Adriano Diena

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Adriano Diena

Senatore del Regno d'Italia
Durata mandato24 novembre 1913 –
Incarichi parlamentari
  • Membro della Commissione di finanze (14 febbraio 1918 - 29 settembre 1919, 5 dicembre 1919 - 7 aprile 1921, 15 giugno 1921 - 10 dicembre 1923, 30 maggio 1924 - 21 gennaio 1929)
  • Membro supplente della Commissione d'accusa dell'Alta Corte di Giustizia (31 dicembre 1918 - 29 settembre 1919, 6 dicembre 1919 - 7 aprile 1921, 28 giugno 1921 - 14 novembre 1923)
  • Membro della Commissione per l'esame dei decreti registrati con riserva dalla Corte dei conti (9 dicembre 1919 - 7 aprile 1921)
  • Membro della Commissione per l'esame del disegno di legge "Proroga del termine per procedimenti di responsabilità per recuperi" (13 luglio 1922)
  • Membro ordinario della Commissione d'accusa dell'Alta Corte di Giustizia (14 novembre - 10 dicembre 1923, 3 giugno - 23 novembre 1924)
  • Membro della Commissione per l'esame dei disegni di legge "per la delega dei pieni poteri al Governo per la riforma dei codici" (6 giugno 1925)
  • Membro della Commissione per l'esame del disegno di legge "Norme sul reclutamento e sulla carriera dei magistrati" (7 marzo 1930)
Sito istituzionale

Dati generali
Titolo di studioLaurea in giurisprudenza
ProfessioneAvvocato

Adriano Diena (Venezia, 10 giugno 1857Conegliano, 3 maggio 1943) è stato un politico italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di Marco e Chiara Norsa, proveniva da un'illustre famiglia ebraica di giuristi: il padre, avvocato e fervente patriota, fu presidente della locale Cassa di Risparmio e prese parte alla politica amministrativa come consigliere comunale e provinciale; il fratello Giulio fu un esperto di diritto internazionale e insegnò all'università di Pavia; un cenno merita anche la sorella Emma, madre dell'economista Marco Adriano Fanno e dell'ingegnere Gino Girolamo Fanno[1].

Lo stesso Adriano fu uno degli avvocati più in vista della città[2].

Prima di entrare in Senato era stato attivo nella Consiglio provinciale di Venezia come consigliere (1899 - 1917), vicepresidente (14 agosto - 18 ottobre 1905) e presidente (18 ottobre 1905 - 1914).

Mantenne la propria carica (che durava a vita) anche dopo la promulgazione delle leggi razziali, ma di fatto subì una graduale estromissione dalle attività parlamentari - sorte che toccò anche agli altri otto senatori israeliti[3]. Costretto ad abbandonare la professione di avvocato, visse gli ultimi anni di vita in ritiro a Conegliano[4].

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Grande ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Robert Aleksander Maryks, "Pouring Jewish Water into Fascist Wine". Untold Stories of (Catholic) Jews from the Archive of Mussolini's Jesuit Pietro Tacchi Venturi, Boston, Brill, 2012, p. 81, ISBN 978-90-04-21670-9.
  2. ^ Francesco Carnelutti, Vita di avvocato. Mio fratello Daniele in difesa di uno sconosciuto, Milano, Giuffrè Editore, 2006, p. 102, ISBN 88-14-12327-6.
  3. ^ Michele Sarfatti, The Jews in Mussolini's Italy. From Equality to Persecution, The University of Wisconsin Press, 2006, p. 140, ISBN 978-0-299-21730-3.
  4. ^ Annalisa Capristo, L'espulsione degli ebrei dalle accademie italiane, Torino, Zamorani, 2002, p. 238, ISBN 88-7158-101-6.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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