Nuremberg Diary

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Nuremberg Diary
AutoreGustave Gilbert
1ª ed. originale1947
Lingua originaleinglese

Il Nuremberg Diary è il resoconto di Gustave Gilbert dei colloqui condotti durante i processi di Norimberga con i leader nazisti coinvolti nella seconda guerra mondiale e nell'Olocausto.

Gilbert, che parlava fluentemente il tedesco, prestò servizio come psicologo carcerario a Norimberga, dove arrivò il 20 ottobre 1945[1] e dove entrò in stretto contatto con le persone sotto processo. Il testo è costituito dagli appunti che Gilbert fece subito dopo aver parlato con i prigionieri, informazioni corroborate dalle memorie che chiese loro di scrivere su se stessi.[2]

Dopo i capi d'accusa, Gilbert scrive: «Ho chiesto a ciascun imputato di firmare la mia copia con una breve dichiarazione che desse la sua opinione in merito».[3] Dei venti che risposero, la maggior parte proclamò la propria innocenza incolpando Hitler e Himmler, oppure respinse completamente le accuse. Rosenberg e Streicher diedero la colpa agli ebrei.[4]

Contenuti del libro[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1945 Gilbert fu inviato a Norimberga come traduttore per il Tribunale militare internazionale per i processi ai prigionieri tedeschi e anche psicologo dei prigionieri tedeschi. Durante il processo Gilbert divenne, dopo Douglas Kelley,[5] il confidente di Hermann Göring, Joachim von Ribbentrop, Wilhelm Keitel, Hans Frank, Oswald Pohl, Otto Ohlendorf, Rudolf Höss, Ernst Kaltenbrunner ed altri.

Gilbert e Kelley somministrarono il test di Rorschach ai 22 imputati del gruppo dirigente nazista prima dell'inizio della prima serie di processi.[6][7] Gilbert partecipò anche ai processi di Norimberga come capo psicologo militare americano e fornì una valutazione attestante la sanità mentale di Rudolf Hess.[8] Somministrò anche i test sul quoziente d'intelligenza ai dirigenti nazisti: con 143 punti, Hjalmar Schacht raggiunse il punteggio più alto, seguito da Arthur Seyss-Inquart e Göring. Julius Streicher ottenne il punteggio più basso (106 punti).[9][10]

Nel 1946, dopo i processi, Gilbert tornò negli Stati Uniti dove rimase impegnato nell'insegnamento, nella ricerca e nella scrittura. Nel 1947 pubblicò parte del suo diario, composto da osservazioni fatte durante colloqui, interrogatori, "intercettazioni" e conversazioni con prigionieri tedeschi, con il titolo Nuremberg Diary.[11]

Di seguito è riportato un famoso scambio di opinioni che Gilbert ebbe con Göring:

(EN)

«Göring: Why, of course, the people don't want war. Why would some poor slob on a farm want to risk his life in a war when the best that he can get out of it is to come back to his farm in one piece? Naturally, the common people don't want war; neither in Russia, nor in England, nor in America, nor for that matter in Germany. That is understood. But, after all, it is the leaders of the country who determine the policy and it is always a simple matter to drag the people along, whether it is a democracy, or a fascist dictatorship, or a parliament, or a communist dictatorship.

Gilbert: There is one difference. In a democracy the people have some say in the matter through their elected representatives, and in the United States only Congress can declare wars.

Göring: Oh, that is all well and good, but, voice or no voice, the people can always be brought to the bidding of the leaders. That is easy. All you have to do is tell them they are being attacked, and denounce the pacifists for lack of patriotism and exposing the country to danger. It works the same way in any country.»

(IT)

«Göring: Perché, naturalmente, il popolo non vuole la guerra. Perché mai un poveraccio in una fattoria dovrebbe rischiare la vita in una guerra quando il massimo che può ottenere è tornare alla sua fattoria tutto intero? Naturalmente, la gente comune non vuole la guerra; né in Russia, né in Inghilterra, né in America, né tanto meno in Germania. Questo si capisce. Ma, dopo tutto, sono i leader dei Paesi che determinano la politica, ed è sempre semplice trascinare il popolo, che si tratti di una democrazia, di una dittatura fascista, di un parlamento o di una dittatura comunista.

Gilbert: C'è una differenza. In una democrazia il popolo ha voce in capitolo attraverso i suoi rappresentanti eletti, mentre negli Stati Uniti solo il Congresso può dichiarare guerre.

Göring: Oh, questo va benissimo, ma, voce o non voce, il popolo può sempre essere portato agli ordini dei leader. È facile. Basta dire che sono stati attaccati e denunciare i pacifisti per mancanza di patriottismo e per aver esposto il Paese al pericolo. Funziona allo stesso modo in qualsiasi Paese.»

Storia della pubblicazione ed edizioni[modifica | modifica wikitesto]

Il diario fu pubblicato per la prima volta nel 1947,[12] una seconda nel 1948,[13] e poi ripubblicato nel 1961,[14][15] poco prima del processo ad Adolf Eichmann tenuto a Gerusalemme.

L'edizione londinese del 1948 contiene una prefazione di Sir David Maxwell Fyfe, vice procuratore capo della legazione britannica. L'edizione è abbreviata, anche se non viene dichiarato.[senza fonte] Ad esempio, non è presente il commento di Göring[16] secondo cui "il popolo può sempre essere portato agli ordini dei leader. È facile. Basta dire loro che sono stati attaccati e denunciare i pacifisti per mancanza di patriottismo e per aver esposto il Paese al pericolo. Funziona allo stesso modo in qualsiasi Paese".

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Gustave Mark Gilbert, Nuremberg Diary, Farrar, Straus, 1947, p. 9, ISBN 978-0-374-22351-9.
  2. ^ (EN) Gustave Mark Gilbert, Nuremberg Diary, Farrar, Straus, 1947, pp. 3-4, ISBN 978-0-374-22351-9.
  3. ^ (EN) Gustave Mark Gilbert, Nuremberg Diary, Farrar, Straus, 1947, p. 10, ISBN 978-0-374-22351-9.
  4. ^ (EN) Gustave Mark Gilbert, Nuremberg Diary, Farrar, Straus, 1947, pp. 10-13, ISBN 978-0-374-22351-9.
  5. ^ El-Hai
  6. ^ Main
  7. ^ Salvatore Zizolfi, I test di Rorschach di Hermann Göring, in Rassegna italiana di criminologia, 2016.
  8. ^ Collections Search - United States Holocaust Memorial Museum, su collections.ushmm.org. URL consultato il 9 febbraio 2024.
  9. ^ Joe Julius Heydecker, The Nuremberg trial: a history of Nazi Germany as revealed through the testimony at Nuremberg, Westport, Greenwood Press, 1975, p. 83, ISBN 978-0-8371-8131-8.
  10. ^ Gustave Gilbert, Nuremberg Diary, DaCapo Press, 1995, p. 34. URL consultato il 17 gennaio 2024.
  11. ^ Psychologist of the Nazi mind, su www.apa.org. URL consultato il 9 febbraio 2024.
  12. ^ Editore: Farrar, Straus and Company di New York.
  13. ^ Editore: Eyre & Spottiswoode di Londra.
  14. ^ Editore: Signet di New York.
  15. ^ G. M. Internet Archive, Nuremberg diary, [New York] New American Library, 1961. URL consultato il 9 febbraio 2024.
  16. ^ Ultimo paragrafo del capitolo 12: Frank's Defense.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]