Corrado Colabucci

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Corrado Colabucci (Legnago, 17 agosto 1935Legnago, 26 dicembre 2002) è stato un costumista italiano attivo in televisione e nel cinema.

Figlio di un magistrato, dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza, intraprese la professione di costumista giungendo anche a Parigi, dove esordì nel 1958 con lo spettacolo La Nouvelle Eve[1]. Per due volte consecutive – circa dieci anni – ebbe l'incarico di disegnare e creare i costumi degli spettacoli al celebre Moulin Rouge, tornandoci in seguito nel 1984 e nel 1999.

Nella televisione italiana lavorò per oltre quarant'anni in molti varietà di successo, tra i quali due edizioni di Canzonissima (1968 e 1969) Formula due (1973), Milleluci (1974), Tante scuse (1974), Di nuovo tante scuse (1975),Noi... no! (1977) Fantastico (1979), Due come noi, diretto da Antonello Falqui (1979) Al Paradise (1983), Galassia 2 per la regia di Gianni Boncompagni (1983), nella soap opera Incantesimo e in alcuni sceneggiati e telefilm, tra i quali I racconti di padre Brown (1970).

Nella sua carriera ha vestito, tra le altre, Loretta Goggi, Raffaella Carrà, Mina e Heather Parisi. Ha lavorato anche nella televisione spagnola, sempre con la Carrà, nello show ¡Hola Raffaella!, e negli Stati Uniti, con il film Amare per vivere, remake del film Stazione Termini.

Sul grande schermo ha esordito nel 1967 in un film diretto da Steno, ma la sua attività fu più saltuaria; partecipò ad altri nove film, alcuni di buon rilievo, fino al 2000.

Muore il giorno di Santo Stefano del 2002, all'età di 67 anni, dopo una breve malattia[2].

Costumista cinematografico

[modifica | modifica wikitesto]

Costumista televisivo

[modifica | modifica wikitesto]
  1. ^ Colabucci Corrado, stilista e costumista per eccellenza degli spettacoli TV, su moda.mam-e.it, 2 aprile 2020. URL consultato l'11 agosto 2020.
  2. ^ È morto il costumista Corrado Colabucci [collegamento interrotto], su ricerca.gelocal.it, Il Tirreno, 27 dicembre 2002. URL consultato il 10 agosto 2020.

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]