Giacomo Grosso

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Giacomo Grosso
Giacomo Grosso, Autoritratto, 1931, olio su tela, 86x66 cm; Torino, Pinacoteca dell'Accademia Albertina, inv. 396

Senatore del Regno d'Italia
LegislaturaXXVIII
Sito istituzionale

Dati generali
Titolo di studioDiploma presso Accademia Albertina di belle arti di Torino
Professionepittore

Giacomo Grosso (Cambiano, 25 maggio 1860Torino, 14 gennaio 1938) è stato un pittore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Ercole Giacomo Antonio[1] Grosso nasce il 25 maggio 1860 a Cambiano, nella provincia torinese, nono degli undici figli di Guglielmo Grosso, falegname, e Gioanna Vidotti, tessitrice e abile "setaiola" che a un certo punto abbandona il lavoro per badare alla numerosa prole. Dopo aver frequentato la scuola elementare comunale, grazie all'aiuto economico dello zio macellaio Antonio entra, nell'ottobre del 1870, al Seminario di Giaveno.

Insofferente, decide di abbandonare la carriera ecclesiastica e di iscriversi all'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Andrea Gastaldi, titolare della cattedra di Pittura, riceve l'aspirante allievo e, intuendone il talento, scrive una lettera al sindaco di Cambiano, Michele Rocco, richiedendo un ausilio finanziario per il ragazzo. La Giunta Comunale approva l'elargizione di una pensione mensile di 30 lire (360 lire annue). Giacomo Grosso si iscrive regolarmente all'Accademia per l'anno 1873-1874 che termina col riconoscimento della terza Menzione onorevole al concorso di Ornato, 1ª classe (disegno dalla stampa). Affitta una soffitta in via Bertola insieme a uno dei suoi fratelli, falegname come il padre. Gli unici mobili che hanno sono: un letto, un mobile e una sedia. C'è anche una stufa ma l'uscio di casa non aderisce bene al pavimento e alcuni vetri della finestra sono sostituiti da fogli di carta che non permettono al caldo di restare nell'appartamento[2].

Per guadagnarsi da vivere, dal 1875 inizia a svolgere dei lavori saltuari: ripassa o rinnova le insegne di latta dei tabaccai torinesi. Intanto, nei concorsi annuali dell'Accademia, vince due medaglie di rame (Ornato e Disegno di Figura) e ottiene una menzione onorevole per il concorso di Prospettiva. Un anno dopo intraprende una collaborazione con un fotografo di piazza Vittorio Veneto (con buona probabilità lo "Studio Giuseppe Vanetti" con sede in piazza Vittorio Veneto, Casa Calcagno, e ingresso anche da via Giulia di Barolo 2[3]) occupandosi della coloritura manuale di ingrandimenti di ritratti fotografici, tecnica diffusasi negli ultimi dell'Ottocento, e per i quali è retribuito cinque lire a lavoro. Nel frattempo termina il terzo e ultimo anno propedeutico con una menzione onorevole al concorso annuale di Ornato e vincendo un assegno di incoraggiamento per una saggio fuori concorso. Alla fine del 1876 comincia il primo anno superiore di Pittura. Alla fine del 1878 termina il sussidio erogatogli dal Comune di Cambiano. Dovendo provvedere interamente a se stesso, Grosso trova un'altra fonte di mantenimento dipingendo ritratti ingranditi da fotografie guadagnando una media di venti lire ognuno[4]. Gli impegni extrascolastici lo costringono a trascurare la carriera accademica. Tentato di abbandonare gli studi non rinnova l'iscrizione all'anno accademico 1879-1880 e approfitta del tempo libero per visitare la Mostra Nazionale di Torino del 1880. Riacquisito l'entusiasmo si immatricola per l'anno 1880-1881.

