Leotecario

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Leotecario di Luni
vescovo della Chiesa cattolica
 
Incarichi ricopertiVescovo di Luni (post 700-753)
 
Nato685 in Italia
Ordinato presbiteroin data sconosciuta
Nominato vescovoinizio VIII secolo
Consacrato vescovoin data sconosciuta
Deceduto753 a Filattiera
 

Leotecario (Italia, 685Filattiera, 753) fu vescovo di Luni probabilmente nella prima metà dell'VIII secolo e si occupò della traslazione in un sacello a La Spezia[1] reliquie di san Venerio.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

L'erudito settecentesco Ferdinando Ughelli[2] indica solo il nome di due vescovi di Luni tra Severo (che aveva partecipato al concilio di Costantinopoli dell'anno 680, sotto papa Agatone), e Petroaldo (che partecipò invece al concilio di Roma dell'anno 826 sotto papa Eugenio II): Lenthecorius e Apollonius.

Gli Acta sanctorum[3] citano il vescovo di Luni Leothecarius , al quale, in un inno sacro è attribuita la traslazione del corpo, identificandolo con il Lenthecorius citato da Ughelli. La traslazione avvenne probabilmente in seguito alla minaccia delle incursioni saracene, che avevano rese le coste poco sicure a partire dalla fine del VII secolo.

Lapide di Leodegar[modifica | modifica wikitesto]

Lapide di Leodegar

Al vescovo di Luni, era stata attribuita un'iscrizione sepolcrale su lastra di marmo, oggi conservata nella chiesa di San Giorgio a Filattiera. La lapide è stata probabilmente spostata dalla pieve di Santo Stefano di Sorano, sempre a Filattiera, forse in occasione del suo rifacimento.
È stata riferita ad un certo Leodgar o Leodegar, il cui nome si sarebbe potuto leggere graffito sull'intonaco accanto alla lapide: si è ritenuto che il graffito fosse stato tracciato per riportare il nome del defunto, non presente nell'iscrizione, ma evidentemente noto, in occasione della sua nuova collocazione[4].

Il testo dell'iscrizione[5] riferisce di un personaggio, non nominato nell'epigrafe, che aveva distrutto idoli pagani, assistito pellegrini e distribuito decime, fondato un ospizio di San Benedetto (forse identificabile con lo xenodochio benedettino a Montelungo) e una chiesa dedicata a San Martino (forse quella di Mulazzo). Aveva inoltre disposto di essere sepolto nel luogo stesso dove gli idoli erano stati distrutti (probabilmente nella pieve di Santo Stefano a Sorano, dove sono in effetti state rinvenute delle statue stele). Il testo riferisce inoltre che il personaggio era morto nel quarto anno di regno del re longobardo Astolfo, ovvero nel 752-753, e che era probabilmente nato intorno al 684-685, avendo vissuto per 68 anni, gli ultimi 10 dei quali a Filattiera.

Se dunque il personaggio della lapide, il cui nome era forse Leodgard o Leodegard, fosse effettivamente identificabile con il vescovo di Luni Leothecarius o Lenthecorius, si dovrebbe ipotizzare che in seguito alla minaccia saracena avesse abbandonato la sede di Luni intorno al 742-743 per rifugiarsi in località più sicure verso l'interno. Poco prima sarebbe avvenuta la traslazione del corpo di san Venerio a Spezia, sempre a causa della medesima minaccia.

Studi più recenti[6], tuttavia, ritengono che l'identificazione del personaggio citato nella lastra con il vescovo di Luni non sia provata: potrebbe trattarsi piuttosto di un missionario o di un gastaldo longobardo che avrebbe combattuto gli ultimi residui del culto pagano in Lunigiana.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Chiesa di San Venerio
  2. ^ Ferdinando Ughelli, Italia sacra, sive de episcopis Italiae et insularum adjacentium, colume I, Sebastiano Coleti editore, 1717, col. 834.
  3. ^ Acta sanctorum, 13 settembre, "De S. Venerio presb. eremita", 28-31.
  4. ^ Ubaldo Mazzini, "Un'epigrafe lunigianese del secolo VIII", in Giornale storico della Lunigiana, 2.3, 1911; Ubaldo Mazzini, "L'epitaffio di Leodegar, vescovo di Luni", in Giornale storico della Lunigiana, 10, 1919; Ubaldo Mazzini, "L'epitaffio di Leodegar, vescovo di Luni del secolo VIII", in Annali del Museo civico della Spezia, 1, 1977-1978.
  5. ^ Vedi fotografia della lapide qui e traduzione del testo e altra foto qui.
  6. ^ Lorenzo Bragoni, "La chiesa di S. Giorgio e l'epigrafe di Leodegar", in Filattiera, origine e storia, Filattiera 1980, pp.21-35; Enrico Giannichedda, Rita Lanza, "Archeologia e valorizzazione del territorio: potenzialità e prime iniziative a Filattiera", in R. Francovich, A. Pellicanò, M. Pasquinucci (a cura di), La carta archeologica fra ricerca e pianificazione territoriale (convegno Firenze 1999), Firenze 2002, p.144 (testo on line Archiviato il 12 agosto 2014 in Internet Archive., p.4); Ottavio Banti, L'epitaffio di "Leodegar" di Filattiera (a. 752), Fondazione Centro italiano di studi sull'alto medioevo, Spoleto 2009.
Predecessore Vescovo di Luni Successore
Severo inizio VIII secolo753 Felerado