Pannuccio dal Bagno Pisano

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«Piggiore stimo che morso di capra,
ov'Amor fier d'artiglio e dà di becco;
ché quasi sembro lui albore secco,
quale 'n cui regni, e bene in lui non capra.»

Pannuccio dal Bagno Pisano (1230-35 circa – prima del 1276) è stato un poeta italiano, discendente da una nobile famiglia probabilmente originaria dei Bagni di San Giuliano, esponente della poesia cortese toscana del XIII secolo, e seguace del poeta Guittone d'Arezzo.

Nacque intorno al 1234 e fiorì a Pisa intorno al 1250.

Non conosciamo con certezza la data di morte di Pannuccio, ma è noto che egli fosse già morto nel 1276.

Per quanto riguarda la corrente letteraria, Pannuccio rientra tra gli epigoni di Guittone d'Arezzo. Dal maestro è probabile che abbia sviluppato l'idea di collegare gli incipit dei suoi componimenti e di sistemarli in una raccolta organica.

Una delle rime più famose di Pannuccio è senza dubbio Sovrapiagente mia gioia gioiosa. In questo sonetto (schema metrico: ABABABAB; CDE, CDE) Pannuccio interiorizza il motivo dell'amante e dell'amata che aveva caratterizzato la tradizione precedente assimilando la figura della donna a quella del porto, un luogo sicuro dai travagli e dalle bufere del mare della vita. Il poeta prosegue dichiarando il suo amore totale per la donna: afferma di averle donato la sua stessa essenza, la sua stessa vita e che a lui oramai non è rimasto altro che il desiderio e l'amore per lei.

Da questo punto di vista Pannuccio ripropone un tema tradizionale che sarà poi oggetto di interesse di Dante nella Vita nuova: la dipendenza totale dell'amante nei confronti dell'amata. Da un punto di vista stilistico questo tema si riflette in particolar modo nel polisindeto e nell'anafora della congiunzione <<e>> che sottolinea la trepidazione e l'angoscioso desiderio dell'uomo.

Altre opere poetiche

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  • Poi contra voglia dir pena convene
  • La dolorosa noia
  • Magna medela a grave e perigliosa
  • Lasso di far più verso
  • Madonna, vostr'altero plagimento
  • Di sì alta valenz'a signoria
  • Sì dilettosa gioia
  • La dolorosa e mia grave doglienza
  • Considerando la vera partenza
  • Dolorosa doglienza in dir m'adduce
  • Vero è che stato son manta stagione
  • Di dir già più non celo
  • Poi che mia voglia varca
  • Lasso, sovente - sent'e' - che natura
  • Se quei che regna e 'n segnoria empera
  • Dolendo, amico, di gravosa pena
  • Rapresentando a canoscenza vostra
  • Preg'a chi dorme ch'oramai si svegli
  • Piggiore stimo che morso di capra
  • Sovrapiagente mia gioia gioiosa
  • Amor s'ha il mio voler miso di sovra
  • Non posso proferir quant' ho voglienza
  • Roberto Antonelli e Maria Serena Sapegno, L'Europa degli scrittori, vol. 1, Milano, La Nuova Italia, 2012.

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