Rea Silvia (Jacopo della Quercia)

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Rea Silvia
AutoreJacopo della Quercia
Data1414-1418
Materialemarmo della Montagnola senese
Altezza163 cm
UbicazioneComplesso museale di Santa Maria della Scala, Siena

La statua di Rea Silvia (o Caritas publica) fa parte della decorazione originaria di Jacopo della Quercia per la Fonte Gaia a Siena. Fa coppia con Acca Larenzia e oggi è conservata, con gli altri rilievi della fonte, nel complesso museale di Santa Maria della Scala a Siena (all'esterno si trovano le copie del 1868 di Tito Sarrocchi). È in marmo e misura 163 cm di altezza.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La decorazione della Fonte Gaia venne commissionata nel 1409, ma portata a compimento dall'artista solo nel 1419, dieci anni più tardi. Rea Silvia in particolare risale al 1414-1418. Rea Silvia venne gravemente danneggiata nel 1743, quando per assistere al palio uno spettatore vi si arrampicò, facendola frantumare a terra e perdendo la vita nell'incidente. A causa di questo episodio e dell'inesorabile degrado della fontana si decise nel XIX secolo di provvedere alla sostituzione di tutti i rilievi.

Con la creazione della copia ottocentesca, le statue e i rilievi della fontana vennero smontati e ricoverati prima nel Palazzo Pubblico, poi, in tempi recenti, a Santa Maria della Scala.

Descrizione e stile[modifica | modifica wikitesto]

L'opera si trovava a una delle due estremità del parapetto marmoreo della fonte. Rea Silvia era la madre naturale dei gemelli Romolo e Remo, mentre Acca Larenzia, secondo la leggenda che la voleva moglie di Faustolo, ne era la madre adottiva. Entrambe le figure sono infatti rappresentate con i gemelli in braccio o ai piedi, ricollegandosi all'origine mitologica di Siena come fondata da Senio, uno dei figli di Remo, fondatore di Roma.

La statua è ben rappresentativa dello stile dello scultore e della direzione delle sue ricerche. Tramite un personalissimo ripensamento dei modi della scultura gotica, aggiornandosi alle novità della scultura borgognona e fiorentina, Jacopo arrivò a creare figure di grande vitalità, con schemi compositivi nuovi e liberi.

Rea Silvia è in piedi, vestita riccamente a ricordare il suo status nobiliare, e in braccio tiene uno dei gemelli, che le tende le braccia, mentre l'altro è ai suoi piedi e allunga un braccio verso la sua mano, che lo accoglie con un gesto tenero. La resa delle figure è vivida e naturale, con un avvitamento di linee a spirale, meno evidente che nell'Acca Larenzia, ma altrettanto studiato. Le pose dei bambini accelerano il senso di movimento e tridimensionalità, invitando lo spettatore a una pluralità di vedute, aventi la madre come perno.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 2, Bompiani, Milano 1999. ISBN 88-451-7212-0

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Scheda con foto dell'opera, su scultura-italiana.com. URL consultato il 17 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2016).