Discussione:Goffredo Coppola

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Contributo di 81.208.83.252

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Non mi sento di cancellare tout-court il contributo dell'utente 81.208.83.252 che contiene passi di notevole interesse. Altri, però, sono decisamente POV o ricerche originali. Lo copincollo in questa pagina in modo che possa essere convenientemente "enciclopedizzato", prima di reinserirlo nella voce. Consiglio l'anonimo contributore di cercare (e trovare) il necessario "consenso".

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Bibliografia e critica su G.C.

Per lunghi anni dimenticato dalla cultura italiana a causa della collusione con il regime fascista, Coppola è stato recentemente riscoperto grazie agli studi del professor Gian Paolo Brizzi, a ricerche e studi condotti da validi ricercatori presso l'Università di Bologna (Enzo Degani e Federico Cinti), ed alla biografia Goffredo Coppola un intellettuale del fascismo fucilato a Dongo, opera del giornalista e saggista napoletano Andrea Jelardi per le edizioni Mursia.

Successivamente, Luciano Canfora, docente universitario e grecista barese, ha ricostruito, sulla base di materiale documentario in parte inedito, le fasi cruciali della biografia di Coppola (Il papiro di Dongo, edizioni Adelphi) e ne ha ulteriormente rivalutato e messo in luce l'attività di filologo e di papirologo. Su quest'ultimo aspetto, infine, ha gettato nuova luce il saggio di Vanna Maraglino, Scritti Papirologici e Filologici, incentrato sull'attività di Coppola come divulgatore delle nuove acquisizioni della filologia e papirologia italiana sui principali quotidiani nazionali.

Va rilevato che nel pur vasto (e recente) panorama bibliografico sulla figura di Coppola, i vari autori che si sono cimentati nel ricostruire l'opera del filologo cadono frequentemente nell'errore di evidenziarne fin troppo (o troppo poco) i suoi legami con il fascismo. Ad esempio Federico Cinti, Enzo Degani, Gian Paolo Brizzi e Luciano Canfora pongono soprattutto l'accento sul ruolo da lui ricoperto durante gli ultimi anni del ventennio, sulle sulle sue collusioni con il fascismo ed ancor più con il nazismo, a discapito di quella che fu invece la sua vastissima ed importante attività filologica, didattica e giornalistica. E' soprattutto in alcuni scritti di Brizzi, infatti, che vengono messi in eccessivo risalto i rapporti interpersonali di Coppola con altri docenti universitari, le beghe interne all'ateneo e i disssapori creatisi con colleghi e studenti. Elementi, questi, che esulano da una valutazione obiettiva della sua attività professionale, e che sono peraltro caratteristici tanto dei nostri giorni, quanto (ancor di più) di un periodo conroverso come quello del fascismo in cui (come accade ancora oggi) politica e università erano strettamente legate. Sembra pertanto troppo politico il giudizio di Brizzi, che offre di G.C. un ritratto ingeneroso, dipingendolo pressochè esclusivamente come un bieco arrivista quasi immeritevole, ma capace di scendere a continui compromessi e ricorrere a raccomandazioni e favoritismi pur di emergere in ambito professionale ed esimersi, nel contempo, dai suoi doveri militari e civili. Così come del resto pare fuori luogo l'opinione di Brizzi circa le nomine di Coppola a rettore dell'ateneo bolognese e a presidente dell'Istituto Italiano di Cultura, le quali sarebbero da attribuirsi solo alla mancanza - nei mesi della Repubblica Salò - di altri autorevoli e più meritevoli personaggi disposti a ricoprire tali incarichi.

L'autorevolezza dell'insigne grecista Luciano Canfora - pur se con continui richiami alle peraltro ovvie (ed obbligate) mansioni di Coppola all'interno delle organizzazioni di regime nei mesi di Salò - ha contribuito tuttavia a metterne in luce parallelamente anche le sue qualità di studioso e filologo e soprattutto i torti della storiografia contemporanea che lo ha ingiustamente dimenticato solo perchè fascista e colpevole di non essersi schierato dalla parte dei vincitori come tanti altri. Difetto del libro di Canfora (Il papiro di Dongo, Adelphi, Milano 2005)è però indubbiamente un titolo decisamente fuorviante ed una struttura che, al fine di creare nel lettore una suspance da romanzo, mescola troppi elementi in un solo libro lasciandolo in bilico tra il saggio filologico ricchissimo di spunti di rilievo ed, appunto, il romanzo alla ricerca di intrighi e colpi di scena dove non è chiaro chi sia il vero protagonista.

Lineari e imparziali - perchè essenzialmente limitate alla sola esposizione dei fatti senza farsi prendere la mano dalle opinioni politiche - risultano invece le pur brevi biografie di G.C. scritte da Mario Rotili (nel volume Benevento e la provincia sannitica del 1956), Alfredo Zazo (nel Diionario Bio Bibliografico del Sannio del 1973), Piero Treves (voce G.C. nel Dizionario biografico degli italiani Treccani) e soprattutto il volume Goffredo Coppola di Andrea Jelardi che - oltre ad essere il primo saggio interamente dedicato a Coppola (Mursia, Milano 2005) - ha il pregio di rivelarsi di facile ed avvincente lettura e di tracciare un ritratto alquanto imparziale del protagonista, senza darne giudizi politici o morali tout court, e peraltro avvalendosi, oltre che dei documenti, soprattutto delle testimonianze dirette della nipote di G.C., signora Rachele Olivieri.

Altrettanto importante, per ricostruire l'attività professionale di G.C., è poi il saggio di Vanna Maraglino Scritti Papirologici e Filologici(Dedalo, Bari 2006), allieva di Canfora che però supera il maestro nell'approfondire in maniera obiettiva ed imparziale l'attività giornalistica del filologo sannita. Attività che peraltro ebbe un'importanza fondamentale nella sua vita poichè lo portò ad approfondire temi di grande attualità negli anni in cui visse. Uno per tutti la riforma scolastica. Ingeneroso anche in questo caso il parere di Brizzi, il quale ha invece ritenuto l'attività giornalistica di Coppola poco apprezzata dalle varie testate nazionali

Infine, nel concludere la carrellata sui tanti saggi ed articoli recentemente dedicati a G.C., si rivela poco utile ed obiettivo il lungo pezzo scritto da Luca Lionello Rimbotti sul periodico Linea (febbraio 2008), poichè si riduce ad una critica poco costruttiva sui metodi di indagine usati dai vari saggisti e studiosi che fino ad oggi si sono occupati del filologo sannita.

Volendo riassumere in poche righe l'opera e la vita di Goffredo Coppola si può concludere che egli ebbe indiscussi meriti come filologo e docente universitario, ma suo malgrado si trovò a vivere in uno dei periodi più controversi della storia italiana contemporanea e - a differenza di molti altri passati per opportunismo dalla parte politica opposta pur di conservare lavoro e onori - preferì assumersi la responsabilità delle proprie scelte sacrificando per esse la stessa vita. E' infatti opinione unanimenente condivisa che la sua morte a Dongo fu frutto di una fatalità o forse di una poco accorta vendetta politica che, in tempi difficilissimi e confusi, colpì indistintamente colpevoli ed innocenti.

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