Virgilio Savini

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Virgilio Savini (Cuvio, 10 febbraio 1852Milano, 30 ottobre 1925) è stato un celebre ristoratore milanese della fine del XIX secolo e fondatore di uno dei più rinomati ristoranti della città.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Cuvio, capoluogo della Valcuvia, nel Varesotto, da una famiglia di origini modeste, terzo di nove fratelli la metà dei quali morti in tenera età. Il padre, Giuseppe, che fu patriota, gestiva una taverna dove sostò anche il generale Garibaldi, mentre la madre, Costanza Gattoni, era di antica famiglia di Cabiaglio, un altro paesino della Valcuvia.

Il giovane Virgilio ben presto abbandonò il paese per recarsi a Milano dove lavorò in diverse osterie o birrarie, come si diceva allora, finché non ne aprì una sua, la Stella in Porta Genova che gestiva assieme ad un socio, Gaspare Stabilini di Varese. Per qualche anno restarono insieme, partecipando anche alla grandiosa Esposizione Nazionale del 1881, poi si divisero: lo Stabilini aprì l'Hotel Eden, in Largo Cairoli, mentre il Savini rilevò la Birreria Stockers in Galleria, che era già allora un ritrovo frequentato dalle classi più abbienti.

In poco tempo il ristorante Savini diventò il luogo privilegiato per le classi agiate; ambiente favorito da aristocratici, politici, artisti e intellettuali, per convegni diplomatici, pranzi ufficiali, balli di beneficenza, incontri culturali, accordi commerciali. Ogni ricevimento veniva riferito con enfasi dalla stampa.

Per decenni la cucina fu guidata dallo chef Giuseppe Fontana. Questi, in una sua rievocazione, così scriveva:

«Per quel che potevo sapere stando in cucina, o vedere quando ero fuori servizio, posso compiacermi di avere in certo qual modo conosciuto, magari per via delle ordinazioni e dei gusti: Eleonora Duse, Tina Di Lorenzo, Maria Melato, attrici; la celebre Rosina Storchio, cantante; Giuseppe Giacosa, Gerolamo Rovetta, Enrico Annibale Butti sempre accompagnato da madame Brochon, Marco Praga che rideva poco, i due fratelli Pozza uno biondo e l’altro moro; i due fratelli Arrigo Boito e Camillo Boito, il maestro Umberto Giordano, Pietro Mascagni, Giacomo Puccini, il librettista Ferdinando Fontana che nel 1898 scappò da Milano, Gabriele D'Annunzio, Filippo Tommaso Marinetti, Paolo Buzzi, Umberto Boccioni, l’architetto Antonio Sant'Elia. Ricordo i fratelli Weill-Schott; i pittori Filippo Carcano, Tranquillo Cremona, Mosè Bianchi, Giuseppe Amisani, Giuseppe Mentessi; il garibaldino Achille Bizzoni, il genialissimo Luigi Illica; Ida Rubinstein, il grande pianista Paderewsky; il critico Gustavo Botta, terrore di tutti i letterati. Ricordo quando veniva Walter Mocchi, andato poi in America a fare il grande impresario del Metropolitan di New York ma che allora faceva l'idealista puro, socialista, lo si vedeva di giorno vestito da operaio, col cappello sdrucito, ma poi alla sera frequentava il Savini presentandosi sempre elegante, azzimato come un damerino. E madame Brochon, la compagna di Enrico Annibale Butti, una volta ebbe a esclamare: "Ecco entra Sua Maestà Bandiera Rossa suonando la Marcia reale!"[1]»

A fine secolo, Virgilio Savini fece costruire un secondo ristorante all'Isola Botta, appena fuori Porta Sempione nelle vicinanze dell'Arco della Pace, a quell'epoca ancora periferia. Si trattava di una villino liberty di foggia neorinascimentale con torretta, abbellimenti floreali e un teatro, opera di Ulisse Stacchini, uno dei massimi interpreti del Liberty a Milano.

All'inaugurazione del villino, le cronache riportano di oltre millecinquecento invitati, a cui vennero offerto un ricco banchetto. Il Savini al Sempione divenne meta tradizionale dei frequentatori del trotter.

