Udo Voigt

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Udo Voigt

Europarlamentare
LegislaturaVIII
Gruppo
parlamentare
Non iscritti
Sito istituzionale

Presidente del Partito Nazionaldemocratico di Germania
Durata mandato6 marzo 1996 –
13 novembre 2011
PredecessoreGünter Deckert
SuccessoreHolger Apfel

Dati generali
Partito politicoPartito Nazionaldemocratico di Germania
Professioneingegnere aeronautico
Udo Voigt
NascitaViersen, 14 aprile 1952
EtniaTedesca
Dati militari
Paese servitobandiera Germania Ovest
Forza armata Luftwaffe
Anni di servizio1972–1984
voci di militari presenti su Wikipedia

Udo Voigt (Viersen, 14 aprile 1952) è un politico tedesco, dal 2014 al 2019 europarlamentare per il Partito Nazionaldemocratico di Germania (NPD).

Udo Voigt è stato il leader del partito di estrema destra Partito Nazionaldemocratico di Germania (NPD) dal 1996 al 2011, partito al quale si era iscritto nel 1968. Il 10 dicembre 2007 ha dichiarato in un'intervista che nell'Olocausto sarebbero morti non più di 340.000 ebrei.[1][2] L'11 ottobre 2012 è stato condannato per sedizione a una pena di dieci mesi (sospesa) e a una multa di 1.000 euro, per aver lodato in un discorso le Waffen-SS.[2][3] Alle elezioni europee del 2014 è stato eletto europarlamentare,[4] diventando il primo rappresentante del suo partito al Parlamento europeo.[2] È stato membro della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni del Parlamento europeo.[2] Alle elezioni europee del 2019, in cui il suo partito ha ottenuto solo lo 0,3% dei voti, non viene rieletto.

  1. ^ (DE) Interview von NPD-Chef Udo Voigt mit iranischen Journalisten löst Empörung aus, su SWR.de, 10 dicembre 2007. URL consultato il 22 febbraio 2015 (archiviato dall'url originale il 16 ottobre 2012).
  2. ^ a b c d (EN) James Crisp, Neo-Nazi takes seat on Parliament Civil Liberties Committee, Schulz furious, su EurActiv.com, 7 luglio 2014. URL consultato il 22 febbraio 2015.
  3. ^ (DE) Ex-NPD-Chef Voigt wegen Volksverhetzung verurteilt, Der Spiegel, 11 ottobre 2012. URL consultato il 22 febbraio 2015.
  4. ^ Parlamento europeo

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN57756897 · ISNI (EN0000 0003 9875 462X · LCCN (ENno2013029127 · GND (DE131848186