Volpinite

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Volpinite o anidrite di Volpino
Angelo di destra dell'altare della Madonna delle Brine o di San Luca nella Chiesa di Santa Maria del Carmine a Brescia. La pietra utilizzata è la Volpinite
Categoriaevaporite
Minerali principaliAnidrite
Colorealternanze di lamine di colore bianco, grigio o grigio azzurro
Utilizzorivestimenti pregiati
AffioramentoCosta Volpino

La volpinite o anidrite di Volpino prende il nome dal comune di Costa Volpino in Val Camonica.[1]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di accumuli irregolari, spesso di forma lenticolare, di anidrite, una roccia sedimentaria di origine evaporitica, localizzati entro la Carniola di Bovegno, una formazione geologica risalente al Triassico Inferiore-Medio (Scitico superiore-Anisico inferiore)[2].

Questo litotipo è costituito da alternanze di lamine anidritiche di colore bianco, grigio o grigio azzurro, derivanti da antichi depositi di gesso trasformatisi in anidrite per espulsione di acqua causata la compattazione del sedimento e all'aumento della temperatura a seguito del seppellimento dei sedimenti.

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

L'anidrite è caratterizzata da una elevata densità (2.97 g/cm³) comparata con quella media delle rocce sedimentarie (solitamente variabile fra 2.40 e 2.75 g/cm³), ma anche da una certa plasticità se sottoposta a sollecitazioni prolungate nel tempo (proprietà che la rende poco adatta ad un utilizzo come pietra da costruzione con funzioni portanti).

Per alterazione da parte delle acque meteoriche, l'anidrite tende a riassorbire le molecole d'acqua perdute nella fase diagenetica trasformandosi di nuovo in gesso, con drastico peggioramento delle caratteristiche meccaniche ed estetiche ed espansione volumetrica.

Utilizzi[modifica | modifica wikitesto]

La Volpinite è utilizzata in edilizia, per l'aspetto marmoreo e la bellezza delle venature, in rivestimenti pregiati (è chiamata anche “bardiglio di Bergamo”). Tuttavia, può essere impiegata solo per interni dato che, come già detto, si altera facilmente.[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gabriele Rosa, Confini tra Lovere e la Valle Camonica, in Guida al Lago d'Iseo ed alle Valli Camonica e di Scalve, Brescia, F. Apollonio, 1886, p.57.
  2. ^ A.Bianchi, A.Boni, E. Callegari, P. Casati, G. Cassinis, G. Comizzoli, Gb. Dal Piaz, A. Desio, G. Giuseppetti, E. Martina, L.D. Passeri, F.P. Sassi, B. Zanettin, G. Zirpoli, Carta geologica d'Italia, Note Illustrative, foglio 34, Breno, Servizio Geologico d'Italia, Roma, 1971.
  3. ^ Marmo di Vezza d'Oglio, su icvbc.cnr.it. URL consultato il 26 febbraio 2008 (archiviato dall'url originale il 13 agosto 2022).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Martino Campagnoni, Costa Volpino, Clusone, F.lli Ferrari, 1976. ISBN non esistente
  Portale Materiali: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di materiali