Utente:Sbrandz/Sandbox

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Franco Tedeschi (Torino, 1º febbraio 1922[1]Campo di concentramento di Mauthausen, 19 marzo 1945[2]) è stato una vittima italiana della Shoah.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di Gualtiero Tedeschi, originario di Parma, e di Emilia Bachi, nota pianista, apparteneva alla borghesia ebraica torinese. La famiglia abitava a Torino in corso Galileo Ferraris 59. Studente del Liceo classico Massimo d'Azeglio, dopo aver frequentato la IB nell’anno scolastico 37-38, fu allontanato dalla scuola in conseguenza delle leggi razziali con altri quarantacinque studenti ebrei tra cui Virginia Montalcini e Anna Maria Levi.[3] Negli anni del Liceo si era avvicinato al gruppo di Primo Levi, di tre anni più vecchio, anche a causa della relazione che poi avrà con la sorella di quest’ultimo, Anna Maria. Questa aspetterà invano, dopo la sua deportazione, il suo ritorno insieme a quello del fratello[4]. Anna Maria lascerà alcune fotografie che la ritraggono con Franco al CDEC. [5]

Franco frequenta gli ambienti della Biblioteca ebraica e le riunioni organizzate da Ennio ed Emanuele Artom, legandosi d’amicizia con i ragazzi della Comunità ebraica di Torino del tempo. In una fotografia del fondo di Anna Maria Levi è raffigurato con Anna Fubini, Lia Fubini, Giulia Colombo, Alberto Salmoni, Eugenio Gentili Tedeschi, Franco Momigliano e Anna Maria Levi al campeggio di Sylvenoire vicino a Cogne, probabilmente nell’estate del 1940. [6]

La persecuzione razziale[modifica | modifica wikitesto]

Dopo l’8 settembre 1943, nell’Italia occupata dai Tedeschi iniziano le persecuzioni razziali e Franco Tedeschi entra in clandestinità.

Nel settembre 1943, pur sapendo quale pericolo stanno correndo, Franco e suo padre Gualtiero sono ancora a Torino[7].

Viene arrestato con il padre a Luino (Varese), probabilmente mentre tentavano di fuggire attraverso il confine con la Svizzera, il 28 febbraio 1944.  Viene dapprima trasferito a Varese, poi a Como, a Milano e nel campo di Fossoli dove viene indirizzato verso il campo di Auschwitz [8]. Morirà il 12 marzo 1945 nel campo di Mauthausen, forse in seguito allo spostamento attraverso una “marcia della morte” dei deportati (ne è testimonianza il numero di matricola molto alto del campo di Mauthausen, segnale di un arrivo al campo negli ultimi giorni della Seconda guerra mondiale)[9].

La Pietra d'inciampo[modifica | modifica wikitesto]

La storia di Franco è stata riscoperta da un gruppo di studenti del Liceo Classico “Massimo D’Azeglio”, coordinati dai professori Giorgio Brandone e Tiziana Cerrato, che hanno ricostruito, sulla base di documenti archivistici, l’applicazione delle leggi razziali nel Liceo. È venuto alla luce come due studenti, allontanati nel 1938, siano periti nei campi di sterminio (oltre a Franco Tedeschi a Mauthausen, Virginia Montalcini morì ad Auschwitz).

La ricerca di fonti documentali ha permesso inoltre di allestire una mostra “Il D’Azeglio e le leggi razziali” e ha portato alla richiesta di ricordare Virginia e Franco con la posa di due Pietre d'inciampo davanti alla porta d’ingresso della scuola, a monito per i giovani studenti. La proposta è stata infine accolta. Martedì 17 gennaio 2017, l’artista tedesco Gunter Demnig ha collocato le due pietre[10] in via Parini, 8.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Registro dei voti: Archivio Storico del Liceo D’Azeglio, GLMDA 523
  2. ^ Registro della Gestapo Y36, Lager di Mauthausen (Repubblica Austriaca Ministero dell’Interno, Archivio del Konzentrationslager di Mauthausen)
  3. ^ Il D'Azeglio e le leggi razziali, su liceomassimodazeglio.it. URL consultato il 19 maggio 2018.
  4. ^ Postfazione di Sergio Luzzatto per la traduzione francese del suo libro «Partigia» (2013), in uscita da Gallimard
  5. ^ fotografia di Franco Tedeschi, su digital-library.cdec.it. URL consultato il 19 maggio 2018.
  6. ^ fotografia del campeggio di Sylvenoire, su digital-library.cdec.it. URL consultato il 19 maggio 2018.
  7. ^ Ian Thomson, Primo Levi. Una vita, Milano, Utet, 2017, p. 192.
  8. ^ scheda di franco Tedeschi nei "Nomi della Shoah", su nomidellashoah.it. URL consultato il 19 maggio 2018.
  9. ^ Registro della Gestapo Y36, Lager di Mauthausen (Repubblica Austriaca Ministero dell’Interno, Archivio del Konzentrationslager di Mauthausen)
  10. ^ La pietra di inciampo, su museodiffusotorino.it. URL consultato il 19 maggio 2018.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Liliana Picciotto Fargion, Il libro della memoria. Gli ebrei deportati dall'Italia, Milano, Mursia, 2002.
  • Francesco Cassata, "La difesa della razza". Politica, ideologia e immagine del razzismo in Italia, Torino, Einaudi, 2008.
  • Enzo Collotti, Il fascismo e gli ebrei (Le leggi razziali in Italia), Roma-Bari, Editori Laterza, 2003.
  • Renzo De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, Torino, Einaudi, 1996.
  • Fabio Levi, L’ebreo in oggetto. L’applicazione della normativa antiebraica a Torino 1938-1943, Torino, Zamorani, 1991.
  • Michele Sarfatti, Gli Ebrei nell’Italia fascista. Vicende, identità, persecuzione, Torino, Einaudi, 2000.
  • Michele Sarfatti, Le leggi antiebraiche spiegate agli italiani di oggi, Torino, Einaudi, 2002.
  • Michele Sarfatti, La Shoah in Italia. La persecuzione degli ebrei sotto il fascismo, Torino, Einaudi, 2005.
  • Susan Zuccotti, L’Olocausto in Italia, Milano, Mondadori, 1988.
  • AA.VV., Storia di Torino, Dalla Grande guerra alla Liberazione, Torino, Einaudi, 1998.
  • AA.VV., Gli studenti ebrei, in Scuola di Italiani, Torino, Ed. Liceo D’Azeglio, 2011, pp. 113-124.