Utente:Acutocomeunapalla/Sandbox

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Eccidio di Bretto
Stato Repubblica Sociale Italiana
Obiettivo Civili e Parttigiani
Data 11 ottobre 1943
Morti 16
Responsabili Verosimilmente elementi del SS-Karstwehr Btl.
Motivazione Rappresaglia in conseguenza ad una serie di azioni della Resistenza jugoslava che comportarono l'uccisione ed il ferimento di militari Tedeschi

Indice[modifica | modifica wikitesto]

Inquadramento storico[modifica | modifica wikitesto]

L'eccidio ebbe luogo nell'alta valle dell'Isonzo, a ridosso della Valcanale, territorio quest'ultimo annesso al Regno d'Italia solo dopo la fine della Prima Guerra Mondiale a seguito del trattato di Saint Germain del 1919, nella frazione di Bretto di Sopra.

Qui le vicende belliche della Seconda Guerra Mondiale avevano acuito, tra gli appartenenti ai tre gruppi linguistici locali (italiano/friulano, sloveno e tedesco), tensioni derivanti dalle politiche di italianizzazione forzata e di discriminazione degli allogeni, tensioni per ulteriormente accresciute dall'applicazione in Valcanale dalla politica delle opzioni che allontanò dalla valle la maggior parte dei residenti di lingua non italiana [1], [2] e [3] .

Attorno a Bretto da un lato non mancavano gli obiettivi strategici per la Resistenza, essendoci in zona sia una importante arteria di collegamento tra Gorizia e l'Austria che passava attraverso Passo Predil e successivamente Tarvisio, sia, parallelamente ad essa, un importante collegamento telegrafico / telefonico, che le miniere di Cave del Predil.

Dall'altro fu feroce, brutale ed esibita la repressione delle prime attività della Resistenza Jugoslava in zona operata dal Regio Esercito Italiano (come avvenuto ad esempio in occasione della Battaglia di Golobar, nell'aprile del 1943 -e quindi ben prima dell'8 settembre 1943 e del caotico periodo successivo-, le cui vittime furono trascinate a valle dai militari italiani legate col fil di ferro ed esposte nei paesi della valle ad ammonimento di chi avesse voluto emularle [4] ) .

In questo contesto, la notte tra l'8 ed il 9 settembre 1943, a seguito dell' armistizio di Cassibile si verificò a Tarvisio uno dei primi e più importanti episodi di resistenza italiana all'invasione tedesca, attuato dal XVII Guardie alla Frontiera che fronteggiò invano per ore con pochi uomini male armati forze preponderanti delle SS, sino ad essere sopraffatto, riportando 29 caduti e dovendo affrontare la deportazione e la detenzione in campo di concentramento [5].

Nei mesi successivi alla strage la zona venne quindi inglobata nell' Adriatisches Küstenland (comprendente i territori delle province di Trieste, di Gorizia e di Lubiana) che fu annesso al Reich fino al 1945 unitamente all'Alpenvorland (Prealpi) con le Province di Bolzano, di Trento e di Belluno e le strutture statuali finirono con l'essere sempre più direttamente controllate dall'apparato militare ed amministrativo tedesco, e tra queste, pur tra reciproche diffidenze e riluttanze e malgrado gli ordini di combattere contro i Tedeschi occupanti impartiti dai comandi dell’Arma nel novembre 1943, ciò avvenne anche per i Carabinieri, inquadrati prima nella Guardia Nazionale Repubblicana, poi nella Milizia di Difesa Territoriale.

In tale situazione si verificò il più noto eccidio di Malga Bala, ai danni di 12 Carabineri della RSI prelevati a Bretto di Sotto, dove erano stati posti a sorveglianza della galleria di Bretto e della centrale idroelettrica.

La ricostruzione dei fatti[modifica | modifica wikitesto]

Il 9 ottobre 1943 alcuni partigiani locali, guidati Miha Vencelj, avvisarono gli abitanti di Bretto di Sopra che il giorno dopo avrebbero attaccato i tedeschi, chiedendo di preparare da mangiare per il gruppo dei partigiani [6].

La stessa notte un gruppo di partigiani compì un sabotaggio contro la galleria di Bretto, che da Bretto di Sotto si collegava alle miniere di Cave del Predil, facendo deragliare due locomotive del trenino e distruggendo alcuni binari, cosa che comportò una lunga ostruzione della galleria e lunghi e difficoltosi lavori di ripristino.

