Utente:Maximianus/Prova1

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La yakuza (やくざ o ヤクザ) è la mafia giapponese.

Il termine Yakuza si deve ad un gioco di carte, l'"Hanafuga" (il gioco dei fiori), e più precisamente alla combinazione perdente di tre numeri (8-9-3 : ya-cu-sa). Da questa combinazione deriverebbe, secondo la tradizione, la denominazione della mafia giapponese, alla quale in origine avrebbero aderito diseredati e venditori ambulanti per la reciproca assistenza.

La storia della Yakuza inizia nel XV secolo, e più precisamente nel 1612, con la creazione di bande armate create allo scopo di difendere la popolazione civile dall'arroganza e dai soprusi dei Samurai, in vita in un Giappone ancora diviso in feudi. Proprio lo scopo per cui sono nate, la difesa e l'aiuto della popolazione, ha favorito il loro sviluppo. All'inizio i vari gruppi gestivano attività diverse in luoghi diversi con tradizioni e riti diversi. Si deve ad una di queste famiglie, i Bakuto, la tradizione dei tatuaggi (che indicano l'appartenenza ad una famiglia) e del dito mozzato (sommo gesto per chiedere scusa che porta il capo a non poter rifiutare il perdono).

Crescono anche di numero, aumentando dal 1958 al 1963 del 150% : 184.000 affiliati distribuiti in 5.200 gang.

Nel marzo 1992 entra in vigore la legge anti-yakuza che definisce "boryokudan" un gruppo composto prevalentemente da persone che hanno precedenti penali e che fanno uso della violenza per accumulare ricchezza e prestigio. La legge inoltre introduce e punisce il reato di estorsione. I risultati sono evidenti quasi immediatamente, rispetto al 1991, gli yakuza si erano ridotti di 11.000 unità e nel 1993 la polizia ne arrestò 1.440. Immediate sono state le contromosse della Yakuza con la pubblicazione di un manuale in cui i boss vengono invitati a rispettare almeno quattro punti.

  • Ogni gang deve trasformarsi in una società per azioni, legalmente registrata e dotata di un capitale sociale di almeno 50.000 Euro.
  • Non si potrà più fare uso del termine boss. D'ora in poi, i capi assumeranno il solo titolo di presidente.
  • Far sparire da tutti i documenti e dai biglietti da visita la sigla gumi o ikka, famiglia, e sostituirla con kaisha, azienda.
  • Cambiare look e automobile. Via Mercedes e Rolls Roys, via anche il doppiopetto alla Al Capone e gli orologi d'oro. Consigliabili invece le berline made in Japan e la grisaglia dei banchieri.

La yakuza oggi

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La mafia giapponese, che oggi conta circa 90.000 associati divisi in 3.500 gruppi, ha saputo adeguarsi ai cambiamenti che hanno caratterizzato il paese, sfruttando lo sviluppo economico e conquistando un ruolo di prestigio nell’alta finanza. La capacità di adattamento non ha, comunque, modificato la forma originale dell’organizzazione. Ancora oggi la yakuza è organizzata in gruppi compatti nei quali i rapporti sono regolati dal ninkyodo, insieme di norme morali e comportamentali modellate sul bushido, l'antico codice etico dei samurai.

La Yakuza è un complesso di organizzazioni a struttra verticale e gerachica. A capo della famiglia (ikka) c'è l'Oyabun, conosciuto anche come kumicho, boss dei boss. 3 sono le figure di spicco sotto di lui:

  • Saiko komon, consigliere anziano, spesso a capo di alcune centinaia di uomini.
  • Wakagashira, numero due, che comanda i wakagashira-hosa (aiutanti).
  • shateigashira, numero tre, circondato da tanti shateigashira-hosa (aiutanti).

Ci sono poi altre figure abbastanza importanti come il So-honbucho, il capo del quartier generale della famiglia, e il Fuku-honbucho, assistente. Infine ci sono vari komon (consulenti), Shingiin (consiglieri), kimucho hisho (segretari), kaikei (contabili e commercialisti), shatei (giovani fratelli) e numerosi wakashu (giovanotti) o chimpira (picciotti).

Non esiste invece una cupola, nel senso occidentale del termine. Le varie ikka gestiscono i loro affari senza vincoli con le altre famiglie e anzi spesso in competizione.

