Millia di Crotone

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Millia di Crotone (in greco antico: Μυλλίας?, Myllías; Crotone, ... – ...; fl. IV secolo a.C.) è stato un filosofo greco antico della scuola pitagorica, marito della filosofa spartana Timica, appartenente anche lei alla scuola di Crotone[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Viene spesso citato da Giamblico che racconta che lo stesso Pitagora avesse rivelato a Millia la sua reincarnazione come Mida re dei Frigi.[2] «Ma egli stesso dimostrò, con segni indubitabili, di essere Euforbo figlio di Panto» [3]

Come esempio del coraggio dei pitagorici e in particolare di Timica lo stesso Giamblico racconta che poiché il tiranno Dionisio I di Siracusa non era riuscito, a causa della sua politica, ad accattivarsi l'amicizia dei pitagorici, fece loro tendere un agguato per farli catturare vivi nella strada da Taranto a Metaponto dove quelli, come erano soliti a seconda della stagione, si stavano trasferendo. Attaccati dai soldati, i pitagorici fuggirono ma nei pressi di un campo di fave furono costretti a fermarsi per non toccarle, violando il tabù, attraversandolo; decisero allora di combattere e furono uccisi.

Millia e la moglie, invece, non erano stati in grado di tenere il passo con gli altri, essendo lei al sesto mese di gravidanza. I soldati li fecero prigionieri e li portarono da Dionisio. Questi li interrogò per sapere i misteri e i segreti della setta, fra cui, non ultimo, il motivo per il quale i pitagorici preferivano morire piuttosto che attraversare un campo di fave, ma essi si rifiutarono di rispondere. Allora il tiranno fece portare via Millia, sperando che Timica, rimasta sola e impaurita avrebbe rivelato tutto quello che sapeva. Ma Timica continuò a tacere e quando Dionisio esasperato diede ordine di torturarla, costei, pensando che sotto i tormenti avrebbe potuto cedere e parlare, preferì staccarsi la lingua con un morso e sputarla in faccia al tiranno[4][5].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Timica È citata da Clemente Alessandrino negli Stromata e da Giamblico nella Vita di Pitagora (In Aristotele, Frammenti - Opere logiche e filosofiche, Bur p.364
  2. ^ Eliano, Storia varia, 4,17
  3. ^ Giamblico, Vita di Pitagora, 63
  4. ^ Christoph Riedweg, Pitagora: vita, dottrina e influenza, Vita e Pensiero, 2007 p.91 e sgg.
  5. ^ Giovanni Sole, Il tabù delle fave. Pitagora e la ricerca del limite, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2004, p. 21

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Camillo Minieri Riccio, Memorie storiche degli scrittori nati nel regno di Napoli, Napoli, Tipografia dell'Aquila di Vincenzo Puzziello, 1844, p. 220