Gli esordi (1880-1894)[modifica | modifica wikitesto]

Il 1880 segna l'anno d'esordio della carriera pittorica di Giacomo Grosso: vince il Concorso Nazionale del Ministero - e un premio di 2.000 lire - per il miglior saggio di nudo con l'opera Abele colpito a morte (1881, olio su tela, 75x130 cm - Collezione privata) ed esordisce alla 24ª Esposizione della Società d'Incoraggiamento delle Belle Arti al Circolo degli Artisti di Torino con Amusant (1881, olio su tela, 88x60 cm - Collezione privata). Nel 1882, ventiduenne, affitta un piccolo appartamento in via Berthollet 8 e conclude il penultimo anno del corso superiore di Pittura con tre medaglie d'oro ai concorsi annuali: due per Pittura (4ª classe, testa dipinta dal vero, e 5ª classe, accademia istoriata) e quello della sezione Pittura murale a tempera. Nel 1883 conclude trionfalmente gli studi all'Accademia vincendo il concorso triennale di Pittura e prende alloggio in via Napione 5. Nel novembre dello stesso anno, in un soggiorno a Torino, il conte Marcello Panissera di Veglio, presidente dell'Accademia Albertina, della Promotrice torinese delle Belle Arti e prefetto di palazzo del re Umberto I di Savoia, ha modo di ammirare gli ultimi lavori del pittore tra cui il Ritratto di Bartolomeo Ardy (1883, olio su tela, 60x50 cm - Collezione privata). Il conte commissiona a Giacomo Grosso una propria effigie e lo invita a Roma per l'esecuzione. All'inizio di dicembre il pittore cambianese parte per la capitale : gli vengono assegnati un alloggio e uno studio nel palazzo del Quirinale. Il conte Panissera è il suo primo mecenate e, attraverso la sua influenza, Grosso riceve numerose commissioni da diversi personaggi dell'ambiente sabaudo e del patriziato romano.

Arrivano i primi successi. Nel febbraio 1884 il pittore decide di rincasare a Torino in occasione della grande Esposizione Nazionale per la quale presenta otto dipinti. Il più celebre è La cella delle pazze (1884, olio su tela, 470x310 cm - Torino, GAM Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea, inv. P/439), una tela di oltre tre metri giocata tutta sui toni del bianco e del nero, il cui soggetto è ispirato alla novella di Giovanni Verga "Storia di una capinera" del 1871[5], e che viene acquistata dal Municipio di Torino per le collezioni civiche su invito del conte Ernesto Balbo Bertone di Sambuy.

Il 15 maggio 1884 Giacomo Grosso sposa la sedicenne Carolina Bertana, figlia del vicecapocompartimento delle ferrovie, e la coppia va ad abitare in un piccolo alloggio all'ultimo piano di via Carlo Alberto angolo via Andrea Doria, conservando lo studio in via Napione 5. Con loro vive anche l'anziano padre di Giacomo, rimasto vedovo, che verrà ritratto nel 1887 (Mio padre, 1887, olio su tela, 127x80 cm - Torino, Pinacoteca dell'Accademia Albertina, inv. 419). Nel 1885 nasce la prima figlia, Maria, che non raggiungerà i sei mesi di vita. Nel 1886 il pittore sposta lo studio in via Sant'Anselmo 24 e compie il primo dei suoi viaggi a Parigi (dal 1886 al 1914 vi ritornerà quasi ogni anno, sovente spingendosi fino a Londra, talvolta a Bruxelles e in Olanda[6]): è Alberto Pasini a introdurlo negli studi di molti artisti. Visita i musei e il Salon e l'esposizione postuma di Giuseppe De Nittis nella galleria del negoziante d'arte Bernheime June , in rue Laffitte 8.

Lo scandalo a Venezia (1895)[modifica | modifica wikitesto]

La sua tecnica accademica e il suo conservatorismo stilistico gli garantirono un grande successo presso la clientela aristocratica e dell'alta borghesia e gli fecero ottenere numerosi premi e riconoscimenti.

Ritratto di Elena d'Orléans, duchessa d'Aosta
Giacomo Grosso, 30 novembre 1899

Espose in tutta Europa, frequentò spesso Parigi e nel 1908 fu a Buenos Aires con l'allievo Carlo Gaudina per realizzare un ciclo di decorazioni. Una sua mostra personale con oltre cinquanta opere fu presentata da Leonardo Bistolfi alla Galleria Pesaro di Milano nel 1926.

