Bozza:Quartiere edilizia popolare Viale Canton Ticino

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Il quartiere popolare tra Viale Canton Ticino, Via Gnoli e Via Colesino, si trova a Pavia (PV), Lombardia e rappresenta un'importante iniziativa, intrapresa durante gli anni del fascismo, di aiuto per le famiglie meno abbienti, nel tentativo di integrarle nella società e, di conseguenza, migliorare sia le condizioni dichi vi abita sia quelle della società circostante.[1] Questo quartiere viene considerato un ampliamento degli edifici popolari presenti in Via Tasso. Questo quartiere, come molti altri, è un esempio di edilizia popolare voluta dall'istituto IACP, attuale ALER, che opera in tutta l'Italia fin dal 1903, data in cui è stato fondato.

Edilizia pubblica in Viale Canton Ticino
[[File:
|frameless|center|260x300px]]Edifici Popolari sul Fronte del Naviglio
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàPavia
IndirizzoViale canton ticino
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzione1926 - 1935
UsoResidenza
Realizzazione
IngegnereOttorino Modesti
CommittenteIACP

Costituzione architettonica del quartiere[modifica | modifica wikitesto]

Gli edifici che compongono il quartiere sono stati progettati dall'ingegnere Ottorino Modesti ed essi sono stati costruiti a partire dal 1926. Il quartiere è composto dall'aggregazione di tre differenti tipologie di edifici, prevalentemente a 3 piani, che sono:

  • in linea;
  • ad L;
  • a C (l'unico a 4 piani).

Questi definiscono il fronte verso il Naviglio Pavese e, allo stesso tempo, i margini degli isolati, determinando nuove vie e corti interne[2] che favoriscono un'interazione sociale tra i cittadini che, così facendo, non vengono emarginati. Questa interazione viene, inoltre, accentuata dalla notevole facilità di raggiungimento del quartiere, possibile sia attraverso mezzi pubblici (con ben 7 fermate di autobus con cui raggiungere il centro storico, il Borgo Ticino, i vari quartieri, la stazione ferroviaria, le varie scuole di rutti i gradi e tutte le sedi dell'Università degli Studi di Pavia) che con mezzi privati, con la messa a disposizione di parcheggi gratuiti, e dalla vicinanza di scuole, parchi e chiese.

Degli alti semicilindri, con finestre a nastro verticali, aggettano dai prospetti interni verso le corti e individuano i vani scala con gli ingressi, dove, per ognuno di essi, vi sono due o tre alloggi.[3]

Due degli edifici in linea vennero costruiti tra il 1926 e il 1927 su Viale Canton Ticino. Questi sono entrambi a pianta rettangolare e a tre piani; a ogni piano corrispondono due appartamenti di sei locali, tutti disimpegnati. La loro facciata, per tutta l’altezza del primo piano, è a intonaco riquadrato, nei rimanenti piani, invece, è a intonaco liscio. Ad ogni piano, sul prospetto principale, sono presenti piccoli loggiati, cui fanno riscontro dei balconi sul fronte prospiciente il giardino. Su questa facciata si aprono le porte d’ingresso alle scale che conducono agli appartamenti.[4]

Le unità abitative sono generalmente di dimensioni contenute e caratterizzate da una distribuzione equa degli spazi comuni.

Tutt'oggi il quartiere viene ancora affidato, dalle autorità locali, alle famiglie più bisognose.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Bianchi Arturo, A noi! - Storia del fascismo pavese, Istituto pavese di arti grafiche, Pavia, 1929
  2. ^ Vittorio Prina, Pavia Moderna: Architettura moderna in Pavia e Provincia (1925-1980), Edizioni Cardano, Pavia, 2003
  3. ^ De Martini Gigliola, Case per il popolo a Pavia nel primo Novecento in "Annali di storia pavese", n. 11-1985, Amministrazione Provinciale di Pavia
  4. ^ Architetture pavesi del ventennio