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Gattuccio leopardo

Gattuccio leopardo
Stato di conservazione
Dati insufficienti[1]
Classificazione scientifica
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseChondrichthyes
SottoclasseElasmobranchii
OrdineCarcharhiniformes
FamigliaScyliorhinidae
GenerePoroderma
SpecieP. pantherinum
Nomenclatura binomiale
Poroderma pantherinum
(J. P. Müller & Henle, 1838)
Sinonimi
  • Poroderma marleyi Fowler, 1934
  • Poroderma submaculatum Smith, 1838
  • Poroderma variegatum (Müller & Henle, 1838)
  • Scyllium leopardinum Müller & Henle, 1838
  • Scyllium maeandrinum Müller & Henle, 1838
  • Scyllium pantherinum Müller & Henle, 1838
  • Scyllium variegatum Müller & Henle, 1838[2]
Areale
Distribuzione del gattuccio leopardo (in blu)

Il gattuccio leopardo (Poroderma pantherinum (J. P. Müller & Henle, 1838)) è un pesce appartenente alla famiglia Scyliorhinidae, endemico delle acque costiere del Sudafrica. Vive sotto i 20 m di profondità e predilige i fondali sabbiosi. Può raggiungere una lunghezza di 84 cm, possiede un corpo tozzo, con testa e coda piccole e le due pinne dorsali poste piuttosto indietro. Il colore può variare dal bianco al nero e i disegni della pelle possono essere punti, macchie, rosette o linee. Il colore cambia con l'età e alcune forme sembrano legate ad una particolare zona. Questo suggerisce la presenza di molte popolazioni locali distinte. In passato alcune varietà sono state descritte come specie diverse.

È un animale tipicamente notturno e si nutre di piccoli pesci e invertebrati nelle acque poco profonde. Durante il giorno si rifugia all'interno di grotte o fessure, qualche volta insieme ai suoi simili. La riproduzione è ovipara. Le femmine producono due piccole tasche rettangolari, comunemente note come borsellini delle sirene, e le fissano ad una struttura rocciosa o sul fondo del mare. Il gattuccio leopardo è un animale innocuo, e ben si adatta alla cattività; per questo è spesso esibito negli acquari pubblici. È anche oggetto di pesca commerciale e di pesca sportiva, e spesso è ucciso come animale dannoso. L'IUCN non possiede dati sufficienti per assegnare questo animale ad una categoria di rischio. Il suo numero non sembra in declino, ma le sue acque territoriali sono caratterizzate da pesante attività umana. La frammentazione del suo areale rende inoltre vulnerabili le singole popolazioni.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Un giovane esemplare con disegni a macche e strisce.

Il gattuccio leopardo è il più piccolo e il più snello delle due specie del genere Poroderma. La testa e il muso sono corti e leggermente appiattiti, con l'estremità piuttosto appuntita. Ciascuna narice è divisa in piccole aperture inalanti ed esalanti da tre lobi di pelle nella parte anteriore, di cui quello centrale forma un sottile barbiglio che si estende fino alla bocca. Gli occhi ovali, posizionati in orizzontale sulla parte alta della testa, sono dotati di una rudimentale membrana nittitante (una terza palpebra trasparente di protezione) e di un bordo ispessito sotto ciascuno di essi. La bocca è larga e arcuata, con brevi solchi che partono dagli angoli e si estendono su entrambe le mandibol; i denti superiori sono esposti quando la bocca è chiusa. Ci sono 18-30 e 13-26 file di denti su entrambi i lati rispettivamente della mandibola superiore e di quella inferiore. I denti sono dotati di una stretta cuspide centrale e di una coppia di cuspidi più piccole ai lati; quelli dei maschi adulti sono leggermente più curvi di quelli delle femmine.[3][4]

Il corpo è piuttosto compresso lateralmente e si assottiglia verso la coda, con le due pinne dorsali posizionate molto indietro. La prima pinna dorsale è posta sopra la parte posteriore della pinna ventrale, ed è molto più grande della seconda, che è posta all'altezza del punto medio della pinna anale. La lughezza delle pinne pettorali e delle pinne ventrali è equivalente. I maschi adulti possiedono pterigopodi piuttosto tozzi con i margini interni delle pinne ventrali parzialmente fusi tra di loro per formare un "grembiule". La pinna caudale è corta e larga, con un lobo inferiore indistinto e una tacca ventrale vicino alla punta del lobo superiore. La pelle molto spessa è coperta da denticoli cutanei ben calcificati. Ogni dentino ha una corona a punta di freccia con tre punte posteriori e un corto peduncolo.[3][4]

Il colore di base del gattuccio leopardo varia dal biancastro al nero nella parte superiore e da bianco a quasi nero nella parte inferiore, talvolta con una brusca variazione tra i due. La pelle inoltre presenta un complesso disegno di segni neri che possono variare nella forma da piccole a grandi macchie, chiazze, rosette complete o incomplete, linee più o meno lunghe che possono estendersi fin quasi alla linea mediana del ventre. Si possono individuare quattro tipi di disegno: quello "tipico", con macchie di leopardo e linee spezzate, quello "marleyi", con grandi macchie rotonde, quello "sale e pepe", con punti neri molto fitti, e quello "melanico", la parte superiore qasi completamente nero e con linee o macchie irregolari; molti esemplari si collocano a metà strada tra questi quattro modelli base. Lo schema dei disegni e del colore è influenzato dallo sviluppo: tutti gli esemplari appena nati hanno grandi macchie nere, che con l'età tendono a rompersi in rosette e macchie più piccole, che possono eventualmente fondersi in linee. Il modello "marleyi" sembra essere un tipo di pedomorfosi, in cui lo schema presente al momento della nascita rimane invariato fino all'età adulta. Ciascun particolare pattern di colore è anche legato alla posizione geografica: i modelli "marleyi" e "sale e pepe" sono infatti apparentemente limitati alle acque al largo della Provincia del Capo Orientale e della provincia di KwaZulu-Natal. Il gattuccio leopardo raggiunge una lunghezza massima di 84 cm e un peso massimo di 3,2 kg; i maschi sono un po' più grandi delle femmine.[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Human, B., Alphastar/Sandbox4, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ Synonyms of Poroderma pantherinum, in Fishbase. URL consultato l'11 gennaio 2012.
  3. ^ a b c B. A. Human, A taxonomic revision of the catshark genus Poroderma Smith, 1837 (Chondrichthyes: Carcharhiniformes: Scyliorhinidae), in Zootaxa, vol. 1229, 2006, pp. 1-32.
  4. ^ a b L. J. V. Compagno, Sharks of the World: An Annotated and Illustrated Catalogue of Shark Species Known to Date, Food and Agricultural Organization, 1984, pp. 346-350.