Eseguì ritratti di personaggi della famiglia reale, di Benedetto XV, di Giovanni Agnelli, di Toscanini e di Puccini e indulse spesso a soggetti di nudi di un erotismo di dubbio gusto, così da essere accusato di immoralità. Celebre fu la polemica provocata alla prima Biennale di Venezia del 1895 dal suo dipinto Supremo convegno: nell'interno di una chiesa, intorno alla bara aperta di Don Giovanni, il Grosso rappresentò un gruppo di donne nude, provocando la condanna del patriarca di Venezia, Giuseppe Sarto, il futuro Pio X, ma anche la difesa dello scrittore Fogazzaro. Il dipinto andò poi distrutto in un incendio sviluppatosi nella nave che lo trasportava in un'esposizione degli Stati Uniti[7].

Anche la Nuda, dipinta l'anno dopo, conferma il gusto della sua ispirazione pompier e la sua chiusura provinciale alla moderna pittura che si affermava in Europa: del resto, il Grosso amava dire di essere «solo un pittore», definendo ironicamente «artisti» quei suoi colleghi che rifiutavano l'estenuata tradizione accademica.

Fu nominato senatore del Regno il 2 marzo 1929.

Visse a Torino dove si sposò ed ebbe due figli. È sepolto nel Cimitero monumentale di Torino.[8]

Ebbe come allievi Augusto Ferrari, Romolo Bernardi, Cesare Saccaggi e Giovanni Rava.[9]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Abele colpito a morte, 1881, olio su tela, 75,5x130 cm - Collezione privata (riprodotto in Giacomo Grosso. Il pittore a Torino fra Ottocento e Novecento, catalogo della mostra [Torino, Promotrice delle Belle Arti Parco del Valentino, 22 novembre 1990 - 17 febbraio 1991], a cura di G.L. Marini, Fabbri Editori, Milano 1990, pp. 30-31, scheda n. 1 p. 99)
  • Amusant, 1881, olio su tela, 88x60 cm - Collezione privata (riprodotto in Giacomo Grosso. Una stagione tra pittura e Accademia, a cura di A. Mistrangelo, catalogo della mostra [Torino, Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto - Torino, Pinacoteca dell'Accademia Albertina di Belle Arti - Cambiano, Comune, 28 settembre 2017 - 7 gennaio 2018; Torino, Palazzo Madama Museo Civico d'Arte Antica, 28 settembre - 23 ottobre 2017], Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (MI), 2017, p. 93 fig. 57)
  • Il pittore Bartolomeo Ardy, 1883, olio su tela, 60x50 cm - Collezione privata (riprodotto in Giacomo Grosso. Il pittore a Torino fra Ottocento e Novecento, catalogo della mostra [Torino, Promotrice delle Belle Arti Parco del Valentino, 22 novembre 1990 - 17 febbraio 1991], a cura di G.L. Marini, Fabbri Editori, Milano 1990, p. 34, scheda n. 4 p. 100)
  • La cella delle pazze, 1884, olio su tela, 470x310 cm - Torino, GAM Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea, inv. P/439
  • Ritratto della fidanzata a quattordici anni, 1884, olio su tela, 28,5x24,2 cm - Torino, Pinacoteca dell'Accademia Albertina, inv. 417
  • ll volto della madre, olio su tela, 63,5x50,5 cm - Torino, Pinacoteca dell'Accademia Albertina, inv. 428
  • Autoritratto giovanile, 1894, acquarello su cartoncino, 46,8x35,8 cm - Cambiano, Palazzo Comunale
  • Supremo convegno, 1895, distrutta 1900
    Ritratto di Cesare Saccaggi dipinto dal Maestro ed amico Giacomo Grosso
    Ritratto di Cesare Saccaggi dipinto dal Maestro ed amico Giacomo Grosso
  • La Femme, 1895; Asti, Museo Civico di Palazzo Mazzetti
  • L'attrice Virginia Reyter (Ritratto dell'attrice Virginia Reiter), 1896, olio su tela, 171,5x240 cm - Torino, GAM Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea, inv. P/490
  • La Nuda (Nuda), 1896, olio su tela, 205x104,9 cm - Torino, GAM Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea, inv. P/1148
  • La signora Olimpia Oytana Barucchi (La signora Erminia Sacco-Oytana), 1896, olio su tela, 139,5x198,5 cm - Torino, GAM Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea, inv. P/1009
  • Nudo femminile, 1898 (Museu Condes de Castro Guimarães, Cascais - Portogallo)[1]
  • Ritratto di Giuseppe Verdi, 1902, olio su tela, 88,5x58,5 cm - Cambiano, Collezione Banda "La Giovine, Cambiano, Palazzo Comunale
  • Ritratto di Lorenzo Delleani, 1907, olio su cartone, 36,8x51,8 cm - Torino, GAM Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea, inv. P/941
  • Nudo di donna (La nuda), olio su tela, 200x69 cm - Torino, Pinacoteca dell'Accademia Albertina
  • Ritratto di Arturo Toscanini, 1911, Collezione privata
  • Ritratto di Cesare Saccaggi, Milano, Collezione privata
  • Allo specchio, 1914, Galleria d'arte moderna Ricci Oddi, Piacenza
  • Ritratto di signora (La signora Gallo o Ritratto della signora Clotilde Gallo), 1920, olio su tela, 80x199,5 cm - Torino, GAM Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea, inv. P/980
  • Ritratto di Cesare Sarfatti, 1926, Fondazione Cariplo

