Chiesa longobarda di San Giorgio

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Chiesa longobarda di San Giorgio
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneVeneto
LocalitàCostabissara
Coordinate45°35′00.32″N 11°28′50.4″E / 45.583422°N 11.480667°E45.583422; 11.480667
ReligioneCristiana cattolica di rito romano, Cristiana ortodossa
TitolareGiorgio
Diocesi Vicenza
Inizio costruzioneprima dell'anno 1000
Completamento1859 (ultima ricostruzione)

La chiesa longobarda di San Giorgio, detta anche pieve di San Giorgio o chiesetta di San Giorgio, è una chiesa adibita a funzioni religiose situata a Costabissara, in provincia di Vicenza. Sorge sul colle di San Giorgio o monte delle Pignare (già monte della Chiesa)[1] di fianco al cimitero e non molto distante da Villa San Carlo e dal Castello Sforza-Colleoni. Nella sua Historia ecclesiastica della città, territorio e diocese di Vicenza Francesco Barbarano de' Mironi scrive erroneamente che la chiesa è dedicata a san Gregorio[2].

Costruita, come dice il nome, in epoca longobarda, è stata chiesa parrocchiale fino al 1920, anno in cui vennero terminati i lavori alla nuova chiesa del paese. Da allora venne usata saltuariamente sia per la posizione scomoda alla comunità che per la dimensione non più adeguata. Dall'11 marzo 2012 la chiesetta è stata messa a disposizione della diocesi ortodossa rumena di Vicenza[3].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le origini sono piuttosto incerte[4] dal momento che non è ancora stato trovato un documento che ne attesti la data di costruzione[5]. Alcune ipotesi la danno precedente all'anno 1000[6] anche se i ritrovamenti da parte del Gruppo Archeologico dei Cercatori Bissaresi[7] di frammenti di architrave longobarda nella chiesetta di San Zeno ha portato a supporre che fosse più antica della chiesa di San Zeno stessa. Secondo questa teoria la chiesa dovrebbe risalire al periodo successivo alla vittoria di Cuniperto su Alachis, cioè tra il 688 e il 700[8]. A sostegno di questo è la dedica a San Giorgio che in quel periodo era il simbolo del nuovo orientamento religioso e politico esattamente come per altre chiese della provincia (San Michele a Caldogno e a Valproto, San Giorgio a Quinto Vicentino e San Nicola a Olmo).

Ad ogni modo, la fonte scritta più antica trovata in cui si parla della chiesa longobarda risale al 1186 ne La Conferma di Papa Urbano III al Privilegio di Pistore[9] in cui viene citata la chiesa parrocchiale di Costa Fabrica (il nome del tempo di Costabissara). Altre testimonianze si rinvengono in antichi documenti[10][11][12]:

«...confines...inter montevialem, et costam de fabrica...descendunt...justa montem sancti georgii, et vadunt rect usque ad campanile ecclesie sancti georgii predicti de Costa predicta...»

«Item duo campi terre in Monte Sancti Georgii apud heredes domini Alberti de Costa, et terrenum Ecclesie Sancti Georgii, et viam communis»

Le ricostruzioni e i restauri[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa nelle condizioni in cui si trovava alla fine degli anni 70 e all'inizio anni 80

L'orientamento e le pareti che formano un angolo di 82° rispecchiano la simbologia delle prime chiese cristiane, però della costruzione ancestrale non è possibile sapere nulla di più preciso[10].

Attorno al 1456 venne ricostruita in stile romanico aggiungendo un pronao, un'abside e un tetto a capanna[13]. La travatura romanica venne coperta nel 1600 da una nuova soffittatura barocca di cui rimangono ancora le tracce[13].

Nel 1859 avviene l'intervento più massiccio: viene ricostruita la sagrestia, viene demolita l'antica abside in cotto e ricostruita in pietra, viene rifatto il pavimento e abbattuto il pronao e vennero aggiunti i portali, rosoni e pinnacoli attuali di imitazione gotica[13][14]. Il palco della cantoria era posizionato rialzato sopra la porta d'entrata insieme alle canne d'organo (di cui rimangono le tracce), ma si pensa che in questo periodo sia stato eliminato lasciando però le basi delle colonne di supporto sul pavimento[13]. Il Fonte Battesimale venne spostato in una stanza attigua alla sagrestia dal posto originario sulla parete a nord[13][14]. Vennero anche coperte con la nuova pavimentazione le lapidi sepolcrali dei Mazzocchetto e dei Caldognetto[15] una delle quali posta al centro della chiesa e le altre due sotto la balaustra ai piedi dell'altare[14].

