Nella cripta

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Nella cripta
Titolo originaleIn the Vault
AutoreHoward Phillips Lovecraft
1ª ed. originale1925
GenereRacconto
SottogenereHorror
Lingua originaleinglese
AmbientazionePeck Valley Cemetery
ProtagonistiGeorge Birch

Nella cripta (In the Vault) è un breve racconto horror dello scrittore statunitense Howard Phillips Lovecraft, terminato il 18 settembre 1925 e pubblicato per la prima volta sul giornale amatoriale Tryout nel novembre dello stesso anno.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Pomeriggio di venerdì 15 aprile, George Birch, becchino, si reca al deposito mortuario per trasferire il cadavere di un certo Matthew Fenner. Birch, un po' brillo, si dirige nella cripta, addossata ad una collina. Superata la porta di ferro si ritrova nell'umido e maleodorante stanzone che compone la cripta, al cui interno vi sono 8 bare in disordine per terra. Birch, nonostante il buio si mette a cercare la cassa di Fenner, attento a non scambiarla però con quella di Asaph Sawyer, un vecchio morto di febbre poco dopo di Fenner famoso per il suo carattere malefico ed estremamente vendicativo per ogni genere di torto, reale o immaginario, che aveva una bara identica a quella di Fenner. Infatti Birch, finita di costruire la bara per Fenner, si era reso conto che era troppo fragile e malriuscita, così la scartò e ne fece una migliore come segno di ringraziamento verso Fenner che l'aveva aiutato finanziariamente tempo prima. Quando però il vecchio Sawyer morì, Birch riutilizzò la vecchia bara per lui, quasi per spregio, e, dato che non vi entrava, aveva persino tagliato i piedi al cadavere. Appena riconosce la bara, la porta si chiuse sbattendo per il vento, oscurando ancora di più la cripta e chiudendo Birch dentro. Al buio Birch cerca di aprire la porta ma non vi riesce, e nonostante martelli incessantemente il lucchetto, questo non si spezza. Così Birch cerca un'altra via di uscita e nota la feritoia nel muro di mattoni in fondo alla stanza, decidendo di raggiungerla per poi allargare il buco con i suoi attrezzi e uscire. Dato che la feritoia si trova in alto, per raggiungerla impilò le bare una sull'altra e mise in fondo la robusta bara di Fenner, e in cima la bara di Asaph Sawyer. Dopo diverse ore il buco era quasi suffientemente largo per passare. Birch sentì preoccupanti scricchiolii e la bara in cima si sfondò. Il becchino sentì un tremendo dolore alle caviglie: i suoi piedi avevano sfondato il legno ed erano penetrati all'interno della bara. Il buco nella parete di mattoni era però ultimato, l'uomo si trascinò fuori dal deposito, stremato. Poco dopo venne trovato e soccorso. Il medico diagnosticò che entrambi i tendini d'Achille di Birch erano stati lacerati. Le ferite sembravano esser state inflitte da morsi: le impronte dentarie si rivelarono simili a quelle di Asaph Sawyer.

Ispirazione[modifica | modifica wikitesto]

In una lettera[1] indirizzata a Clark Ashton Smith (datata 20 settembre 1925) Lovecraft narra come il racconto sia ispirato da un'idea di un suo conoscente del Massachusetts: un becchino rimasto imprigionato in un deposito mortuario di paese mentre trasportava bare nelle tombe scavate in primavera avrebbe dovuto impilare le bare l'una sull'altra per fuggire. Lovecraft scrive a Clark di come tutto il resto (motivazioni, svolgimento, stesura) sia suo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Scritta nell'appartamento al n. 169 di Clinton Street, Brooklyn, negli ultimi mesi di Lovecraft a New York.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giuseppe Lippi, H.P. Lovecraft "Tutti i racconti 1923-1926", Milano, Mondadori, 1990, ISBN 88-04-33448-7.

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