Rodolfo Psaro

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Rodolfo Psaro
NascitaLa Spezia, 7 novembre 1892
MorteCiafa Gallina, 8 dicembre 1940
Cause della mortecaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armata Regio Esercito
ArmaFanteria
CorpoAlpini
Anni di servizio19121940
GradoColonnello
GuerrePrima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
CampagneCampagna di Grecia
BattaglieBattaglia delle Alpi Occidentali
Comandante di7º Reggimento alpini
Decorazionivedi onorificenze
dati tratti da I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro[1]
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Rodolfo Psaro (La Spezia, 7 novembre 1892Ciafa Gallina, 8 dicembre 1940) è stato un militare italiano, comandante del 7º Reggimento Alpini, insignito della Medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a La Spezia il 7 novembre 1892, e frequentò il liceo a Brescia.[1] Nel dicembre 1912 si arruolò nel Regio Esercito in qualità di Allievo ufficiale, venendo assegnato al 92º Reggimento fanteria, venendo promosso sottotenente di complemento nel luglio 1914, assegnato in forza al 77º Reggimento fanteria.[1]

Partecipò alla prima guerra mondiale nella 7ª Compagnia del 77º Reggimento, venendo decorato con la Croce di guerra al valor militare sul campo il 12 ottobre 1916, per essere rimasto ferito durante un combattimento sul Veliki Kribak.[1] Promosso capitano nel corso del 1916, dopo la fine del conflitto fu mandato in Albania in forza ad un reparto d’assalto, e lì venne insignito di una seconda Croce di guerra al valor militare il 19 giugno 1920.[1] Ritornato in Patria fu trasferito al corpo degli alpini, prestando servizio per i successivi sei anni presso il 6º Reggimento alpini.[2]

Tra il 1927 e il 1930 frequentò in corsi della Scuola di guerra dell'esercito, venendo poi nominato Capo di stato maggiore presso il comando della divisione alpina Tridentina fino alla nomina a tenente colonnello.[2]

Trasferito al 2º Reggimento alpini fu promosso colonnello nel gennaio 1940, prestando poi servizio presso il Corpo d’armata alpino in qualità di Capo di stato maggiore.[2] Dopo l'entrata in guerra dell’Italia, avvenuta il 10 giugno 1940, prese parte alle operazioni sul fronte occidentale.[2] Il 21 settembre dello stesso anno fu nominato comandante del 7º Reggimento alpini e nel novembre[N 1] successivo fu inviato sul fronte greco-albanese.[2] Alla testa dei battaglioni "Feltre" e "Cadore" e "Belluno" cadde in combattimento in località Ciafa Gallina nel pomeriggio dell'8 dicembre 1940, mentre coordinava di persona l'azione dei reparti ai suoi ordini.[2] Per onorarne la memoria venne decretata la concessione della Medaglia d'oro al valor militare. Gli sono state intitolate vie a Belluno. Feltre e Brescia.[2]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Con i suoi battaglioni Feltre e Cadore sosteneva valorosamente e vittoriosamente l’urto di preponderanti forze nemiche. Nell’immediata azione di contrattacco, da lui sferrato e guidato con perizia e audacia per stroncare la baldanza nemica, cadeva colpito mortalmente alla testa dei suoi magnifici alpini. Superba figura di soldato e di eroico comandante, esempio fulgitissimo di ardimento, disprezzo del pericolo e di obbedienza alla santa legge della Patria. Albania - Ciafa Gallina dicembre 1940.[3]
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di un plotone, sotto micidiale fuoco nemico incoraggiava i suoi uomini con esemplare sprezzo del pericolo, finché rimase gravemente ferito ad una gamba. Veliki Kribach, 12 ottobre 1916.»
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Valona, 19 giugno 1920»
Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Il primo reparto a sbarcare a Valona fu il battaglione "Feltre", arrivato il 24 ottobre, mentre i battaglione "Cadore" e "Belluno" arrivarono alla fine del mese di novembre.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Bianchi, Cattaneo 2011, p. 232.
  2. ^ a b c d e f g Bianchi, Cattaneo 2011, p. 233.
  3. ^ Dettaglio sul sito Quirinale.it
  4. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia n.284 del 5 dicembre 1940, pag.4.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Andrea Bianchi e Mariolina Cattaneo, I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro, Associazione Nazionale Alpini, 2011, ISBN 978-88-902153-1-5.
  • Andrea Bianchi, I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Medagliere, Associazione Nazionale Alpini, 2012, ISBN 978-88-902153-2-2.
  • Alberto Cavaciocchi e Andrea Ungari, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]