Il campanile, che terminava con l'antica tradizionale pigna di mattoni (visibile nelle cartografie antiche), venne abbattuto nel 1868 per essere soppiantato dall'attuale torre in contrasto con l'architettura della chiesa[13][16].

La scala semicircolare dietro l'abside che dà sul sentiero ciottolato, sembra essere di costruzione ottocentesca dal momento che non è riportata sulle tavole del catasto austro-ungarico[13].

All'entrata della chiesa esisteva anche l'acquasantiera in marmo bianco di Carrara, ora conservata nella nuova chiesa parrocchiale e colorata con colore ad olio rosso[17].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Timpano della porta principale
Timpano della porta laterale

Delle origini longobarde della chiesa si sono ormai perse le tracce per via delle successive ricostruzioni e per le opere di spoglio che ha subito, specialmente nei primi decenni del novecento, per poter abbellire la nuova chiesa parrocchiale e quella della Madonna delle Grazie. Dello stato attuale ne è massimo responsabile il ritocco quattrocentesco.

La chiesa ora si presenta con la facciata rivolta ad ovest e l'abside ad est[11]. Ha uno stile archiacuto[11]. La porta principale è a sesto acuto e presenta degli stipiti finemente lavorati e terminanti con delle gugliette. Il timpano sormontato dalla croce presenta un affresco di Pietro Zappella che rappresenta la Madonna del Carmelo, cioè la Vergine col Bambino in atto di porgere ai fedeli il tradizionale Scapolare[11].

La porta minore, della stessa fattura di quella principale, si apre sul fianco meridionale e presenta un timpano con un affresco del Zappella che raffigura San Fermo con in mano la palma del martirio[11].

Gli altari[modifica | modifica wikitesto]

Sin dai tempi più antichi, all'interno della chiesa erano presenti quattro altari[12][18].

L'altare maggiore è da sempre dedicato al santo patrono ed era ornato da una tela raffigurante San Giorgio Cavaliere[12][18] che ora è conservata nella chiesa parrocchiale. Tale opera è stata attribuita erroneamente per lungo tempo al Maganza e così era descritta in tutti gli inventari parrocchiali[19]. Solo nel 1983, durante un restauro, grazie a Vittorio Sgarbi, venne alla luce che si tratta di un'opera giovanile di Francesco Maffei[19].

Il secondo e il terzo altare erano situati ai fianchi laterali dell'arco d'ingresso all'altare maggiore[12][18]. Il secondo altare[20], nel 1580[21], risultava dedicato allo stesso San Giorgio mentre nel 1633[22] era attribuito a San Giovanni Battista[12][18]. La spiegazione di tale strano cambio è da ritrovarsi in un documento datato 12 maggio 1501[23], in cui un certo Gerardo dopo aver lasciato tutti i suoi averi al Nobile Conte Matteo Bissaro, così decretava: "lascia, vuole e comanda che siano dati ducati 100 perché si fabbrichi e per la fabbrica di una Cappella da costruirsi o da farsi costruire dallo stesso Matteo nella Chiesa di San Giorgio della Costa sotto il titolo e nome di San Giovanni Battista, in luogo più congruo, comodo e competente allo stesso signor Matteo"[14][18].

Il terzo altare[24] nel 1580[21] era dedicato a San Bernardino. Nel 1686 venne ricostruito[12][18] e arricchito di quindici formelle in metallo raffiguranti i misteri del rosario dalla Comunità del Rosario e consacrato alla Vergine del Rosario, come recita una targhetta in marmo nel timpano sopra la nicchia[25].

Il quarto altare, posto a sinistra della porta d'ingresso e sopra a quella che si pensa essere la Tomba dei Parroci, era dedicato a San Michele Arcangelo ma venne poco dopo consacrato a San Fermo[12].

