nel 705 a.C., sconfiggendo un'armata assira nell'Anatolia centrale, che costò la vita a Sargon. Macqueen (1986:157) e altri hanno ipotizzato che i Mushki sotto il regno di Mita possano aver partecipato nella campagna assira e furono perciò costretti a fuggire verso l'Anatolia occidentale, sparendo così dai resoconti assiri ma entrando nella periferia della storiografia greca come re Mida di Frigia.

Rusa II di Urartu nel VII secolo combatté i Mushki-ni situati a ovest del suo regno, prima di entrare in alleanza con loro contro l'Assiria.[4]

Fonti greche[modifica | modifica wikitesto]

In questa mappa, basata su fonti letterarie greche, i Moschi sono situati nelle vicinanze meridionali della Colchide. Londra, c 1770

Ecateo di Mileto (circa 550 - 476 a.C.) parla dei Moschi come "colchici" (forse, parlanti il georgiano), situati in prossimità dei matieni (hurriti).[5]

Scrivendo subito dopo il 430 a.C., Erodoto nel terzo libro cita Amardi, Macroni, Marsi, Moschi, Mossineci e Tibareni come abitanti della XIX satrapia stabilita da Dario I di Persia, la quale fruttava trecento talenti di tasse. Secondo Erodoto, l'equipaggiamento di queste popolazioni e con elmi in legno, scudi e piccole lance con lunghe punte. Tutte queste tribù formavano la XIX satrapia dell'impero achemenide, estendendosi a sud-est dell'Eusino (Mar Nero), e delimitati verso sud dall'alta catena montuosa dei monti armeni.

Secondo l'Anabasi di Senofonte, i Mossineci abitavano ai piedi del Ponto, lungo la costa anatolica settentrionale del Ponto Eusino a ovest di Trebisonda, erano "di carnagione chiara", "con schiene screziate e petti tatuati con motivi floreali di ogni sorta" e il loro nome significava "abitatori delle torri in legno".[6] Essi accettavano il governo di una comune metropoli. Senofonte racconta che egli condusse le sue truppe attraverso il territorio dei Mossineci durante la primavera dopo la battaglia di Cunassa (400 a.C.) Durante questo tempo i Mossineci governavano anche sui Calibi. Quando Senofonte arrivò a Trebisonda, quei Mossineci vennero in conflitto con quelli della metropoli; così l'armata di Senofonte, una volta accordatosi con i Mossineci, attaccò la metropoli sconfiggendo il suo re.

Strabone situa i Moschi in due luoghi. Il primo si trovava in Colchide, sulla riva orientale del Mar Nero, in accordo con Stefano di Bisanzio, riportando Ellanico. Il secondo Moschice (Moschikê) – nel quale si trovava un tempio di Leucotea, una volta famoso per la sua ricchezza, ma saccheggiato da Farnace e Mitridate – venne diviso tra colchici, armeni e iberi[7]).

Procopio li chiama Meschoi dicendo che fossero soggetti agli Iberi (vale a dire, i Georgiani), e che finirono per abbracciare il Cristianesimo, la religione dei loro padroni.

Plinio nel I secolo d.C. menziona i Moscheni nell'Armenia meridionale (l'"Armenia" a quel tempo si estendeva a sud e a ovest del Mediterraneo, confinando con la Cappadocia). Nella storiografia bizantina, i Moschi equivalevano ai "Cappadoci" o considerati come gli antenati di questi (Eusebio) con la loro capitale a Mazaca (successivamente Caesarea Mazaca, attuale Kayseri).

Meshech biblici[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Meshech.
"Il mondo così come conosciuto dagli ebrei", una mappa dal "Trattato storico e atlante della geografia biblica" (Historical Textbook and Atlas of Biblical Geography) di Coleman (1854) situa i mesech insieme con i gog e magog nel Caucaso meridionale.

Nei suoi scritti riguardo alla "Genealogia dei Popoli" (Genesi 10), Flavio Giuseppe identifica i Moschoi cappadoci con la tribù biblica jafetica discendente dai Meshech, mentre Ippolito di Roma collega i Meshech con gli Illiri. In Ezechiele 38:2 e 39:1., i Meshech insieme a Tubal vengono definiti come un principato del principe di Gog e Magog

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ l'identificazione con i kaskei fu in modo incerto suggerita da Goetze (Diakonoff 1984, pp. 115-116)
  2. ^ (EN) Umberto Cozzoli, I cimmeri, Rome Italy, Arti Grafiche Città di Castello (Roma), 1968.
  3. ^ Mirjo Salvini, Tra lo Zagros e l'Urmia: ricerche storiche ed archeologiche nell'Azerbaigian iraniano, Roma, Italia, Ed. Dell'Ateneo (Roma), 1984.
  4. ^ Emil Forrer identifica la regione dei Mushki in questo tempo come Frigia, con i confini approssimati di Comagene, Melitene e Gurin.
  5. ^ Fragmenta historicorum graecorum I, framm. 228.
  6. ^ ... furono mostrati loro i figli dei notabili della zona, bambini ingrassati e nutriti con noci bollite: erano obesi, bianchissimi, poco ci mancava che fossero tanto larghi quanto alti, avevano le spalle e il torace completamente tatuati con fiori variopinti. - Senofonte, Anabasi, libro V, 4-32
  7. ^ Mela, III. 5.4; Plinio VI.4.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]