Cobitis bilineata

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Cobitis bilineata
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseActinopterygii
OrdineCypriniformes
FamigliaCobitidae
SottofamigliaCobitinae
GenereCobitis
SpecieC. bilineata
Nomenclatura binomiale
Cobitis bilineata
Canestrini, 1886
Distribuzione

Cobitis bilineata (Canestrini, 1886), comunemente noto come cobite italiano, è un piccolo pesce d'acqua dolce appartenente alla famiglia Cobitidae.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

È endemico del bacino idrografico del Po e degli altri fiumi della pianura Padana e nell'Istria. Una popolazione nativa disgiunta è presente in Croazia nel fiume Zrmanja. È stato introdotto in tutta Italia (grandi isole comprese), nel lago di Banyoles (Spagna) e nel bacino del Reno in Svizzera. La sua distribuzione si è ampiamente ampliata a causa di introduzioni dovute alla pesca sportiva, in quanto, pur non essendo una specie di interesse da questo punto di vista, è spesso frammista al novellame di altre specie impiegato nei ripopolamenti ittici effettuati a tale scopo, oppure viene usata come esca viva.

Il cobite italiano è altamente adattabile, sopravvive in numerosi ambienti acquatici a basso o medio scorrimento, con fondi sabbiosi o fangosi, particolarmente ricchi di vegetazione acquatica. Si nutre di sostanze organiche presenti nel sedimento, alghe o detrito vegetale, che perlustra attivamente durante le ore notturne o in zone ombreggiate.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Misura fino a 12 cm nelle femmine e a 6,5 cm nei maschi.

È molto simile al cobite europeo da cui si può distinguere per la presenza di due punti neri sul peduncolo caudale.

Dimorfismo sessuale: oltre alla differenza di dimensioni negli esemplari adulti, nei maschi in livrea nuziale le due serie di macchie, allineate lungo la zona mediana e superiore dei fianchi, tendono a fondersi ed alla fine di questo processo (che dura pochi giorni) si osservano due fasce brune per ogni fianco (la superiore è talvolta più marcata). Durante l'anno, tuttavia i maschi è possibile distinguerli dalle femmine anche per le pinne pettorali più lunghe, acute e con il secondo raggio più robusto e più lungo degli altri (nelle femmine le pinne pettorali sono più corte, arrotondate e con il terzo raggio più robusto e più corto. A volte è possibile distinguere i maschi dalle femmine per la presenza della squama di Canestrini.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Vive fino a 4 anni. La riproduzione avviene in primavera ed estate. Le uova vengono deposte tra la vegetazione acquatica.

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

Si nutre di sostanze organiche presenti nel sedimento, alghe o detrito vegetale, che perlustra attivamente durante le ore notturne o in zone ombreggiate.

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

Sebbene questa specie sia stata introdotta in altri corsi d'acqua, essa oggi non è più comune ed il suo areale non è più in espansione; anzi, in alcune zone è in rarefazione: ad esempio in molte aree della Slovenia, ma anche in tutta la Pianura padana ed in molte zone dell'Emilia Romagna. Le cause del suo declino sono diverse; tra esse, l'inquinamento, la cattura in gran quantità quando si prosciugano i fossati per essere utilizzato come esca, anziché essere spostato in zone con acqua, e l'introduzione di specie alloctone, come il gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii), il pesce gatto (Ameiurus melas) ed il siluro (Silurus glanis), che ne predano le uova, gli avannotti e gli adulti.

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Non tutti gli ittiologi sono concordi nel separare Cobitis bilineata da C. taenia[2].

Acquariofilia[modifica | modifica wikitesto]

Questa specie può essere allevata e riprodotta in cattività.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Freyhof, J. 2011, Cobitis bilineata, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ *Zerunian S. Condannati all'estinzione? Biodiversità, biologia, minacce e strategie di conservazione dei Pesci d'acqua dolce indigeni in Italia, Edagricole 2002

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Silvio Bruno, Pesci e crostacei d'acqua dolce, Pref. di Franco Tassi, Firenze: Giunti, 1987.
  • Kottelat M., Freyhof J. Handbook of European Freshwater Fishes, Publications Kottelat, Cornol (CH), 2007

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