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Ritratto dell'onorevole avvocato Cesare Sarfatti, (1926), Collezioni d'arte della Fondazione Cariplo
Cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Grande ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine della Legion d'onore - nastrino per uniforme ordinaria

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ "Il 27 maggio nella parrocchia di Cambiano, intitolata ai santi Vincenzo e Anastasio, il priore Giovanni Alessio battezza il neonato cui sono imposti i nomi Ercole Giacomo Antonio. In casa, fanciullo, sarà adottato il terzo nome, in omaggio ad Antonio Pitarelli, lavorante al Regio Parco, suo padrino (e madrina la sorella Margarita Pitarelli), domiciliato a Torino. A scuola e nella vita il futuro pittore sceglierà il secondo nome (ma la moglie e i più intimi amici continueranno a chiamarlo Antonio), lo stesso di uno zio paterno, macellaio da portafoglio abbastanza florido, non troppo avaro di aiuti nei primi anni di studio. Si dimenticherà invece del primo nome (quello assegnatogli in memoria del nonno paterno), con qualche fastidioso contrattempo burocratico, specie al momento in cui sarà collocato a riposo dall'insegnamento." G.L. Marini, Appunti per una biografia e una traccia della fortuna critica di Giacomo Grosso, in Giacomo Grosso. Il pittore a Torino fra Ottocento e Novecento, catalogo della mostra (Torino, Promotrice delle Belle Arti Parco del Valentino, 22 novembre 1990 - 17 febbraio 1991), a cura di G.L. Marini, Fabbri Editori, Milano 1990, pp. 123-124.
  2. ^ "E non solo il freddo aveva conosciuto ma anche la fame. Una volta dopo due giorni di digiuno l'allievo dell'Accademia si mise in cammino ed a piedi arrivò fino a Cambiano; a Torino non aveva nessuno, ma a Cambiano c'erano i suoi. Arrischiò di fare una indigestione, ma dopo tanto digiuno trovava persin piacevoli le sofferenze per aver mangiato troppo" Ricordi della vita di Giacomo Grosso. Dalla soffitta di via Bertola allo studio dell'Accademia Albertina, in "Stampa Sera", 15 gennaio 1938, p. 4.
  3. ^ G.G. Massara, Dagli anni dell'adolescenza allo scandalo veneziano, in Giacomo Grosso. Una stagione tra pittura e Accademia, a cura di A. Mistrangelo, catalogo della mostra (Torino, Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto - Torino, Pinacoteca dell'Accademia Albertina di Belle Arti - Cambiano, Comune, 28 settembre 2017 - 7 gennaio 2018; Torino, Palazzo Madama Museo Civico d'Arte Antica, 28 settembre - 23 ottobre 2017), Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (MI), 2017, p. 26 nota 10.
  4. ^ "Grosso si impratichisce rapidamente e diventa abilissimo nel cogliere le fisionomie: un modesto artigianato che molto gli servirà nell'esercizio della professione; un esercizio in cui, chi poi criticherà la facilità della mano e l'implacabilità dell'occhio, sarà tentato d'individuare la nefanda matrice". G.L. Marini, Appunti per una biografia e una traccia della fortuna critica di Giacomo Grosso, in Giacomo Grosso. Il pittore a Torino fra Ottocento e Novecento, catalogo della mostra (Torino, Promotrice delle Belle Arti Parco del Valentino, 22 novembre 1990 - 17 febbraio 1991), a cura di G.L. Marini, Fabbri Editori, Milano 1990, pp. 126.