La cucina dei Savini preparava generalmente grandi pranzi basati su un primo in brodo, almeno tre secondi, verdura fresca di stagione od elaborata, sughi e salse, dolci e gelati, vini bianchi e rossi e lo champagne che non mancava mai. Raramente invece troviamo gli antipasti e ancor meno formaggi e frutta, a volte compariva il Porto. Erano portate improntate alla cucina milanese ma anche molto a quella transalpina, con menu dove il francese spesso la faceva da padrone.

Virgilio, dopo la morte del padre, era stato raggiunto a Milano dalla madre e dai restanti tre fratelli: Edoardo divenne responsabile dell'azienda Peregrini, una grande impresa edile che fra gli altri lavori costruirà il porto di Trieste, le stazioni ferroviarie di Genova e Torino, e, a Milano, sistemò le Nord ed il Macello. Virgilio nel 1881 sposò Nina Campi, dodici anni più giovane di lui, di famiglia benestante, la coppia ebbe tre figli: Angelina, Giuseppe e Claudio.

Nel 1901 venne nominato Cavaliere della Corona «per aver dotato la città –scrissero i giornali– di un ristorante in forma mondiale, il Sempione e per aver saputo emergere e distinguersi coll'ingegno, coll'attività e lo spirito d'intraprendenza». Il giornale satirico Il Guerin Meschino, giocando sul fatto che in quegli anni si stava lavorando allo scavo del tunnel del Sempione, opera ardita e dispendiosa che avrebbe facilitato i collegamenti con l'Europa, pubblicò una vignetta con la didascalia «Largita fu al Savini questa decorazione, perché fondò una linea d'accesso al Sempione».

Virgilio cessò l'attività nel 1908. Chiuse il Sempione e vendette il ristorante in Galleria, malgrado la moglie Nina fosse contraria. Si ritirò a vita privata, dapprima in porta Vercellina e poi a Piazzale Ippodromo. Se la sua vita pubblica fu sotto i riflettori della notorietà, in vecchiaia si tenne lontano dalla ribalta, fu sempre schivo e anche la sua morte, una ventina di anni dopo, avvenne senza clamori. A settantatré anni venne colpito da ictus cerebrale e la mattina successiva spirò. Era il 30 ottobre 1925. Aveva lasciato disposto per il suo funerale una cerimonia semplice, tuttavia il Corriere della Sera, la mattina successiva, pubblicò un sintetico trafiletto ricordandone i successi e annunciando le esequie per il pomeriggio. Venne seppellito nel Cimitero Monumentale di Milano dove ancora riposa[2].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Fontana Giuseppe, Il Savini visto dalla cucina (lettera di un cuoco), su La Martinella di Milano fascicolo 3/4, 1957.
  2. ^ Rip. X- zona 2a- n. 81

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giorgio Roncari, Virgilio Savini e i suoi ristoranti di Milano, Macchione Editore EAN: 9788883402166 ISBN 8883402162