Il loro giro di affari all'anno è di circa 11 miliardi di euro. Le attività che fruttano alla yakuza tali guadagni sono principalmente il traffico di stupefacenti, il gioco d'azzardo, le scommesse clandestine, lo sfruttamento della prostituzione (ai quali si collegano la pornografia e i c.d. "sex tour"), le estorsioni su tutto il territorio giapponese e il riciclaggio del danaro sporco (reato che solo da poco è punibile in Giappone). La mafia nipponica si dedica con successo anche alla gestione del traffico d'armi e dell'usura. Oltre alle attività sin qui elencate, la criminalità nipponica si è gradualmente e massicciamente inserita nell’economia legale dei mercati finanziari e delle grandi multinazionali giapponesi grazie ai capitali ricavati dalle attività illecite.

In ogni caso, le organizzazioni attualmente attive in Giappone si richiamano a codici cavallereschi, cerimoniali di carattere religioso (Shintoista) e simbologie che rispecchiano la continuità con il passato di tradizione feudale.

Tipico esempio è rappresentato dal rito di affiliazione di un nuovo adepto che si sostanzia in una cerimonia di iniziazione in cui lo oyabun (padre) porge una tazza di sake (bevanda alcolica) al kobun (figlio) che viene poi presentato ai partecipanti da un torimochinin (mediatore). Tale sistema pone in risalto l’importanza attribuita alla ikka o gumi (famiglia), sia pure intesa in senso figurato. Colui che ricopre la carica paterna assicura protezione al figlio ricevendone in cambio assoluta obbedienza; il figlio, d’altra parte, riconosce nello "oyabun" l’autorità suprema e usufruisce del prestigio della "ikka" di appartenenza nella gestione dei propri affari. L’eventuale inosservanza al voto di fedeltà o le infrazioni del codice etico della "ikka" sono punite con pene che vanno dalla sospensione temporanea all’espulsione dalla famiglia per arrivare anche, in casi estremi, alla morte dell’affiliato.

La mancanza della falange e i tatuaggi sul corpo raffiguranti samurai, serpenti e draghi, sono un segno inconfondibile di appartenenza alla yakuza, anche se oggi sono sempre meno comuni, mentre rimane in voga il citato rito di iniziazione.

Fino al 1992, le organizzazioni yakuza erano considerate libere associazioni di tipo solidaristico, godevano dell’appoggio politico, avevano propri uffici ed un proprio emblema. Si pensava addirittura che assolvessero ad una funzione positiva quella, cioè, di organizzare le bande criminali disciplinandone l’attività in modo da evitare la formazione della microcriminalità da strada.


La Yakuza è suddivisa in circa 3.500 gruppi, ognuno dei quali, composto in media da trenta, quaranta membri, è indipendente dagli altri; infatti come detto già in precedenza, non esiste una "cupola" ma ogni clan ha un suo leader che controlla un territorio specifico la cui estensione rispecchia l’egemonia della famiglia e il potere del boss. Il gruppo è strutturato verticisticamente secondo il già citato legame padre e figlio. Nella scala gerarchica i ranghi inferiori, legati tra loro da vincoli di tipo orizzontale, gestiscono materialmente le attività illecite, mentre i capi, vere e proprie autorità con funzioni di supremo arbitraggio, si astengono da ogni ingerenza nei traffici delittuosi. Il loro elevato standard di vita viene assicurato dai versamenti in denaro da parte dei singoli membri del gruppo. Questi, infatti, cedono regolarmente gli introiti, derivanti dai delitti, alla "ikka" di appartenenza e, per converso, ricevono dallo "oyabun", in caso di cattura e detenzione, sostegno per le spese legali e per il sostentamento dei propri famigliari.

Attualmente è stata sperimentata un’altra forma aggregativa di tipo federativo che prevede l’alleanza tra diversi gruppi e famiglie. Il capo di ciascuna famiglia inserita nella struttura federativa si pone sullo stesso livello degli altri capi famiglia con cui concorre nel prendere le decisioni più importanti, conservando in questo modo notevole autonomia e prestigio personale.

In ogni caso, peculiarità comune ai vari gruppi della mafia nipponica è rappresentata dallo stretto legame con la cultura e la società giapponese per cui possono entrare a far parte dell’organizzazione solo elementi criminali della medesima etnia del gruppo, fatta eccezione per i livelli più bassi dove è possibile trovare "soldati" appartenenti alle minoranze coreane oppure agli emarginati per motivi religiosi o culturali.