Cheranovsky BICh-3

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Cheranovsky BICh-3
Čeranovskij con il BICh-3
Descrizione
Equipaggio1
ProgettistaBoris Ivanovič Čeranovskij
CostruttoreBoris Ivanovič Čeranovskij
Data primo volo1926
Sviluppato dalBICh-2 (aliante)
Dimensioni e pesi
Tavole prospettiche
Lunghezza3,5 m
Apertura alare9,5 m
Rivestimentopelle e tessuto
Freccia alareparabolica
Superficie alare20
Allungamento alare9,5 m
Peso a vuoto140 kg
Peso carico240 kg
Propulsione
MotoreBlackburn Tomtit, bicilindrico a V di 698 cc
Potenza18 hp (13,4 kW)
Prestazioni
Velocità max100 km/h

i dati sono estratti da Soviet X-planes Leicester: Midland Pub., 2000[1]

voci di aeroplani sperimentali presenti su Wikipedia

Il Cheranovsky BICh-3 (in caratteri cirillici БИЧ-3) è stato un innovativo aeroplano progettato e realizzato nel 1926 dall'ingegnere russo-sovietico Boris Ivanovič Čeranovskij[N 1], sviluppato per verificare la possibilità di volo della prima ala a delta su un velivolo motorizzato.[1]

Cheranovsky BICh-3 in volo

Boris Ivanovič Čeranovskij fu il primo progettista sovietico che costruì aerei con ala a delta, tecnologia che sviluppò durante tutta la sua attività di progettista aeronautico. Egli nel 1926, dopo i primi successi dei suoi alianti senza coda: il BICh-1 e BICh-2, costruì il primo aereo motorizzato con ala a delta: il BICh-3.[1]

B. N. Kudrin al comando del BICh-3 effettuò il primo volo al mondo con un aereo con ala a delta, nel 1926 a Koktebel in Crimea, e successivamente a Mosca; portando in volo più volte il velivolo, dimostrò la bontà dell'idea di Cheranovsky.[2] Il BICh-3 pur manifestando una certa instabilità era ampiamente controllabile.[3]

Cheranovsky BICh-3 al decollo
Il BICh-7A molto simile, motore a parte, al BICh-3

Era un velivolo costruito in legno che aveva un'unica ruota di atterraggio carenata e rivestita come tutto l'aereo, sui bordi con pelle sottile e sulle superfici piane con tessuto. Aveva un'ampia pinna con il timone verticale e sull'ampia ala a parabola si trovano 4 alettoni comandati da tiranti e leve.
La superficie alare era pari a 20 m2, la lunghezza era di 3,5 m e la larghezza di 9,5 m; aveva una gondola centrale contenente sia il pozzetto per il pilota che il motore.[1][4]

Il carrello prevedeva dei pattini sulle estremità delle semiali e una ruota centrale carenata con un pattino posteriore. Il peso del velivolo a pieno carico era di 230 kg, di cui 10 kg erano per il carburante e l'olio motore.[1] Montava un motore Blackburn Tomtit, bicilindrico di 698 cc a V, capace di 18 hp, che gli consentiva una velocità massima di 100 km/h[4] con una velocità di atterraggio di 40 km/h.[1][4]

  1. ^ La denominazione del "costruttore" risulta scritta in modo diverso da quella del "progettista" poiché nel secondo caso la traslitterazione del cognome è effettuata secondo il sistema "ISO 9", impiegato come standard convenzionale nelle pagine di Wikipedia in lingua italiana.
  1. ^ a b c d e f Y. Gordon, E. Gordon e Gunston 2000, p. 30.
  2. ^ (EN) S.A.M. #64: Wings of Reality - Dieselpunks, su dieselpunks.org, 29 settembre 2012.
  3. ^ (EN) Rafael GG, Alas Virtuales: CHERANOVSKY, su alasvirtuales.blogspot.it. URL consultato il 30 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 28 dicembre 2016).
  4. ^ a b c (EN) #161 Weekend Quiz 4U (Cheranovsky and the Russian Supersonic Bluff) - Page 3, su forums.gunboards.com.
  • (EN) Yefim Gordon, E. Gordon, Bill Gunston, Soviet X-planes, Leicester, Midland Publishing, 2000, pp. 30, ISBN 978-1-85780-099-9.
  • (EN) Bill Gunston, The Osprey Encyclopedia of Russian Aircraft from 1875 - 1995, London, Osprey Aerospace, 1995, ISBN 1-85532-405-9.
  • Soviet Gliders (Yu. Ryzhkov) Mosca, Mashinostroen.
  • Bulletins of the Russian Aviation Research Group of Great Britain (Ed Nigel Eastaway) No. 40, 49, 50, 51, 71, 76, 80, 99, 114, 129, & 132
  • Smithsonian Institution e National Air Museum (U.S.), Smithsonian annals of flight, Smithsonian Institution, National Air Museum; [for sale by the Superintendent of Documents, Govt. Print. Off.], 1971.
  • Frederick C. Durant, American Astronautical Society, George S. James, International Academy of Astronautics, AAS History Series, Univelt..

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]