Discussione:Battaglia di Santa Lucia

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La voce, quasi senza riferimenti e senza alcuna citazione puntuale (che segnalasse la pagina da cui era stata tratta l'informazione) era visibilmente sovradimensionata nella parte delle premesse storiche, riportando informazioni già contenute nella voce prima guerra d'indipendenza italiana. Ho fatto un riassunto di questa parte e ho riportato le notizie relative alla battaglia aggiungendovi citazioni puntuali. Per la parte finale e successiva alla battaglia erano presenti una serie di informazioni e valutazioni senza fonti che riporto qui nella speranza che qualcuno possa riprenderle con le citazioni necessarie.

Scarso contenuto militare
Per spiegare questi curiosi avvenimenti, occorre considerare che le forze impegnate dal feldmaresciallo nell'apparente contrattacco furono relativamente modeste: appena sette battaglioni di fanteria, una batteria ed uno squadrone di cavalleria. Pare ben difficile immaginare che una simile piccola colonna avrebbe realmente potuto impensierire due intere brigate.
Pare più logico affermare che si trattasse di una manovra 'propagandistica'. Si trattò, probabilmente, di una mossa volta: (i) a dimostrare all'esercito (tedesco) ed al popolo (italiano) di Verona che il feldmaresciallo non rinunciava al combattimento, (ii) a far credere che la rioccupazione di Santa Lucia e della Pellegrina, lasciate libere dai Sardi, fossero avvenute a causa di un eroico contrattacco austriaco.
Se la Cuneo avesse ceduto, infatti, la sterile vittoria sarda si sarebbe trasformata in una piccola sconfitta.

Mancata insurrezione di Verona
La vera preoccupazione del Radetzky, infatti, aveva a che fare con l'atteggiamento della popolazione veronese. Come si è visto, per tenerla buona aveva sacrificato ben 10 dei suoi 33 battaglioni, lungo l'intero corso della giornata. La mattina si era spinto a pubblicare un proclama in cui testualmente affermava:

«Si confida nel buon senso della popolazione, che ella valuterà le tristi conseguenze di qualunque sedizioso movimento e non porrà l'autorità militare nella necessità dolorosa di fare in tale emergenza bombardare la città

E tutto ciò dopo che, l'11 aprile, aveva voluto dimostrare la propria crudeltà e determinazione consentendo l'osceno saccheggio del vicino borgo di Castelnuovo, lasciando decine di morti fra la popolazione inerme.

In quel 6 maggio il feldmaresciallo sapeva perfettamente che l'intera popolazione avrebbe seguito l'andamento della battaglia. Tanto che, in calce alla minaccia di bombardamento, aveva aggiunto:

«Viene riferito che gente curiosa vada su per i tetti e vi si raccolga in gran numero. Si notifica che ciò resta severamente proibito e che ogni contravventore a quest'ordine si esporrà a grave castigo.»

Gli avvenimenti di quel giorno, quindi, non potevano lasciarlo del tutto soddisfatto: egli sapeva che tutta Verona aveva visto gli Austriaci fuggire da Santa Lucia. Quegli Austriaci che, da un mese e messo, non collezionavano altro che sconfitte. E non poteva permettere che a questo spettacolo si aggiungesse quello dell'esercito di Carlo Alberto che sgombrava, non impegnato e di sua iniziativa, le posizioni appena conquistate. Ed è in tali circostanze che concepì la sua propagandistica controffensiva.

Le vanterie del Radetzky
L'urgenza doveva essere tanta, tant'è che, appena la Cuneo sgombrò, non impegnata, Santa Lucia, Radetzky prese a redigere l'edizione del Bollettino di Guerra pubblicato il giorno successivo. Con la verbosità che non l'avrebbe mai abbandonato, vantò una grande vittoria. E, anzi, si rammaricò di come l'esercito sardo avesse evitato una ‘sconfitta totale' unicamente a causa della natura del terreno, che aveva impedito l'impiego della cavalleria.
Affermazioni la cui consistenza può essere ben valutata alla luce: (i) dell'evidente fallimento del mini-contrattacco austriaco, respinto dalla sola Cuneo, (ii) della circostanza che l'intera piana tra Verona ed il rideau era stata disboscata, ed anche il ripiegamento sardo avveniva lungo stradoni larghi e dritti: ciò nonostante della cavalleria austriaca non si vide nemmeno l'ombra.

Solo in una cosa il feldmaresciallo aveva ragione: la mancata sconfitta costituiva già un miglioramento rispetto a Milano, al ponte di Goito o a Pastrengo.

Bilancio della giornata
Errata valutazione delle fortificazioni
La chiave per una corretta interpretazione della giornata sta, probabilmente, nell'insuccesso di Crocebianca. Qui l'attacco si era svolto secondo i piani (sebbene in ritardo): una colonna compatta aveva assalito uno dei punti forti del rideau. Ed era stata respinta. Per converso Santa Lucia era stata conquistata dall'attacco congiunto di tre brigate.

Il piano di battaglia concepito dal Bava e corretto dal Franzini, quindi, non era del tutto disequilibrato, in quanto la concentrazione di quattro brigate su San Massimo, ne avrebbe, probabilmente, consentito la conquista. Mentre la previsione di prendere Crocebianca e Santa Lucia con due brigate ciascuna, peccava, chiaramente, di una evidente sottovalutazione delle fortificazioni austriache.

La deviazione del Bava su Santa Lucia, quindi, aveva effettivamente causato la mancata conquista di un secondo caposaldo.

L'occasione perduta
Ciò nonostante, San Massimo avrebbe potuto essere preso il giorno successivo. Specie in assenza di ogni seria minaccia di contrattacco, come dimostrato dalla difesa di Santa Lucia operata dalle sole Brigata Cuneo e Brigata Acqui.
Le posizioni raggiunte, inoltre, come avevano ben servito alla difesa austriaca, lo stesso non si sarebbero dimostrate inutili ai Sardi. Poste com'erano sull'orlo superiore del terrazzo fluviale dell'Adige e, quindi, in posizione relativamente dominante rispetto a Verona. Una posizione eccellente, infine, per tenere sotto i cannoni le mura e la vasta antistante spianata.
La truppa, infine, aveva dimostrato un eccellente spirito combattivo, attaccando con vivacità e sostenendo il combattimento per lunghe ore.

Ma era soprattutto la posizione strategica ad offrire una occasione meravigliosa: (i) una volta occupato l'intero rideau, si sarebbero definitivamente interrotte le comunicazioni di Verona con Mantova e con Legnago e (ii) si sarebbe mantenuto un contatto diretto con l'esercito romano del Durando, stanziato a Vicenza. Impedendo, in tal modo, le due successive azioni del Radetzky su Vicenza.

Al debito caso, infine, Verona avrebbe potuto ribellarsi, e Carlo Alberto avrebbe anche potuto tentare una azione diretta contro la stessa Verona.

La inopinata decisione del sovrano di ripiegare, invece, rese sterile la vittoria. A posteriori, segnò, anzi, la fine dell'iniziativa sarda. Che avrebbe consentito all'esercito asburgico di riprendere a manovrare.

Curiosità

  • Molte delle vie di San Massimo e di Santa Lucia Extra prendono nome dalle brigate che parteciparono alla battaglia.

--Xerse (msg) 10:14, 15 ago 2017 (CEST)[rispondi]

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