Buffone

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Diego Velázquez, Ritratto del buffone Juan Calabazas

Il buffone era un giullare, molto spesso deforme, che nelle corti europee aveva l'incarico d'intrattenere suscitando le risate dei signori con facezie e scherzi.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nel mondo antico i buffoni erano spesso ragazzi giovani, introdotti dai re a corte, col compito di divertire questi ultimi. Col Medioevo come buffoni vennero invece scelti maschi adulti, perlopiù sgraziati fisicamente. In Italia alcuni di essi erano veri e proprio artisti che davano spettacoli: le compagnie da loro formate prendevano il nome di "Joculatores". Nel secolo XV iniziarono i monologhi buffoneschi: il "Mariazo", recitato durante i matrimoni, e lo "Gliommero", di fatto uno scioglilingua. Fin dal secolo XIV era diffusa la "frottola", la cui caratteristica era una narrazione di tipo umoristico che diverrà dialogata e teatrale nel XVI secolo. Nella Sacra rappresentazione ci sono i "Frammessi", con carattere comico - rusticano, perché sulla scena era riflessa la vita quotidiana, con la satira del contadino, per lo più ambientata in Toscana. In queste rappresentazioni si esibivano i buffoni mettendo in scena figure di storpi, deformi, nani e talvolta lo erano essi stessi. In Italia erano attivi nelle corti, ma senza una carica ufficiale, perché praticavano anche altri lavori. Tra i più noti si ricordano Pietro Gonnella, alla Corte estense di Ferrara, il Barlacchi, Mastro Andrea, Zuan Polo (buffone a Venezia), Domenego Tajacalze (anch'egli buffone a Venezia), Antonio da Molino detto il Burchiello.
In Francia essere buffoni significava avere una vera e propria carica. In questo paese nacque il primo buffone riconosciuto, Geoffroy, che visse alla corte di Filippo V il Lungo (XIV secolo). I buffoni mantennero la carica fino al 1662, anno in cui essa fu soppressa, benché rimanessero operanti fino alla Rivoluzione francese. Questi buffoni vestivano abiti speciali.
Durante il Rinascimento italiano il genere comico-popolare si allargò e nelle città di Firenze e Venezia nacquero compagnie teatrali. Col nome di "cantimpanca" venivano detti i buffoni che si esibivano sia nelle corti sia nelle case private, motivo per cui in seguitocrescerà l'esigenza di avere un teatro.

Influenza culturale[modifica | modifica wikitesto]

In letteratura è da ricordare il fool shakespeariano, presente nelle varie opere del drammaturgo inglese. Nell'opera lirica Rigoletto di Giuseppe Verdi, Rigoletto è il buffone alla corte del duca di Mantova.

Consuetudini riguardanti i compensi[modifica | modifica wikitesto]

Lodovico Antonio Muratori dedicando ampio spazio alle Feste e giochi dell'età media, nelle sue Dissertazioni sopra le Antichità italiane (diss.XXIX), parla di grandiose feste dove intervenivano «un'immensa copia di cantambanchi, buffoni, ballerini da corda, musici, sonatori, giocatori, istrioni ed altra simil gente» che venivano tradizionalmente ricompensati con le stesse vesti preziose che i vari principi si scambiavano ospitandosi nelle Corti.[1] Tale tradizione, che ritroviamo documentata tra gli altri in Aristotele, Aristofane, Marziale e che interessa pressoché tutte le grandi famiglie italiane del XIV secolo e non solo in occasione delle grandi cerimonie a corte, viene fatta risalire agli arabi e a Maometto, il quale «rimunerò col suo mantello il poeta Caabo».[2] Sempre seguendo le ricerche del Muratori si viene a conoscenza che questa usanza era stigmatizzata da sant'Agostino.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Alessandro D'Ancona e Orazio Bacci, Manuale della Letteratura Italiana, Volume IV, G.Barbèra Editore, Firenze 1910, p.49
  2. ^ Lodovico Antonio Muratori, Dissertazioni sopra le antichità italiane, XXIX

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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