GIORNALI E RIVISTE CONSULTATE: ‘IL CAFFARO’ giornale genovese di matrice garibaldina fondato nel 1857 da Anton Giulio Barilli -‘IL CAMERIERE’ organo di categoria -‘IL COMMERCIO’ giornale scientifico, letterario, politico, artistico, industriale, mercantile fiorentino -‘IL CORRIERE DEL VERBANO’ settimanale di Luino (VA) fondato nel 1876 -‘IL CORRIERE DELLA SERA’ quotidiano milanese fondato nel 1876 -‘CRONACA PREALPINA’ quotidiano di Varese fondato da Giovanni Bagaini nel 1888 -‘LA DOMENICA DEL CORRIERE’ settimanale milanese del ‘Corriere della Sera’ fondato 1899 -‘IL FINANZIERE’ organo economico di categoria -‘GAZZETTA DEL POPOLO’ quotidiano liberale di Torino fondato nel 1848, cessò le pubblicazione nel 1983 -‘GAZZETTA TEATRALE ITALIANA’ organo di categoria milanese (1872 – 1914) -‘IL GIORNO’ quotidiano milanese fondato nel 1956 -‘GUERIN MESCHINO’ giornale satirico milanese (1881 1850) -‘L'ITALIA DEL POPOLO' organo repubblicano fondato da Gustavo Chiesi (1890 – 1899) -‘LEGA LOMBARDA’ giornale cattolico moderato milanese‘ fondato nel 1886, fusosi con l'Osservatore Cattolico diede vita all''Unione' divenuto nel 1912 ‘Italia’ e negli anni sessanta ‘Avvenire’ -‘LA LOMBARDIA’ giornale politico commerciale milanese -‘THE NEW YORK HERALD’ edizione di Parigi -‘L'OSSERVATORE CATTOLICO' giornale cattolico intransigente milanese fondato da don Davide Albertario, fusosi con la ‘Lega Lombarda’ diede vita all''Unione' divenuto nel 1912 ‘Italia’ e negli anni sessanta ‘Avvenire’ -‘LA PERSEVERANZA’ (1859 – 1922) quotidiano moderato milanese fondato da Pacifico Valussi e Stefano Jacini -‘IL SECOLO’ quotidiano politico milanese diretto da Raffaele ed Edoardo Sonzogno (1866 – 1928) -‘LA SERA’ giornale politico finanziario milanese con sede in Galleria -‘LA STAMPA’ quotidiano di Torino fondato nel 1867 col nome di ‘Gazzetta Piemontese, assume l'attuale titolo nel 1895 -‘IL TEMPO’ quotidiano democratico milanese -‘L'UOMO DI PIETRA' giornale satirico milanese

PUBBLICAZIONI: Anonimo):‘IL SAVINI A MILANO’, sulla rivista ‘Natura’, maggio – giugno 1937. -AA.VV.: ‘I CENTO ANNI DELLA GALLERIA’, Banca Popolare di Milano - Arti Grafiche Ricordi S.p.A. – Milano 1967. -AA.VV.: ‘MILANO NELL'UNITÀ NAZIONALE 1860 – 1898', Cariplo – Amilcare Pizzi S.p.A. Arti Grafiche – Cinisello Balsamo (MI) 1991. -Arrigoni Virgilio: ‘FIGURE DI VALCUVIANI NELLA MILANO DEL SECOLO SCORSO’, su ‘Il Settimanale’ 12 set 1987. -Fontana Giuseppe: ‘IL SAVINI VISTO DALLA CUCINA’, (lettera di un cuoco), su ‘La Martinella di Milano’ fascicolo 3/4, 1957. -Imbriani Luciano: ‘IL “SAVINI” UNA STORIA', su ‘Civiltà della Tavola’ n 159, marzo 2005, pp 66–69. -Lopez Sabatino: ‘GLI IMMORTALI DEL SAVINI’ su ‘La Stampa ‘ 1905. -Mormino Ignazio: ‘SAVINI, UN NOME NELLA STORIA’, Sellerio, 1981. -Redaelli Sergio: ‘RISOTTO IN GALLERIA’ su ‘Varese Golosa’, Macchione Editore, pp 70, 73. -Paravicini Tito Vespasiano: ‘GUIDA ARTISTICA’ [con 54 incisioni], Vallardi Editore 1881.

FONTI DI RICERCA: ARCHIVIO STORICO COMUNE DI CUVIO - ARCHIVIO STORICO PARROCCHIA DI S. APPIANO DI CASTELLO CABIAGLIO - ARCHIVIO STORICO PREPOSITURA DI S. LORENZO DI CANONICA (Cuveglio)- BIBLIOTECA COMUNALE CENTRALE ‘PALAZZO SORMANI’ DI MILANO - BIBLIOTECA COMUNALE DI VARESE - CAMERA COMMERCIO INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA DI MILANO - UFFICIO ANAGRAFE E STATO CIVILE DI MILANO

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • locali storici, su localistorici.it. URL consultato il 6 dicembre 2007 (archiviato dall'url originale il 22 novembre 2007).
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