Questi ultimi tre altari, durante i lavori del 1859[14][18], vennero tolti e sostituiti con due nuovi altari posti nella parete a nord: dove sorgeva quello di San Fermo venne eretto un altare dedicato alla Madonna del Carmelo mentre il secondo venne dedicato alla Vergine del Rosario e posto presso l'organo[14][18]. Questi altari presentavano due statue lignee che venivano portate in processione annualmente rispettivamente il 16 luglio e la prima domenica di ottobre[14][17]. L'altare della Vergine del Rosario è stato spostato nel 1923 nella Chiesetta di Madonna delle Grazie durante i lavori di costruzione[17][26] mentre la statua della Madonna del Carmelo è conservata nella sagrestia della chiesa parrocchiale[17].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Da Il Foglio di Costabissara e Motta; anno IV, numero 6 link
  2. ^ « [...] di S. Giorgio, dedicata al santo di questo nome, e non a san Gregorio come il Barbarano scrisse erroneamente nel suo libro VI, Cap. XXI, a pag. 111 della Historia ecclesiastica» Dalla-Cà, p. 31.
  3. ^ Qui un accenno all'argomento.
  4. ^ Traverso et al., p. 2.
  5. ^ Traverso et al., p. 3.
  6. ^ Tale ipotesi è formulata da Giovanni Mantese nelle Memorie storiche della chiesa vicentina, volume I, pagina 198. Traverso et al., p. 3.
  7. ^ Il Gruppo Archeologico Bissaresi si è costituito nel 1970 per la scoperta di reperti riguardanti una villa rustica romana durante degli scavi. Uno dei gruppi più longevi e importanti del paese è autore e curatore di numerosi testi sulla storia di Costabissara e della rubrica Il territorio e la storia di Costabissara sul giornale locale, Il Foglio di Costabissara e Motta.
  8. ^ Il periodo longobardo venne per la prima volta ipotizzato da Attilio Previtali nel suo libro Longobardi a Vicenza del 1983. Traverso et al., p. 3.
  9. ^ L'originale si trova nell'archivio Capitolare di Vicenza, Pergamena I nº 23
  10. ^ a b Traverso et al., p. 4.
  11. ^ a b c d e Dalla-Cà, p. 31.
  12. ^ a b c d e f g Dalla-Cà, p. 32.
  13. ^ a b c d e f g Traverso et al., p. 5.
  14. ^ a b c d e f g Dalla-Cà, p. 33.
  15. ^ Una di queste lapidi recitava: «Sepulchrum Nobilium Ioseph Mazzucc.... anno 16.... D. O. M. Ioseph. Caldogneto sibi, et, Haeredibus suis anno MDCCLXIX» (Faccioli - Museum Lapidarium - Parte III, Vicentine 1804). Dalla-Cà, p. 33.
  16. ^ Dalla-Cà, p. 34.
  17. ^ a b c d Traverso et al., p. 7.
  18. ^ a b c d e f g h Traverso et al., p. 6.
  19. ^ a b Traverso et al., p. 8.
  20. ^ Prima di essere rimossa nel 1859, era presente un'iscrizione lapidaria che ricordava la costruzione dell'altare: «D. O. M. Lucia Vella, et Flaminia Barbarana Soerus, et Nurus, Aenaee, et Jacobi Comitum de Bissarii Conjuges relictae, Legatum, voluntatem, pietatesq. Avorum exequentes, devote hoc Altare D. Io. Baptistae Sacrum proprio Conjugum aere construendum curarunt anno a Nativ. Dom. Nostri. MDCXXXIII.» (Faccioli - Museum Lapidarium - Parte III, pag. 149). Dalla-Cà, p. 34.
  21. ^ a b Tale dato è attestato dalla visita pastorale di Matteo Priuli il 4 maggio 1580, presente nell'archivio parrocchiale
  22. ^ Come da una Risposta di Don Teodoro Bacchi, parroco dell'allora Costa Fabrica, sugli Ordini della visita dell'Illustrissimo e Reverendissimo Monsignor Luca Arcivescovo Stella, capitolo 7, numero 16. Documento presente nell'Archivio Parrocchiale.
  23. ^ Tale documento è disponibile nell'Archivio Parrocchiale
  24. ^ Prima di essere rimossa nel 1859, era presente un'iscrizione lapidaria che ricordava la costruzione dell'altare: «D. O. M. Marie Virgini Matri Dei, Mundi spei, Rosari Societas erexit Anno Dom. MDCLXXXVI» (Faccioli - Museum Lapidarium - Parte III, pag. 149). Dalla-Cà, p. 34.
  25. ^ Bertacche, p. 56.
  26. ^ Bertacche, p. 57.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Francesco Barbarano de' Mironi, Historia ecclesiastica della Città, del Territorio e Diocesi di Vicenza, Vicenza, 1653.
  • Giovanni Bertacche, Chiesa senza confini, La Madonna delle Grazie, Valdagno, Stampa Litovald, 1990.
  • Alessandro Dalla-Cà, Costabissara, memorie storiche, Schio, 1904.
  • Gaetano Maccà, Storia del territorio vicentino tomi XVII, XVIII, XIX, Caldogno, 1813.
  • Attilio Previtali, Longobardi a Vicenza, Vicenza, 1985.
  • G. Traverso, M. Lovato, N. Menin e A. Ceccon, San Giorgio, chiesa longobarda, Vicenza, Comune di Costabissara, 1989.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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