Nel pomeriggio del giorno seguente i mezzi che stavano riportando da Bretto di Sotto a Bled (secondo altri al comando di Camporosso [B]) alcuni ufficiali tedeschi che avevano raggiunto Otto Hempel (il direttore della miniera di Cave del Predil che l'amministrazione tedesca aveva affiancato all'ing. Nogara), per prendere visione di quanto accaduto (secondo altri per indagare su una presunta sparizione di alcuni dirigenti all'interno della miniera [C]), furono oggetto del fuoco partigiano all'ingresso sud della frazione di Bretto di Sopra, così come poco più tardi avvenne ad un camion carico di militari tedeschi condotto da Andrea Cumini che aveva raggiunto Bretto di sopra da Nord: le truppe tedesche subirono così complessivamente 3 morti e 8 feriti (secondo altri i morti furono 4 [c]).

Alle nove di sera consistenti truppe provenienti da Passo Predil occuparono il paese arrestando quanti non se ne erano già allontanati ed ebbero prova della collaborazione data dagli abitanti ai partigiani quando scoprirono i viveri preparati per rifocillarli come da loro richiesto (secondo altri i soldati tedeschi rinvennero invece delle armi dei partigiani [D]).

Nè le sevizie inflitte ad uno dei partigiani rientrato a vedere quale fosse la situazione, Andrea Pohar,

né finte fucilazioni inscenate per terrorizzare i prigionieri, né interrogatori pressanti permisero ai tedeschi di individuare i responsabili degli attacchi, per cui la mattinata dell'11 ottobre, separate le donne dagli uomini, fucilarono questi ultimi, uccisero a colpi di calcio di fucile Andrea Pohar e diedero alle fiamme il paese, lasciando che vi morisse arsa viva una invalida.

I cadaveri delle vittime rimasero esposti a lungo ad ammonimento della popolazione prima che il comando tedesco, nel marzo 1944 permettesse al parroco di Bretto, don Hlad, di tumularli nel cimitero di Bretto di sotto.

Alla strage scamparono due adolescenti che si trovavano a Bretto per caso e che furono inizialmente arrestati con gli altri abitanti, che i Tedeschi utilizzarono come ostaggi per potersi muovere liberamente verso cave del Predil, e che successivamente rilasciarono, e le donne del paese, che durante l'esecuzione materiale della strage furono portate a Bretto di Mezzo.

Anche questa strage, come altre avvenute in queste zone durante la Seconda Guerra Mondiale, relative a fatti di importanza in qualche modo marginale nel complesso degli eventi bellici, finì col diventare motivo di interesse unicamente di storici locali e progressivamente dimenticata, sorte cui sembra essersi recentemente sottratta la strage di Malga Bala..

Elenco dei caduti[modifica | modifica wikitesto]

Questo è l'elenco delle vittime:

  1. Vencelj Josef;
  2. Vencelj Andrej e suo figlio;
  3. Vencelj Miha;
  4. Vencelj Andre;
  5. Valas Anton;
  6. Valas Franc e suo figlio;
  7. Kuk Ferdinand;
  8. Kuk Karel;
  9. Strukelj Josef e suo figlio;
  10. Pohar Anton;
  11. Pohar Andrej;
  12. Mozina Anton;
  13. Elena Valas;

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  1. Le opzioni in Valcanale/Kanaltal nel 1939, Lara Magri
  2. Dall'aquila bicipite alla croce uncinata, Mauro Scroccaro
  3. Chiesa e Fascismo nella Slavia Friulana, Faustino Nazzi
  4. Gradnikova brigada, Stanko Petelin
  5. L'alba della Resistenza: quei 300 eroi della Guardie di frontiera a Tarvisio, ana.it
  6. La politica di repressione tedesca nel Litorale Adriatico (1943-1945), Giorgio Liuzzi

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

(A) La La Valcanale nella seconda Guerra mondiale, Mario Gariup

(B) Antonio Russo, Alle porte dell'inferno

(C) Antonio Russo, Come foglie al vento, Ribis, 1983

(D) Antonio Russo, Planina Bala, Cantro Culturale d'Informazione Sociale "Voce della Montagna" - Aviani & Aviani Editori, Pontebba-Udine

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