Angelo Zanti

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«... Cosa importa morire? Sono certo che il nostro sacrificio non sarà vano. Il popolo italiano schiaccerà il fascismo e presto; l'idea nostra, per cui abbiamo lottato, sarà fra breve una meta raggiunta. ...»

Angelo Zanti, nome di battaglia Amos (Cavriago, 24 settembre 1896Reggio Emilia, 13 gennaio 1945), è stato un attivista e partigiano italiano.

Già a dieci anni iniziò a lavorare, svolgendo la mansione di garzone cestaio. A sedici anni aderì alla Federazione Giovanile Socialista Italiana. Fu militare durante la prima guerra mondiale, svolgendo, una volta finita la guerra, l'arte di falegname. Fu eletto consigliere comunale socialista a Cavriago nel 1920. L'anno successivo aderì al P.C.d'I., opponendosi tenacemente allo squadrismo fascista, ma ben presto fu costretto ad abbandonare il paese natale. Vagò per molte località della provincia, finché nel 1923 emigrò definitivamente in Francia, ad Argenteuil, raggiunto dopo qualche tempo anche dalla moglie e dalla figlioletta Carmen. Quest'ultima vent'anni dopo sarebbe diventata una dei gappisti di Reggio Emilia. Trascorso un anno, Zanti, su incarico del suo partito, rientrò clandestinamente in Italia. La sua abitazione di Cavriago divenne luogo prescelto di molte riunioni dell'Interregionale comunista e stamperia clandestina de l'Unità, che con regolarità quindicinale veniva distribuita nelle province di Reggio, Parma e Modena.

Individuato e segnalato nel 1929 dalla polizia, Zanti riparò nuovamente a Parigi, ma anche lì, due anni dopo, fu fermato ed espulso per la sua attività politica. Visse clandestinamente a Nizza per qualche tempo, svolgendo un'intensa attività per la Repubblica spagnola. Con l'esplodere del secondo conflitto mondiale, Zanti, estradato in Italia, fu confinato a Ventotene sino all'agosto del 1943.[2] Successivamente all'armistizio fu punto di riferimento della Resistenza nel Reggiano. Nell'estate del 1944 fu nominato ufficiale di collegamento tra il Comando di Piazza di Reggio, le formazioni attive sull'Appennino reggiano ed il Comando Unico Militare Regionale, con il nome di battaglia "Amos". Il 27 novembre 1944 Zanti fu arrestato insieme ad altri esponenti del Comando di Piazza di Reggio Emilia. Portato a Villa Cucchi, la famigerata Villa Triste reggiana, fu sottoposto a feroci torture dai fascisti dell'Ufficio Politico Investigativo.

Fu condannato a morte l'8 gennaio 1945 insieme ad altri quattro membri del Comando di Piazza dal Tribunale straordinario militare di guerra di Reggio. Per decisione dello Standartenführer delle SS Eugen Dollmann, fu fucilato solo lui, perché appartenente al Partito comunista, nella caserma di viale Allegri, a Reggio Emilia.

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Perseguitato politico per la sua fede antifascista, subì carcere ed esilio fino al giorno in cui impugnò le armi partecipando attivamente alla lotta di liberazione. Eletto Commissario di Guerra del Comando di Piazza di Reggio Emilia apportò la fiamma della sua fede e la sua esperienza di cospiratore nell'organizzare le formazioni clandestine. Visse la dura vita di combattente e tenne alta tra i suoi partigiani la fiaccola dell'ardimento e della libertà. Arrestato, in seguito a delazione fu sottoposto a crudeli sevizie che sopportò con fierezza senza nulla rivelare. Condannato a morte affrontò l'estremo supplizio dopo aver esortato il figlio quindicenne a proseguire nella lotta per la redenzione della Patria e cadde gridando <<Viva l'Italia!>>.»
— Reggio Emilia, 13 gennaio 1945

Riconoscimenti

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Il suo comune natale gli ha intitolato la piazza principale. A Reggio nell'Emilia, dove una via è stata intitolata alla sua memoria, è stata scoperta una lapide presso l'ex-caserma Zucchi dove fu fucilato.

  1. ^ Lettera dal carcere[collegamento interrotto]
  2. ^ Commissione di Reggio Emilia, ordinanza dell'8.3.1940 contro Angelo Zanti (“Attività antifascista all'estero”). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, L'Italia al confino 1926-1943. Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943, Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra), vol. III, p. 1028
  • Loretta Tiso, Angelo Zanti (Amos), Reggio Emilia, Tipografia Popolare, 1955.

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