Discussione:Pieter Aertsen

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Sposto qui un contributo inserito nella voce senza rispettare quanto già scritto. In caso non sia copyviol, da integrare. --Snowdog (dimmi) 19:15, 1 lug 2006 (CEST)[rispondi]

File:Ancora vita.jpg Pieter, Aertsen (Amsterdam 1508-1575)

Pieter Aertsen, nato ad Amsterdam nel 1508, operò in un primo momento nella sua città natale, ma è ad Anversa che svolse gran parte della sua carriera tra il 1535 e il 1560. Qui dipinse numerose opere sacre tratte per lo più da momenti del Vangelo ( l'Ecce Homo, il Cristo in casa di Marta e Maria, l'incontro di Gesù con la donna adultera, ecc..). Alcune opere a tema religioso vennero distrutte dal movimento iconoclasta calvinista: tra queste si ricorda “l'adorazione dei pastori” del 1560 di cui rimane solo un frammento. Ad Anversa formò anche una scuola da cui emerse suo nipote Joachim Beuckelaer. L'artista fu poi in Italia dove forse entrò in contatto con Jacopo Bassano (1518-1592) , uno dei maggiori pittori veneti del Cinquecento, il quale fu incline alla rappresentazione di scene pastorali, dove acquisivano particolare rilievo naturalistico piante e animali. Aertsen lavorò tantissimo ad opere di carattere popolaresco: scene di mercato, feste paesane e scene di cucina; egli infatti non si conformò al diffuso gusto manierista, ma, elaborando questi temi con forte realismo, se ne distaccò tanto da poter essere considerato un precursore di Pieter Bruegel e un pioniere della natura morta come genere pittorico. Tale tematica era già presente nell’antico Egitto, nell'arte etrusca e in quella greca, nel mondo romano e nelle catacombe paleocristiane, ma solo nel quattrocento acquisì grande rilievo nella pittura, in particolar modo nell’ambiente fiammingo. Aertsen può essere considerato il pioniere di questo genere pittorico: all'epoca, infatti, non veniva ancora considerato tale e "facevano pittura" solo le scene religiose o comunque con figure. Nei suoi lavori più celebri, che passano alla storia come "nature morte invertite" o "immagini raddoppiate", le figure iniziano a perdere peso compositivo, mentre la scena narrata viene rimpicciolita e spinta in secondo piano per lasciare il posto ad incredibili bancarelle di opulenti mercati o a cucine ben fornite. Questo tipo di rappresentazione andrà col tempo scomparendo, sia pur con dei ritorni (si pensi ai bodegones del giovane Velazquez, o addirittura alle prime opere di Vermer); tra la fine del Rinascimento e l'inizio dell' età barocca lascerà il posto a opere dove cucine e mercati diventano soggetti autosufficienti, dando così vita alla pittura di genere, che ebbe grande successo nelle collezioni di tutta Europa.

IN BREVE


Il Cristo in casa di Marta e Maria” Il primo piano del quadro si presenta quasi totalmente occupato da una grande natura morta composta da vivande, tra cui spicca un grande coscio d'agnello, da stoviglie e utensili da cucina e da lenzuola piegate. Gli oggetti sono rappresentati a grandezza naturale per creare un effetto illusionistico di "trompe-l'oeil", cioè di rottura del confine spaziale da parte dell’immagine che entra nella realtà dello spettatore; sul fondo vi è narrato l'episodio biblico che Aertsen rende esplicito ricorrendo anche alla scrittura: nell'angolo in basso a sinistra, sulla terza mattonella, vi è la scritta "luca 10", e sopra i personaggi, sul fregio del camino, spicca un'altra iscrizione: "Maria si è scelta la parte buona". La scena è dunque tratta dal Vangelo e narra di quando Gesù, durante il viaggio, si fermò nella casa di Marta. Ella aveva una sorella di nome Maria la quale si prostrò ai piedi di Gesù per ascoltare la sua parola; Marta, distratta dalle faccende di casa, si lamentò con il Signore della sorella che la lasciava sola a lavorare. Questi allora rispose: “Marta, Marta, tu ti inquieti e ti preoccupi di troppe cose, mentre poche ne servono e una soltanto è necessaria. Maria invece si è scelta la parte buona, che non le sarà certo tolta”. Le due immagini rappresentano le due sfere del sacro e del profano e sono strettamente legate tra loro: quella in primo piano si sviluppa infatti come allegoria di quella di fondo. Nel quadro possiamo quindi individuare due piani spaziali comunicanti: lo spazio occupato dalla scena biblica, solo apparentemente isolato, è in rapporto di continuità tramite la pavimentazione con il primo piano della natura morta, che a sua volta, attraverso il tavolo, irrompe in un terzo spazio, quello dello spettatore. La grande natura morta svolge un ruolo ambivalente: di appendice, vale a dire di aggiunta e proseguimento della scena biblica, ma anche di antitesi con essa. Si può individuare il contrasto presente tra le due immagini: la rappresentazione sacra italianeggiante della scena di fondo è infatti in palese contrapposizione con la rappresentazione profana di stampo nordico del primo piano. Il primo piano del dipinto compie un ruolo di transizione tra la realtà e la scena divina; esso, avvalendosi della rappresentazione allegorica del cibo, conduce lo sguardo dello spettatore dallo spazio reale-volgare verso la parola di Cristo. La grande rivoluzione compiuta da Aertsen sta nell'includere nel campo visivo del quadro la parte che normalmente ne veniva esclusa, il “fuor d'opera”, creando così un nuovo elemento pittorico di grande interesse che sarà importante fonte di spunto per i pittori successivi.

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