  5. ^ "In un primo tempo numerose critiche vengono rivolte all'opera del Grosso per l'eccessiva crudezza della scena; successivamente vi sono riconosciute le virtù insite in un dipinto giocato quasi sulla monocromia, animato da figure ora impassibili, ora intente a condurre alla ragione la monaca che ha gettato materialmente il rosario a terra: la luce naturale [...] penetra da una finestra e da una sorgente sconosciuta sì da illuminare l'ambiente lasciando nell'ombra solamente la porta che un'altra monaca chiude". G.G. Massara, Dagli anni dell'adolescenza allo scandalo veneziano, in Giacomo Grosso. Una stagione tra pittura e Accademia, a cura di A. Mistrangelo, catalogo della mostra (Torino, Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto - Torino, Pinacoteca dell'Accademia Albertina di Belle Arti - Cambiano, Comune, 28 settembre 2017 - 7 gennaio 2018; Torino, Palazzo Madama Museo Civico d'Arte Antica, 28 settembre - 23 ottobre 2017), Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (MI), 2017, pp. 21-22.
  6. ^ G.L. Marini, Appunti per una biografia e una traccia della fortuna critica di Giacomo Grosso, in Giacomo Grosso. Il pittore a Torino fra Ottocento e Novecento, catalogo della mostra (Torino, Promotrice delle Belle Arti Parco del Valentino, 22 novembre 1990 - 17 febbraio 1991), a cura di G.L. Marini, Fabbri Editori, Milano 1990, p. 132.
  7. ^ Il Supremo Convegno di Giacomo Grosso, su lacivettaditorino.it. URL consultato il 9 luglio 2023.
  8. ^ ubicazione tomba G. Grosso, su cimiteritorino.it.
  9. ^ RAVA Giovanni, su centrostudibeppefenoglio.it. URL consultato il 16 settembre 2020.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • E. De Amicis, Gli anni della fame di un pittore celebre, Biblioteca della Rivista Operaia "La Blouse", Firenze 1906.
  • C. Corrado, Giacomo Grosso. Pittore, Edizioni d'Arte E. Celanza, Torino 1914.
  • Giacomo Grosso. Il pittore a Torino fra Ottocento e Novecento, catalogo della mostra (Torino, Promotrice delle Belle Arti Parco del Valentino, 22 novembre 1990 - 17 febbraio 1991), a cura di G.L. Marini, Fabbri Editori, Milano 1990.
  • R. Maggio Serra e Riccardo Passoni (a cura di), Il Novecento. Catalogo delle opere esposte, Settore Cataloghi d'Arte del Gruppo Editoriale Fabbri, Milano 1993.
  • Giacomo Grosso da Cambiano 1860-1938, catalogo della mostra (Cambiano, Palazzo Comunale, 19 settembre - 11 ottobre 1998), a cura di R. Coppo, Multidea, Torino 1998.
  • T. Musi, Grosso, Giacomo, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 60, Roma, Istituto dell'Enciclopedia italiana, 2003.
  • G.L. Marini (a cura di), voce in Dizionario dei pittori piemontesi dell'Ottocento, AdArte, Torino 2013.
  • Giacomo Grosso. Una stagione tra pittura e Accademia, a cura di A. Mistrangelo, catalogo della mostra (Torino, Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto - Torino, Pinacoteca dell'Accademia Albertina di Belle Arti - Cambiano, Comune, 28 settembre 2017 - 7 gennaio 2018; Torino, Palazzo Madama Museo Civico d'Arte Antica, 28 settembre - 23 ottobre 2017), Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (MI), 2017.

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